lunedì 5 settembre 2011

Quando capita

Lo sai com'è, come succede, come va. Lo vedi e ne riconosci i segni nel leggero smarrimento degli occhi che vagano a lungo abbracciando lo studio, nei passaggi dei polpastrelli sui tavoli, leggere carezze  di chi ad un certo punto decide che è ora di provare a percorrere nuovi sentieri.
Ormai lo sai, l'hai passato altre volte. Tante, in effetti. Questo qui è un porto di mare, la gente passa, pochi si fermano veramente a lungo. Alcuni, ritornano. In quasi vent'anni (....!), dal giorno in cui abbiamo messo su due cavalletti ed un piano traballante di legno il primo pc, ad arrivare ad oggi, le persone che hanno incrociato questa strada che sa di noi e di loro sono state veramente tante. Ma non è difficile ricordarli tutti, andando indietro a percorrere i ricordi che il tempo che ci ha visti insieme ha lasciato. Ognuno, oltre alle proprie impronte su quel tavolo, ha depositato ben altro. Ha posato un velo di risate, costruzioni di parole, idee, emozioni. Qualche urlo a volte, ci sta. Ha lasciato un pezzetino della propria vita intrufolato chiuso nei faldoni dei progetti consegnati, un angolino di sè che ogni tanto, lieve, riemerge, in una directory o in una immagine scattata a caso, nelle cose che qui abbiamo sempre fatto insieme. 
Lo sai come va. Non ti emoziona più. Ed è strano, perchè tu sai come sei, e non è sempre come gli altri credono. Lo sai e sai anche che al momento del brindisi di commiato, le parole giuste, eccessivamente malinconiche da un pò di tempo in qua, le tirerà fuori il tuo socio anziano, quello con gli occhi da bracco che ultimamente tiene un pò troppe lacrime in saccoccia. Mentre l'altro probabilmente non avrà occhi che per lo spumante rimasto in fondo alla bottiglia. Ed allora tu, noncurante, ti alzerai e la vuoterai, offrendo gli ultimi due bicchieri a chi sta per andar via ed al socio che ha ancora gli occhi umidi.
Porti lo stesso nome della mia Ciccia. E non sai ancora, tu. Tu che stai per incominciare una nuova avventura ma che senti che qualcosa di questo noi ti rimarrà attaccato dentro ancora per un pò, come il sale sulla pelle nell'abbronzatura dell'estate. Perso, un poco, non sai come andrà, cosa sarà al di là di questo portone, come ti troverai in un altro traffico di un'altra mattina, cosa ti diranno e come saranno i tuoi colleghi là, tra frastuoni di aerei  e berretti verdi in fila.
Ma io però so quello che serve. So già come ti andrà e posso dirtelo. Lo so perché ti ho visto, ti ho parlato, ed un poco, quello che conta, l'ho capito di te. Lo so perché ti ho ascoltato, nelle parole, nei gesti e nel profondo di quegli occhi chiari, che han guardato comunque lontano già da subito. Ti ho ascoltato, nelle sere di quel lavoro che non voleva saperne di finire, nella tua tranquillità nello spiegare le cose che sai, nei ragionamenti insieme, anche nelle risate spensierate alla macchinetta del caffè. Hai attenzione, carattere, costanza ed orgoglio a sufficienza per non doverti preoccupare di niente. Lo so. 
E sinceramente tocca a me dirti grazie. Per quest'anno, che, come tutte le cose belle, è passato in un attimo. Per la tua voglia contagiosa e per il tuo interesse per le poche cose che avevo da insegnarti. Per l'attenzione costante, per la curiosità e per il rispetto, sempre. Perchè non ci crederai, ma ho imparato ancora una volta parecchio anch'io.
E so anche che tornerai, prima o poi. Ripasserai e vedrai le facce che conosci e volti nuovi, un pò ritrovandoti un pò non più, noi e la nostra voglia di diventar grandi, e penserai che, forse, se non lo siamo diventati fino ad ora non lo diventeremo mai. Capita sempre così. Ma ti mancheremo comunque, almeno ancora per un pò.
E di te, qui, rimarrà molto di più del nickname da digitare ogni volta sul tuo pc e che non si cambierà certo con l'arrivo di uno nuovo.

Grazie Capo, mi hai detto, stringendomi forte la mano.
E poi, sorridendo, con il tuo zaino sulla spalla ed un passo leggero, sei uscito.