martedì 25 giugno 2019

Ricomincio da me

Le persone crescono, si avvicendano le fasi della luna, i rapporti si evolvono, a volte inspiegabilmente esplodono in mille fuochi d'artificio oppure si deteriorano e consumano senza particolari colpe, gli obiettivi nel tempo subiscono modifiche, gli sguardi si spostano oltre, i percorsi variano, strade incrociano altre strade, traguardi a lungo sognati si allontanano, capita che perdano improvvisamente di significato. 
Io stesso, nonostante mi veda sempre uguale ma so che non è così, muto sottopelle, cambio orizzonti e carattere, rivedo le mie priorità, mi piego ma non mi spezzo al variare del vento che, alle volte, cerca di travolgermi, strapparmi dalle mie radici, se mai ne ho avute.

E’ un momento non facile. La vita facile non la è mai, schiacciasassi senza pedale del freno, e non puoi rallentarne il corso per valutarne cause e conseguenze, con te o senza di te va prosegue inesorabilmente avanti, mi domando se ci sia qualcuno che possa pensarla diversamente. Il lavoro mi dà soddisfazioni anche se mi prende tutto, mano gigante che stritola le mie risorse, monopolizza la quasi totalità delle mie energie, i giorni si susseguono ad altri, le settimane si snocciolano una via l’altra senza sosta, ne inizio una nuova con la strana consapevolezza di averla già terminata ancor prima di partire ed anche il sabato, che un tempo serviva per smaltire gli eccessi e metter giù un qualche post da tranquillo, adesso è diventato una costante che mi prende fino a tarda sera. La domenica mi costringo ad andare a correre e fortunatamente, anche se controvoglia, mi do sempre ascolto. E mi fa bene, quell'ora di asfalto pestato e musica nelle orecchie a liberarmi la mente ed il cuore allontana la rabbia, quella cattiva e definitiva dalle vene, che si distilla nelle gocce di sudore, si dissolve nel fiato e me la lascio alle spalle, quasi disintossicato, liberato da una sorta di veleno maligno. Posso dire che, soprattutto grazie a quest'ora di fatica e feroce ostinazione la mia fedina penale non riporta, ad oggi, alcun tentato omicidio.
Ho cambiato il modo di vedere le cose ed il mio conseguente modo di agire. Mi son fatto crescere la barba e mi son comprato un paio di scarpe nuove, di discreta figaggine. E' un sacco di tempo che non pensavo per primo a me. Anzi che non pensavo a me e basta.

Ho fatto un profondo esame di coscienza ed ho deciso che basta. Basta con quello che non va, che non mi piace o che non si può. Ho rielaborato le priorità, mettendomi risolutamente al primo posto, sopra tutto e tutti, un po' di fottuto egoismo dopo anni ed anni a preoccuparmi sempre prima degli altri ci sta. Ho allontanato con un gesto della mano la “gente”, gli inutili, gli approfittatori, i questuanti, i succhiatori di energie, i maestri del lamento. Ho eliminato dal mio intorno i bugiardi e quelli delle mezze verità, che sono ancora peggio, chi prende sempre senza pensare a voler ricambiare non certo per ristabilire un equilibrio ma perché ti va di farlo. Ho rimosso chi si sente superiore, chi il bene te lo concede un tanto al chilo, chi vuol far comunella per recare danno ad un terzo, chi vuol esserti forzatamente amico unicamente per i propri scopi. L'ho fatto con una semplicità disarmante senza preoccuparmi delle conseguenze, l'ho fatto senza distinzione di sesso, età, parentela, amicizie datate o meno, voilà, una rapida passata di scopa a liberare i cocci e via nell'indifferenziata della mia esistenza. Ho allontanato il fastidio di chi non si preoccupa di cosa pensi, di quelli a cui non manchi, chi prende senza chiedere, chi puntualmente arriva solo nel momento del proprio bisogno e dopo aver preso scompare. Ho smesso di cercare attenzioni ed accomodamenti, di ragionare con gli imbecilli, quelli dei “perché sì” e degli “si è sempre fatto così”, un persona dotata di intelligenza e saggezza una volta mi ha detto che discutere con questi non serve e che, da fuori, non si riesce a comprendere chi sia l’imbecille dei due.

