lunedì 20 maggio 2019

Fiocco rosa in casa D&R

Non vi preoccupate, che da "quel" punto di vista non c'è problema.

Da quel triste giorno cha ha visto Tabata (felina dai modi aristocratici che governava sul suo popolo di umani (noi) con regale condiscendenza) lasciarci dopo quattordici lunghi anni di regnanza e presenza sempre molto discreta, ci è stata restituita una casa inaspettatamente vuota e silenziosa. E quando, a distanza di qualche settimana, ritrovavi un ciuffetto di peli bianchi intrappolato dietro il comodino, te lo tenevi pensieroso tra le dita solo per un attimo. 
La consorte ne aveva approfittato immediatamente per dire "a posto così". Perché Tabata è stata unica e non la si rimpiazza, però siamo obiettivi, avevamo pelo ovunque e così adesso siamo anche liberi per le vacanze e non dobbiamo sempre discutere su a chi tocchi pulire la lettiera. Quindi, almeno per il momento, di altri gatti guai se ne parliamo.
Sì, come no. 
La mia Ciccia ed io, ovviamente eravamo di parere opposto. Anche se lei è un donnino oramai, prossima maturanda, innamorata, autonoma, patentemunita, decisa e determinata, che ha sempre meno tempo per il sottoscritto, e magari non ha più tempo neppure per un nuovo animale in casa. "Prima non ero mai sola però - mi ha detto un giorno - quando studiavo mi giravo e lei era lì, vicino a me, che sonnecchiava tranquilla. Adesso non più".
Un animale, anzi un componente della propria famiglia, che ha visto crescere tua figlia e che è cresciuto con lei, che è stato suo compagno di giochi da piccina, che l'ha assecondata mille volte mettendosi in fila insieme ai pari razza di peluche, non si rimpiazza, non si può. Non si sostituisce un affetto, non si fa come il cambio armadi ad inizio stagione. 
Si cerca però, forse, almeno si spera, di colmare quel vuoto fatto dall'assenza dello strofinio sulle gambe la mattina mentre mi facevo la barba, quella sottile, discreta mancanza che trovi nell'angolo vuoto dove c'era la sua ciotola, nella sua poltrona preferita che non ha la sua impronta.  
E così, quasi per caso, nell'incerto girovagare dei successivi finesettimana, si finiva per transitare casualmente in bucolici paesini ove (e qui bisogna fare anche l'espressione stupita) - oh.. ma che combinazione!! - si teneva guardacaso proprio un'esposizione felina, un raduno di patiti dei gatti, un fiera itinerante del miagolio. 
In quelle occasioni, anche la consorte, pur se inizialmente contrariata, quando pensava di non essere osservata si soffermava, pensosa, a fare un grattino sotto al mento di un cucciolo sonnecchiante a caso, o a parlare con un allevatrice, e quando rievocava la nostra "gatta di casa", lo faceva immancabilmente con gli occhi lucidi. 
Lo so bene che gli animali si adottano e non si comprano, che nei gattili ci sono frotte di pelosini meravigliosi in grado di dispensare fusa a raffica, che cercano una sistemazione ed un divano comodo su cui sonnecchiare ed affilarci le unghie sui bordi. Nelle esposizioni sembra più un supermercato, ma le razze sono tante e diversissime e poi cercavamo nel mucchio di zampe e musini e code in movimento, quello che ti facesse fermare imbambolato di fronte alla gabbietta, come era capitato anni fa con Tabata. Nei nostri giri sia il sottoscritto sia la mia Ciccia eravamo rimasti colpiti da un batuffolo di un bel pelo grigioazzurro, il muso tondo e l'espressione imbronciata, che si era arreso subito alle sue coccole. La proprietaria ci aveva parlato a lungo delle caratteristiche della razza - Scottish Straight - e ci aveva detto che era in arrivo una cucciolata. I prezzi non erano proibitivi e poi, considerato che dal lieto evento devono passare almeno tre mesi per lo svezzamento, c'era almeno all'apparenza un sacco di tempo. Anche la consorte sembrava tranquilla.
Inaspettatamente però, pochi giorni dopo dall'ultimo tour gattofilo, proprio alla consorte arriva da parte della veterinaria che aveva avuto in cura Tabata la foto di un cucciolo piccolo, tigrato, dall'espressione timida e smarrita ed un paio di splendidi occhioni. Me la gira con la scritta "sta cercando casa ed affetto. Andiamo a vederlo?" "Andiamo sì, ma senza impegno, che con la proprietaria dell'allevamento siamo quasi in parola", le rispondo.
E così, qualche giorno dopo, partiamo alla volta di un paesino vicino, ma, come abbiamo ribadito più volte, "senza impegno, siamo venuti solo a vedere e basta". Qualcuno aveva fatto scivolare nel baule dell'auto un trasportino, chissà poi per quale motivo, tanto andiamo lì "senza impegno", pensavo io.
