venerdì 24 luglio 2009

Piccole donne crescono... piano piano

Ieri sera ero a Carmagnola, a veder entrare ed uscire da negozi di scarpe ed abbigliamento mia moglie ed una sua amica, mentre il marito di lei, mia figlia ed io rimanevamo al fresco ad osservare la fiumana di gente passeggiare pigramente sotto e fuori dai portici di una pseudo notte bianca.
Per uscire la mia Ciccia è andata a cambiarsi. Ne è ritornata cinque minuti dopo, e l'osservarla scendere dalle scale che portano alla zona notte, mi ha causato la seconda stilettata al cuore della sua vita. La prima è stata a Capodanno di un anno e mezzo fa, una pugnalata rabbiosa con una lama che mi ha aperto in due, quando in quell'attimo spaventoso ho temuto di averla persa per sempre. Quella di ieri è stata roba da poco, un graffio leggero; era solo il coltello piccolo dell’apprensione, che lascia tagli sottili sottili.
E’ che sta crescendo. E senza chiedermi il permesso.
E’ scesa lenta e misurata, elegante, con una maglietta nera ed un gonnellino anch’esso nero e corto. Piccoli seni incominciano a farsi intravedere, e sotto la gonna corta, le gambe erano lunghe ed abbronzate. Il suo sguardo, un pò da donnino ed un pò da pulcino, cercava in me l’approvazione. “Come sto?” mi ha chiesto, con il suo dolce sorriso, mettendosi in posa.
“Sei bella” le ho risposto “e stai diventando lunga; come papà”. Avevo un leggero groppo in gola ma non se ne è accorta. Mi ha preso la mano e mi ha dato un educato bacino “Ho il burrocacao” mi ha detto sottovoce, per giustificarsi.
Tra un po’ e questa mi si trucca anche.
Mentre mia moglie entrava e usciva dai negozi (non comprando nulla e lasciando povere commesse in un bailamme di scatole aperte e scarpe spaiate) noi due passeggiavamo, ma io vedevo solo ragazze, in gruppetti, ad atteggiarsi truccate da dive con movenze misurate, i tacchi altissimi; camminavano esponendosi. Sembravano quasi tutte donne fatali e vissute, anche se molte non avevano che quattordici o quindici anni; io in loro vedevo la mia e mi veniva da pensare che di lì a poco sarebbe diventata così. Non potevo farci niente. E mi ricordo ancora la prima volta che l’ho tenuta tra le mie mani, fragile animaletto piangente in un mondo tutto nuovo. Era solo ieri.
Ciccia mi stringeva la mano.
Si è messa a guardare la vetrina di un negozio di abbigliamento, di fianco a due ragazze con il piercing sull’ombelico ostentato ed un tatuaggio alla caviglia. Erano alte uguali. Mi ha fissato seria, con i suoi grandi occhioni: “Papà” mi ha detto ad un certo punto ("No, il tatuaggio no!"):
“Mi compri un palloncino?”
Per fortuna è ancora così piccola.
Se non mi fermava mia moglie, per la contentezza gliene compravo ottantaquattro di palloncini, a fiori, con la faccia di Titti, fatti a delfino e a cavallo, fino a vederla sollevarsi felice da terra. Poi le ho comprato un gelato a tre gusti, con la Stranutella che le ha fatto la faccia da pagliaccio, mentre ogni tanto mi dava il permesso di dare una leccatina (“piccola, papà”). Infine è andata sullo scivolo gonfiabile messo nella strada che porta alla stazione “quello dei grandi però”, anche se, rispetto agli altri "grandi", lei li superava di tutta la testa. Quando scendeva, teneva la gonna dignitosamente con le mani, poi l’euforia della discesa superava il pudore ed era tutto un turbine di braccia, gambe e sorrisi, con i denti che brillavano nel fondotinta alla stranutella.
Alla fine era così stanca che mi ha chiesto di prenderla in braccio. Avrei voluto, ma quaranta chili sono veramente troppi, piccola mia. Mi ha camminato a fianco, abbracciandomi stretto, impedendo a sua madre di prendere le mie mani che voleva tutte per se.
C’è ancora tempo, per fortuna.
Cresci piano, bimba mia. Non so per quanto ancora, il “tuo” Totson

1 commento:

  1. E questo? m era scappato?
    bellissima questa fotografia Papà Ing.
    mi sembra quasi di vedervi.

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