Ho smesso con le frasi accomodanti, con le parole di convenienza e quelle di circostanza. Ho rinunciato a tentare un dialogo con chi parte dal presupposto di avere la ragione assoluta in tasca, con quelli che se non ti va bene così va bene uguale, con quelli dell'ho deciso che facciamo, con i fondamentalisti e con le persone sterili, inutili figure senza spessore, che ti vagano intorno come le ombre della città incantata di Miyazaki.
Mi sono imposto di dire quello che penso, sempre ed al di sopra di ogni pseudo convenienza di ritorno che ti vorrebbe zitto ed accondiscendente, un po’ come l’orientale della pubblicità, che sovrappensiero dice “Idiozie!” al capo vestito di bianco, ma senza l’alito rinfrescato alla menta dal magico chewingum.

Ho sfrondato tanto ma ho la sensazione di aver perso poco, l’ho fatto per una mera questione di sopravvivenza, ho tagliato basso, quasi rasoterra, non mi sono permesso di andare per il sottile. Ed ho fatto dei sacrifici che, probabilmente, andavano fatti e qualche danno, mi si scuserà. Ho smesso di essere presente dove probabilmente lo ero troppo, e se da un lato questo poteva sembrare una cosa buona, per tanti versi non lo era più, la sensazione che quello non fosse il mio posto era sempre più pressante. Il bene, quello vero e forte, a volte presenta strade contorte.
Diversamente dal mio carattere L’ho fatto senza arrivare alla misura colma e pertanto senza urli o strepiti. Non ci sono state prese di posizione, grida o parole rabbiose che in passato mi hanno contraddistinto. Ci sono state porte chiuse definitivamente senza doverle necessariamente sbattere, telefonate che non meritavano risposta, una semplice, irresistibile e precisa voglia di girare le spalle ed uscire di scena a cui ho dato ascolto. E quando ti allontani da qualcosa, che sia un posto, una persona o una situazione e stai bene nel compiere quel gesto, quando non ti ostini a rimanere, a tentare di sanare ciò che sanabile non è, vuoi per codardia o rassegnazione, scopri che fai tanto bene perlomeno a te stesso.

Ho semplicemente modificato i miei percorsi, riesumando le mie sfide più antiche, le ho tirate fuori come le bocce con la neve dentro, dalla scatola su in soffitta e le ho riposte in bell'ordine, sulla mensola grande, quella che riceve quella luce speciale di traverso al calar del sole che le fa splendere di luce dorata. E mi sono “bastato” nuovamente, non ho più concesso a nessuno di stare al centro del mio mondo e delle mie attenzioni senza il mio permesso.

“Alla via così”, direbbero quelli che sanno andar di vela, assecondando il vento, cercando dove spira più forte, inseguendo le nuvole e l'orizzonte.

Ricomincio da me.
[On air: Negramaro: Basta così]              

mercoledì 19 giugno 2019

Notte prima degli esami

[Quando l'ultimo giorno di scuola dell'ultimo anno di liceo suona la campanella dell'ultima ora, tu sei convinto che quello sia l'ultimo secondo della tua adolescenza. Senti il bisogno di sottolineare l'evento con una frase storica, tipo: "Che la forza sia con noi!" oppure "Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!".]

Di quel mio tempo di allora ricordo il caldo di una Torino assolata che scorreva dietro i finestrini del 13 non stracolmo come di solito e la tortura del busto per la schiena. E quel senso di cambiamento imminente. E Paola, che riempiva i miei pensieri ed i miei fogli, di parole a voce allora non ne usavo un granché. Abitava in collina, suo padre era medico, non l'ho più vista da allora. Il mio Liceo, il "Volta", era a due passi da piazza Statuto. Non ero particolarmente estroverso, non avevo amicizie forti e inossidabili, di quelle che pensi ti legheranno a qualcuno per tutta la vita, scrivevo molto e disegnavo altrettanto, bianco e nero quasi sempre. Il mio mondo era poco più ampio della mia camera con il tavolo laccato bianco, ribaltabile, che richiudevo la sera per fare spazio. Lo usavo come un gigantesco foglio di appunti e schizzi e cose che poi con regolarità irritante mia madre resettava con un'energica passata di acqua calda e Vim. Solo il ritratto di Lucio Dalla con il basco ed un Herbert Von Karajan con la bacchetta in punta di dita erano stati graziati dalla smania pulitrice della genitrice e resistevano nel tempo. 
Alle radio spopolava Enola Gay degli OMD, io ricordo soprattutto "Futura" e "la sera dei miracoli" di quel Dalla unico, che ascoltavo con la mente sospesa, ancora e ancora. La mia strada era ancora tutta da scrivere, la mia voglia di studiare completamente assente, il mio voler crescere era bruciante ma al contempo non ero così sicuro di esserne capace, i miei affetti confortanti erano tutti lì presenti, la mia vita era la mia famiglia, la mia casa in montagna, la certezza del consueto ritorno al mio mare come ogni estate, quando poi finalmente ritrovavi il profumo della focaccia nei carugi, le pietre calde la sera e il tramonto che si spegne sull'orizzonte.
E' cambiato tutto. Il mio mare, anche se mi è rimasto cucito addosso non mi appartiene più da anni, nella casa in montagna non riesco ad andarci senza trovarmi invischiato dalla sensazione di essere fuori posto, i miei affetti di allora sono svaniti, i ricordi felici corrosi, ho quella sensazione di non appartenere a nessun posto, a nessuno.
I miei diciott'anni di allora, la freschezza di quei momenti sembrano dietro l'angolo ed insieme lontanissimi, sono forse ancora lo stesso ragazzo schivo dallo sguardo diffidente ed una corazza più rigida delle stecche del busto che sopportavo. E mi domando se questo mio stare abbia mai avuto uno scopo.

