martedì 30 giugno 2009

Ciao Enry!!!


Non vai da nessuna parte quest'estate? perchè non programmiamo un raid come questo? Dai, andiamo, così ti facco vedere come si grattano le pedaline del Transalp! E dai, ancora stai a pensarci?

lunedì 29 giugno 2009

Barba!!!

Sarei di nuovo rotto. O meglio non mi sono completamente mai aggiustato. Le due settimane di inattività forzata non mi hanno guarito, come speravo forse stupidamente. Oggi sono partito leggero, giusto per non strafare subito. Ho calzato le mie fide Mizuno e sono uscito dallo studio verso l'una. Sono andato a Parco Ruffini in moto; l'aria era quella giusta, qualche nuvola teneva la temperatura sotto controllo, l'ideale per correre senza disfarsi, come succede quando fa caldo . Lì, abbandonato il casco ed indossato il mio cappellino e la mia piccola "armatura" (ginocchiera e cavigliera), mi sono immesso nel flusso abbastanza esiguo di runners dell'ora di pranzo. Indosso le mie cuffie, e metto walkman e chiavi della moto nella taschina posteriore dei pantaloncini. Sono pronto. Un leggero tocco al tasto rosso del mio fido Polar, e la scritta "Start" lascia il posto ai numeri in continuo cambiamento del cronometro. Si parte e la musica fa il resto, i brani me li sono scelti apposta perchè nel mio terremoto di qualche settimana fa sono stati insieme tormento e sostegno e riesco a pensare meglio (o a non pensare) e, come al solito mi estraneo. Sono tornato.
Il digiuno dall'asfalto non si fa sentire. Il fiato è buono ed i muscoli non protestano, anche perchè sono appena partito, ma mi sento bello tonico. Shiver, di Natalie Imbruglia, è giusta in quel momento: "I walk a mile with a smile And I don't know I don't care where I am But I know it's alright - Jump the tracks Can't get back I don't know anyone around here But I'm safe this time - Cos when you Tell me, Tell me, Tell me Stupid things, like you do Yes, I Have to, have to, have to Change the rules I can't lose " . Anch'io voglio cambiare le regole e neanch'io posso perdere. E corro, cantando dentro, inseguendo sogni ed altri corridori, tutti e due sempre lontani e molto più veloci di me.
Finisco il primo km, e scopro che per volere andare piano proprio piano non sono andato (relativamente parlando, ovviamente) in quanto sono in linea con due settimane fa, quando cominciavo ad andare prima di fermarmi. E' vero che proprio fermo non sono mai stato, ma mi aspettavo molto peggio. E allora andiamo! "Here with me", canta Dido, e mentre percorro il rettilineo ombreggiato decido di allungare il passo. Mi sento bene e leggero. Decido di vedere come reagisce il tendine. Dido cambia la canzone e "Thank you" mi riempie le orecchie e da forza alle gambe. E' un brano che mi piace particolarmente, e lo assaporo, lo indosso e ci corro dentro. Il mio cielo sembra più azzurro, le nuvole mi attraggono e vado. Vado per la prima volta leggero e libero, con il passo giusto e la falcata che comincia a farmi sentire di nuovo in corsa. E' un momento in cui mi sento bene, veramente bene, per la prima volta di nuovo bene. Quasi.
Improvviso, il dolore incomincia a pulsare, prima come una stilettata secca ogni due o tre passi. Si attenua e rallento. Cerco di cambiare il modo di correre, caricando l'altra gamba, ma tutto diventa inutile. Il dolore ritorna, forte, completo ed assoluto. Zoppico vistosamente. riesco a finire il secondo km, poi mi fermo, mi massaggio, provo a cambiare la posizione della cavigliera, ma tutto è inutile. Non va più. Provo a riprendere ma non riesco. E' come se non fossi più capace di correre. Mi fermo, mi dirigo nella zona degli attrezzi, dove mi fermo per circa mezz'ora, facendo stretching, cercando di smorzare il dolore che invece pian piano diventa fisso e pesante. Stringendo i denti mi trascino verso la moto. Gli altri corridori mi sfilano veloci ed il mio cielo è tornato nero e nuvoloso. Risalgo in moto, non mi tolgo le cuffie. Tocca a "Now we are free" di Enya, ma io non mi sento per niente libero, imprigionato in un corpo che contrariamente a me, considera alla lettera gli anni che passano. L'umore diventa più nero delle mie nuvole e mi trascino il pomeriggio. A freddo il male è ancora peggio ed il ghiaccio non può più di tanto. Il tempo fuori si è adeguato al mio e nel tardo pomeriggio incomincia a piovere. Rinunciando al passaggio in macchina me ne torno a casa in moto. Sereno verso sud, la mia direzione, e cerco di raggiungere il limite delle nuvole e di superarlo. La pioggia nervosa mi tamburella dispettosamente sul casco, le gocce spinose mi pungono le guance. Il piede ormai lascia segnali lancinanti, ogni volta che freno o che lo poso a terra. Mi allontano dalla città, inseguito dalle nuvole scure che lentamente sovrastano la città, lasciando solo una ferita di sole sulle Alpi, in lontananza, una bocca di denti candidi e scintillanti di neve e nuvole rosa baciate dal sole in un volto scuro. Scuro come il mio.
La strada cominciava ad essere viscida e le mie gomme ormai non mi danno troppa sicurezza, (è di nuovo ora di cambuiarle, porc..!!!) e le mie curve non sono state in grado di risollevarmi l'umore.
La notte è andata ancora peggio, come se avessi degli artigli piantati nel piede, pronti a affondare ancora di più ad ogni movimento. Non è che abbia dormito tanto.
Oggi mi trascino, e zoppico vistosamente, incacchiato col mondo. Tutta la gente che mi aveva sconsigliato di riprendere ieri oggi mi critica e mi ripetono che me l'avevano detto, ma loro non capiscono, non sanno, non respirano quello che respiro io, che comunque e nonostante tutto e tutti (o sarebbe meglio dire tutte?) vivo.. Altrimenti sarebbero a correre come me. .