Arriviamo dalla veterinaria, in sala d'aspetto c'è una signora con in braccio il cucciolo. E' proprio carino, piccino, con lo sguardo timoroso, delle belle zampotte con i gommini neri ed una coda lunga. La signora ci spiega che abita in un condominio in cui si è stabilita una gatta randagia e a turno se ne occupano un po' tutti. Con l'ultima cucciolata ha avuto due gattini, lei ne ha preso uno, ma la convivenza in casa con il suo cane si è dimostrata difficile da subito, non può tenerla. Ci spiega che è un gatto "molto docile ed affettuoso, particolarmente tranquillo". 
Mia figlia se lo prende in braccio, lo sguardo le si apre in un largo sorriso di felicità mentre gli dispensa un po' di grattini ed il micio accoccolato bello comodo ricambia con un sommesso ronron di ringraziamento. La consorte mi guarda e nello sguardo incerto  leggo chiaramente "e adesso cosa facciamo?"
"Vado in macchina a prendere il trasportino, che ce lo portiamo a casa", le dico.
E così, in barba a tutti i propositi del senza impegno, ripetuti all'andata, al ritorno siamo nuovamente gattonmuniti. 
"Dobbiamo trovarle un nome", dico guidando, e nella mezz'ora successiva ne escono i più disparati, Zlatan, Thor ed Ironman, proposti da me vengono bocciati senza appello. "Minou, Matisse e Pallina (dalla consorte) vengono giudicati troppo scontati, e proseguiamo senza trovarne uno che piaccia a tutti e tre.
"Lo chiameremo Yuma", dice ad un certo punto mia figlia. Prova a chiamarla con quel nome e per tutta risposta il cucciolo (anzi la cucciola) decide di fare un po' di pipì nel trasportino, in segno palese  di approvazione. "Visto, piace anche a lei", ribatte la Ciccia. 
E così Yuma fu. 
E, sia chiaro, siamo andati solo a vedere, ma senza impegno.
Fatta una rapida capatina a svuotare il primo negozio di animali dove compriamo di tutto, pappe di tutte le marche, lettiere, giochini, una serie di ciotoline di varie forme e misure, arrivati a casa lasciamo libera Yuma di appropriarsi dei suoi spazi, di curiosare, annusare, muoversi. La cucciola sembra avere una particolare propensione agli spazi chiusi e così passerò la restante parte del fine settimana a togliere lo zoccolino dei mobili della cucina per farla uscire da sotto il frigo.
Il lunedì, del cucciolo  "molto docile ed affettuoso, particolarmente tranquillo" è rimasto ben poco. In cambio ci siamo trovati con un diavolo della Tasmania in versione bonsai, un esserino che ti fa gli agguati da dietro il divano cercando di acchiapparti il naso, che si arrampica sulle tende e sulla zanzariera ma che poi miagola perché non riesce a scendere, che quando le prepari la ciotola se non ti dai una mossa ti si arrampica addosso per arrivare al ripiano della cucina, lasciandoti lungo il corpo due fila di stimmate che Padre Pio lévati. Le orchidee (vanto della consorte), colpevoli di averla provocata ostinandosi a rimanere sullo stesso davanzale su cui lei si mette per osservare fuori, si sono suicidate buttandosi di sotto, soccombendo miseramente. Quel due soldi di cacio si è dimostrato una testa dura di primo livello, che se ha una cosa in mente non gliela levi manco a morire. La prima volta che l'ho vista cercare di prendere una mosca al volo, piccola com'era, ho riso. Due minuti dopo però, tutti i portafotografie presenti nella stanza non erano più in piedi e la mosca era stata catturata. 
E poi, come estrema manifestazione di affetto, morde, mordicchia in continuazione, ti prende la mano e cerca lo spazio morbido tra pollice ed indice, o il polso e lì si affanna, fino a quando sei costretto a prenderla per la collottola. La scorsa settimana, una persona, guardandomi le mani piene di graffi ha osservato "non sapevo che anche tu tagliassi così tanta legna". 
E così, abbiamo di nuovo un gatto, anzi (pardon) una gatta. 
Ma, nonostante non fossimo preparati a questo uragano in miniatura, nonostante il silenzio e l'ordine siano stati alla fine di breve durata, l'adoriamo. L'adoriamo quando si addormenta raggomitolata abbracciando al collo la Ciccia mentre quest'ultima guarda la televisione, l'adoriamo quando si fa spazio sotto le coperte per andare a dormire come ogni sera al suo fianco, l'adoriamo anche quando trova un cassetto del comodino socchiuso e la mattina trovi tutte ma proprio tutte le calze tirate fuori.  
Un animale non si rimpiazza, un amore non si sostituisce, il ricordo di Tabata rimarrà con noi per sempre come è giusto che sia. Ma nel cuore trovi sempre uno spazio intatto, un pezzettino a disposizione, e quello, da adesso in poi, è tutto suo, senza riserve.



Benvenuta, Yuma