venerdì 2 marzo 2018

Apri le braccia e poi vola



Chi lo avrebbe mai immaginato. 

Sei la mia Ciccia così tanto che non riesco a ricordare la mia vita senza di te. Lo sei sempre stata, da quella volta lì, che me la ricordo benissimo, io nella sala d'attesa d'ospedale la mattina presto, che non non avevo la più pallida idea di quello che voleva dire diventare padre e l'infermiera che, dopo avermi chiamato per nome ed avermi fatto entrare nella piccola stanza, ha fatto formalmente le presentazioni e sorridendo ti ha scodellato tra le mie braccia, ancora incapaci di tenerti come si deve. Lo imparerò in fretta.
Non potevo immaginare che cosa mi sarebbe capitato di lì a qualche minuto. Non avevo idea del fuoco d'artificio silenzioso, di come mi avrebbe trasformato dal di dentro stringere e cercare di comprendere quello strano esserino frignante, quel microbo grinzoso con le manine strette a pugno e quelle affascinanti minuscole dita con le piccole unghie affilate come rasoi, i radi contatti con te fino a quel momento li avevo avuti esclusivamente tramite le ecografie e quell'incredibile e velocissimo cuore al galoppo che risuonava dagli altoparlanti del macchinario.

Sono stati anni bruciati in un battito di ciglia ed adesso guardati lì, una donna fatta e bellissima, quel tuo sguardo un po' da zingara con gli occhi di mare profondo ed i lunghi capelli scuri. Diciotto anni compiuti. Sei ufficialmente grande, puoi votare, puoi firmarti le giustificazioni, puoi ordinare alcolici, puoi finalmente abbracciare il mondo da sola. E io ancora sono incredulo che tutto questo tempo sia passato così in fretta, a volte penso che ci vorrebbe del tempo sospeso, la possibilità di metterlo in pausa per poterlo assaporare, un rapido rewind per ritrovare intatte le sfumature dei momenti migliori, un avanti veloce su ciò che ha fatto cadere le lacrime dai tuoi occhi, che sono per me un incanto. 
Abbiamo gattonato insieme per centinaia di volte dall'ingresso alla sala, tu per far cadere con metodica determinazione tutti gli oggetti dal tavolino in fondo ed io per rimetterli a posto, abbiamo messo in fila centinaia di peluche per contarli e dare ad ognuno un nome, abbiamo preparato per diciotto volte l'albero di Natale insieme, anche se la prima volta guardavi stupita. Abbiamo preparato cartelle e il bacino prima di entrare a scuola. Sei stata sulle mie spalle nelle nostre gite tra i monti e poi, quando sei cresciuta, per mano tenuta strettissima, così tanto che sentivo cosa pensavi. Abbiamo inventato favole della buonanotte fino ad addormentarci insieme ed era sempre un piccolo dolore spostarmi dal suono confortante del tuo respiro profondo. Abbiamo esplorato fondali azzurrissimi, maschere e mano nella mano a cercare la conchiglia più bella, vincevi sempre tu. Non hai ancora imparato a fischiare, ma non demordiamo. 
Ed in un attimo guardati, sei ufficialmente grande. Hai i tuoi impegni, i tuoi mille amici, le tue attività, hai già le idee chiare su cosa fare finita la scuola, e quest'anno andrai in vacanza per la prima volta da sola, con le tue amiche (e qualche amico rigorosamente selezionato). 

Non so se sono stato un buon padre, non c'è un manuale di istruzioni, un corso online di aiuto, tipo "Dad for Dummies". So che ti ho avvolto a proteggerti con i miei pensieri migliori, so che ho avuto paura, so che sono stato felice come non avrei mai pensato, so che ho resistito alle durezze della vita, che non sono andato via quando magari qualcuno lo avrebbe fatto. E se non l'ho fatto, se nei momenti più sbagliati ho stretto i pugni in tasca e non ho buttato tutto all'aria non è stato per te, credimi, ma per me che senza di te mi sarei sentito perso. Perché sei la ragione di una vita. La mia. 

In questi giorni ho letto alcune delle cose su di te scritte qui. Ho riso, ricordandoci a recuperare le monetine da sotto la grata in montagna, mi sono commosso, rileggendo "la mano dell'angelo", Ti ho ritrovato in tutte le parole, dalla prima all'ultima. Tu non sai, di questo spazio qui, mi piacerebbe che, in un futuro lontano, tu, donna fatta ed io chissà dove, capitassi qui per caso. 

In pratica, come per le cose troppo belle, è stato tutto maledettamente troppo veloce. Ed oggi che hai diciott'anni e che hai anche altri occhi che ti guardano adoranti come la Madonna del Carmelo io sono un po' geloso, lo ammetto. Perché il prossimo tuo tempo sarà sempre meno mio. E te lo chiamo "coso" con la C minuscola per romperti le balle, minaccio sovente di spezzargli le tibie e di passargli sopra con l'auto in retromarcia ma recito la mia parte come è giusto che sia e lui in fondo è semplicemente un bravo ragazzo che ti vuol un bene dell'anima. 

Sei una piccola grande donna, incredibile e bellissima, pronta ormai per spiccare il volo. Non hai quasi più bisogno di me. E questo è meraviglioso e un po' desolante, a seconda di come mi guarda la luna, la sera.

Perché sei stata, e sei, il regalo più bello che questa vita mi abbia mai fatto. 
E tanti auguri, Ciccia. 

                                   Tuo, per sempre, Totson