sabato 27 giugno 2009

E chi lo ha il tempo?

Tempo, sempre tempo, mi manca da morire, (no, da morire non mi piace, non mi si addice per come la penso sul "mio" trascorrere del tempo, diciamo che me ne manca parecchio anzi di più), anche perchè "la creatura", così come i bimbi appena nati, ne richiede tanto, di tempo, forse troppo.
Tempo per organizzarlo, per impostarlo, e per scriverci sopra, leggere, rileggere, correggere e qualche volta cancellare tutto. Poi però devo anche vivere, muovermi, andare a correre (lunedì riprendo!!!!), mangiare ... no, mangiare posso farne anche a meno, fare da padre e da marito..... anche per quest'ultimo vedi la voce mangiare...e cos'altro? Ah sì, LAVORARE!!! Recuperare nuovi incarichi, farli e finirli, portare a casa la pagnotta, e fare in maniera che se la portino a casa anche altri. Anche perchè secondo lo Stato sarei addirittura un imprenditore, io e quegli altri due che insieme a me, quindici anni fa hanno incominciato una discreta avventura, che da sola meriterebbe pagine e pagine. Quindi è sabato, sono come al solito nel mio studio, abbiamo finito anche di fare le pulizie (con la crisi abbiamo limitato le spese....) sono già le due del pomeriggio passate e devo proprio scappare. Mi rifugio tra i miei monti, a respirarne il respiro. Ho intenzione, se il tempo mi assiste, di portarmi la mia Ciccia fino in cima ad una montagna. In cima alla sua prima cima. Se mi ricordo porto la macchina foto, insieme ai suoi panini. (Io non mangiooo!!). Lunedì poi vi dico.
Vi dico è un leggero eufemismo (ma ad usare la frase "lunedì poi mi dico" mi sentirei scemo), perchè di questa creatura, a parte pochi eletti, nessuno sa niente. Vediamo come farà ad espandersi ed ingrandirsi, da sola, senza aiuto dall'esterno. Magari per migliorare l'impaginazione ed aggiungere immagini e gadget mi farò dare una mano da Roberto, e quando dico Roberto intendo proprio Roberto, non... vabbè, lasciamo stare.
Adesso devo scappare. Adesso vado. Ciao
Proprio proprio non devo aggiungere altro? Se comincio, stanotte sono ancora qu, con tutte le cose in testa che non vedono l'ora di uscire. E quando escono, in alcuni casi è un torrente in piena, e la tastiera non riesce a stare dietro alle idee, e mentre scrivi le idee improvvisamente cambiano strada, trovano altri passaggi e ti trovi a descrivere altri pensieri a cui non avevi pensato prima; ecco che allora nascono, improvvise, nuove sorgenti, nuovi spunti, ed avresti bisogno di otto stenografe per registrare tutto quello che volevi dire, quell'espressione che comunicava una precisa emozione prima che questa, senza un motivo, improvvisamente svanisca. I miei pensieri somigliano alle uscite frettolose ed affollate dalla metropolitana, dove ogni persona è idea, sensazione, emozione; non riesci a fermare come in una fotografia tutti, i particolari dell'abbigliamento il colore dei capelli e cosa dicevano. Puoi solo osservarli defluire, ponendo particolare attenzione solo a questo o a quell'altro, e decidendo di sacrificare il resto, scrivendo comunque più in fretta possibile per fare il giusto identikit, prima che ciò che era chiaro fino ad un secondo prima, diventi sempre più lontano ed offuscato.
Il risultato: quando ti fermi a rileggere scopri che, per scrivere in fretta, hai commesso una valanga di errori.
Adesso però devo proprio andare!!!!

giovedì 25 giugno 2009

Prova a Prendermi!

