martedì 21 luglio 2009

Non so cosa ma qualcosa devo scrivere. Scrivere di quei due motociclisti. Padre e figlia che domenica hanno improvvisamente terminato la loro corsa nell'urto contro un'auto, su, a una trentina di chilometri da dove ero io.
Non sto qui a dire chi ha torto e chi ha ragione, non me ne frega un cazzo delle frasi che sento spesso, che chi va in moto va sempre troppo forte, che con due ruote è sempre più facile farsi del male. Non qui.
Erano padre e figlia.
Ieri sera tornavo a casa, con la mia piccola aggrappata alle spalle, che rideva felice quando piegavo un poco di più, percorrendo le ampie rotonde che circondano il nostro paese, nel breve tratto di strada che conduce verso casa.
Avvertivo la sua paura quando buttavo giù la moto, ma lei affidava completamente la sua vita a me, stringendomi forte nelle curve più strette. Rideva forte e poi mi chiedeva "ancora una".
Io le stringevo una mano ma non riuscivo a ritrovare serenità dalle sue risate.
Pensavo a lui, e a quell'ultimo sbagliato e definitivo pezzo di vita, con la sua ragione di vita per quell'ultima maledetta volta aggrappata alle spalle.

Erano padre e figlia

3 commenti:

  1. ... è vero, ogni parola è troppa per commentare certi eventi ... ma il tuo scritto fà venire la pelle d'oca, così come trasmette sensazioni bellissime, alle quali non si può fare a meno!!!

    p.s.: ..e non ho messo neanche una "K"..

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  2. Una rattifica è d'obbligo, e l'ho saputa poco fa.
    Lei era la nipote ed è ancora viva. Lui invece non ce l'ha fatta.
    Non è comunque che mi faccia sentire meglio

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  3. Agghiacciante. Purtroppo, percorrendo le strade si vedono sempre più mazzi di fiori, a significare sappiamo bene cosa.

    A volte anche foto.

    Su una c'era scritto: "Il tuo angelo custode non ha saputo volare più veloce di te".

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