Poi però osservo te, e inevitabilmente sorrido. 
Guardo te che rispetto a quel me di allora sei così tanto diversa, anche se dicono tutti che hai gli stessi miei occhi scuri, di sicuro ogni tanto hai i miei silenzi. Guardo te e provo a sovrapporre cosa sei tu e cosa ero io alla tua età. Ed è inutile dire che vinci a mani basse.
Sei decisa, sicura e bellissima nella tua giovinezza splendente, hai le idee chiare di come sarà la tua strada, hai entusiasmo e volontà e carattere e i tuoi peluches nel letto, hai quello sguardo altero ed un po' selvatico che ti rende incredibile ai miei occhi, sei padrona del tuo tempo e cosciente di esserlo, ci credo che "quello" ti guarda sempre con quello sguardo che è un misto di adorazione esagerata e soggezione. 

Ci intendiamo ancora, a volte abbiamo bisogno di uscire a camminare in silenzio allo stesso modo, come l'altro ieri sera, insieme senza parlare, sapendo di esserci vicini reciprocamente. Hai una smania di crescere, di affrontare sfide, di prendere il mondo tra le tue mani che un po' ti invidio, se confrontata come ero io alla tua età.  

E in questa notte, che fa caldo e fatichiamo a prendere sonno, che io se tu sei sveglia è difficile che mi addormenti, che ti sento nel tuo letto che armeggi ancora con il cellulare cercando suggerimenti su cosa scriverai domani mattina, mentre la gatta fa la matta come suo solito e zampetta da una stanza all'altra cercando di prenderci i piedi ti dico solo che ti voglio un bene forte e saldo come in nodi che abbiamo imparato andando per mare e che sono orgoglioso di te, di quello che sei, forse non te l'ho mai detto, ma lo sono tanto.
E' questo il tuo tempo, prendilo, usalo a mani basse, vivi, corri sotto la pioggia, ridi, piangi qualche volta, vai ai concerti, balla, abbraccia, emozionati a vedere un arcobaleno, sorprenditi, sii sempre affamata della vita, di quello che puoi trovare dietro l'angolo. Vivi senza timore, con consapevolezza, vivi senza risparmiarti, senza pensare di non essere abbastanza, non ti porre limiti, mai. 

Domani inizierà la tua maturità, quei giorni matti a studiare tutto di tutto e oddio non ce la farò mai e fammelo ripetere ancora una volta e papino puoi stamparmi questo prima di uscire dallo studio. E vorrei dirti solo di stare tranquilla domani ed i giorni a venire, in fondo è un banalissimo passaggio obbligato, ci siamo passati tutti. Gli esami, quelli veri sono altri, le responsabilità, quelle serie, arriveranno man mano, l'ho imparato su di me e posso solo dirti che ho piena fiducia in te, saprai affrontare tutto con calma e responsabilità.

Passeranno questi giorni, arriverà l'estate liberatrice, nuovi mari in cui tuffarti, hai già programmato la tua vacanza in Croazia con i tuoi amici, ci sarà pure quello, tu non vedi l'ora, mentre io sono combattuto tra la voglia di tenerti vicina e la felicità nel vederti felice. 
E anche se adesso fatichi a prendere sonno posso solo assicurarti che questi saranno giorni che ricorderai per tutta la vita. E ti auguro che, di giorni da ricordare per tutta la vita, questo tuo incredibile futuro tutto da scrivere te ne possa riservare tanti, tantissimi altri.


E buonanotte prima degli esami, 
piccola mia.
[On Air: Notte prima degli esami]