E' una vita che corro. Una volta, quando gli anni nelle gambe erano davvero meno, correvo, correvo, correvo. Non serve che spieghi a chi non l'ha mai provato cosa senti,come vivi e cosa provi quando corri. La necessità fisica di superarsi e di isolarsi per dar libero sfogo a tutti i pensieri che, imprigionati e compressi durante il giorno, riescono finalmente a straripare, lasciando spazio a quelli nuovi che verranno il giorno successivo

Poi, in un giorno di merda di sette anni fa, un incidente in moto ha fermato di colpo la mia corsa, e tutto è cambiato. Le priorità sono diventate altre, e, per un certo tempo, anche solo il pensiero di correre era impossibile. Primo riprendere a camminare e, senza assomigliare al Gobbo di Notre Dame. Sono serviti interventi, gessi e riabilitazione ed una determinazione che, sinceramente, non pensavo di avere. L'importante è mettersi in testa un'idea e, cascasse il mondo, non levarsela mai di mente. Pietrolina dopo pietrolina si sposta una montagna.

Lo facevo per me, per riprendere una vita che, da pirla, avevo messo a rischio, solo per risparmiare sull'acquisto di un paio di gomme.
Lo facevo per mia figlia, per poter giocare con lei senza inseguirla zoppicando. Per darle la sicurezza di essere io il suo sostegno e non il contrario. Per aver il suo sorriso tutto intero, non oscurato da nessuna preoccupazione.

Non è stato poi così difficile. Le pietroline, una dopo l'altra, non pesano poi tanto, portano via solo tempo, e di quello, allora, pensavo di averne tanto.

E così, senza accorgermene, ho perso i miei obbiettivi e le mie speranze, i sogni inespressi e le tante emozioni di cui mi nutrivo. Ho ricominciato a correre, ma in maniera diversa. A correre dietro al mio lavoro, che doveva continuare, al mio recupero con la fisioterapia (grazie Piero!!!), ai soldi ed ai miei sogni. E tu vai, fai e disfi brandelli della tua esistenza senza accorgerti che passa, senza prenderi un poco del tuo tempo per te,a fermarti e a contare le nuvole. E mi sono prosciugato.
Come ho scritto all'inizio è una vita che corro, che non mi fermo mai, che non mi guardo dentro. Fino a ieri, in senso lato. In realtà il mio ieri corrisponde a circa un mese fa.
Ed in quell'attimo di panico mi sono fermato. E ho pensato tanto. L'anima si è risvegliata lentamente da un lungo sonno letargico. Ho vissuto con pena, vedendolo tutto il tempo trascorso, un lungo filmato contenente le cose che ho fatto, quelle poche giuste e le molte sbagliate, mi sono ricordato di com'ero allora, giovane e pieno di speranze e di energie e mi sono visto di colpo adulto. Non è stato tutto da buttar via, la mia vita è anche e soprattutto mia figlia, e quando la guardo il mio cielo dentro brilla di mille soli, ma ad eccezione di questo non è stato granchè bello.
E' stato lì, in quel preciso istante che ho deciso di riprendere a correre, come facevo allora, come se fossero passati solo un paio di giorni e non almeno 15 anni, dall'ultima volta. Ho inspirato forte, e mi son rimesso il berrettino sugli occhi. E sono ritornato a galla a respirare, dopo un periodo troppo lungo sott'acqua. Mi sono messo le mie scarpette e ho continuato il percorso improvvisamente interrotto.
A momenti rischio l'infarto, ma è passato, e ne valeva ampiamente la pena.
Oggi è più di un mese che ho ripreso, vado piano come una tartaruga con l'artrite, ma la determinazione è ancora tanta e la coscienza delle cose che voglio ancora fare è altrettanto forte; oltretutto con questi ritmi non posso far altro che migliorare!. I problemi fisici sono all'ordine del giorno, ed al momento mi son dovuto sono fermare per colpa di un tendine che non sopporta che mi rimetta a fare il giovane, ma lo sto riconducendo alla ragione. E' stato in questi giorni di riposo forzato che è maturata un'idea, ed ho affiancato (ed al momento sostituito, ma ancora solo più per poco) all'emozione liberata con la corsa quella che mi ha da sempre procurato scrivere, anche questa una mia "vecchia" passione (devo smettere da subito di usare parole come "vecchio"). Prima ho iniziato a rompere il prossimo, con qualche mail a chi ha voglia e tempo per starmi a sentire, ma in seguito è diventato una valvola di sfogo quasi obbligata. Mentre mettere il tutto su un editor di testi non mi sembrava il massimo, l'alternativa dell'idea di un blog è venuta fuori quasi per caso, parlando con chi aveva avuto modo di apprezzare qualche mio scritto. Proviamo.
E così, oggi 25 giugno 2009, provo a svoltare un angolo imprevisto, senza sapere cosa mi riserverà questa scelta domani, iniziando qualcosa che, al momento non posso nenche lontanamente immaginare cosa mi porterà e dove, ma ci provo. E la mia strada la percorrerò di corsa, non so vederla in maniera diversa.
Prova a prendermi!