mercoledì 14 luglio 2010

Il new deal del chiodo

Che poi sarebbe quello che dovrebbe scacciare, chissà come, chissà perchè, quello precedentemente piantato e che invece non fa altro che farlo penetrare più nel profondo, dove sta adesso, coì dentro che sembra che non ci sia, che solo i più accorti degli altri ne intravedono, forse, la traccia di una cicatrice rossastra ma tu, dentro anche se non lo riconosci con le dita, lo sai e lo senti. 

Eppure, in una maniera a me ignota il metodo del chiodo funziona. Perchè, per darsi una svegliata dall'apatia opprimente non c'è niente di meglio ad esempio di uno scossone, di una bella litigata furibonda la mattina presto, qui, nello studio delle rose che sbocciano a grappoli, tanto per cominciare belli carichi la giornata.  Una di quelle che lasciano il segno, che così ti liberi, e finalmente esplodi, erutti tutte le cose che hai dentro e colpisci senza mezze misure, povero vecchio socio con gli occhi da bracco dietro agli occhiali, che ha avuto solo la sfortuna, nel momento sbagliato, di sparare le solite quattro stronzate di sempre, quelle che normalmente non fai neanche finta di sentire.
E così reagisci e colpisci duro perchè qualcosa in fondo devi pur colpire, non puoi mica tenerti tutto dentro, eccheddiàmine, perchè per come ti senti, per quello che hai, che non sai cos'è, non è rabbia, non è disperazione e forse semplicemente non è ma ti assale comunque e ti morde dentro e non molla la presa mai, neanche se dormi, per quello dicevo non c'è niente che serva, niente di niente.
Bisognerebbe sparire forse, facile per chi ci riesce, per chi ha coraggio o fame o coscienza, sarebbe molto meglio accendere la miccia a tutto questo, tu che una volta ti sentivi così, luminoso quasi, e brillare di quell'unico incredibile fuoco d'artificio che squarcia le tenebre più oscure, accompagnato da un botto solo e assordante, che lascia spazio unicamente al silenzio assoluto e sordo e dopo alla calma più stanca, con le ultime scie che affievoliscono precipitando nel niente.
E non c'è niente di meglio che occuparsi di un lavoro che ti fa dimenticare anche di mangiare, che ti porta fuori di qui quasi tutto il giorno facendoti passare le ore velocissime, questa volta, ad occuparsi di tutta la parte tecnica e non che occorre per spostare un ufficio di ben 61 persone da una parte all'altra della città con annessi e connessi, e ingegnere la stampante non mi stampa e ingegnere la mia scrivania aveva un altro colore e ingegnere ma qui siamo a norma e nei bagni manca anche la carta igienica.
Mi van bene, giorni così, costruiti veloci apposta per impedirti di pensare e farti altro male. Mi fan bene, in fondo, passati a sbrogliar nodi semplici annodati di mille piccolissimi problemi, a usar le gambe e le mani per lasciar in pace la testa.
Mi va bene, in fondo, stancarmi di niente, correre di niente e di niente riempirmi i pensieri. E sì che potrei, invece, riprendere a correre sul serio, che il mio luminare si è finalmente espresso, dopo tutti i pollice verso, un sudatissimo e, lasciatemelo dire meritato pollice recto, impressionato dalle mie scarpe nuovissime e da un'ecografia di tutto rispetto. Mi ha osservato, da dietro gli occhiali e quei baffi da gatto sornione che ne han viste tante, e mi ha bofonchiato a mezzo sorriso che ho un tendine "da campione", e che, finalmente posso. Cinque minuti a piedi e cinque di corsetta, poi altri cinque minuti camminando ad altri di nuovo veloci, piano, non strafare, che se te lo scassi adesso non c'è Orava che tenga.
Riprenderò. Stasera, domani, o dopo. In quest'istante, mentre scrivo poco importa. Il tempo con le sue mille sfaccettature da concetto relativo ha riperso importanza.

Ritardo, più che posso, pregustando il momento, l'istante subito prima, assaporando i minuti che mi separano da quell'incontro, da quell'aria che sentirò sulla lingua e nelle gambe, da quei gesti e da quei profumi che, piano, ritorneranno una volta ancora ad essere abitudine, poi forza e chissà, forse anche sorrisi. 

Una sorta di nuovo, primo appuntamento. Ma con la tua ragazza di sempre.
Come potrà essere, adesso posso solo immaginarmelo.
Come sarà ve lo dirò la prossima volta.

In questo momento ho in mente solo il titolo, anche se è un "marchio registrato".

4 commenti:

  1. ...e una bella vacanza, caro leader? Una vacanza all inclusive (che forse non ami) dove staccare totalmente? Un posto lontano lontano ma vicinissimo, magari in un luogo che conosci già perchè ci sei stato tanto tempo fa, magari quando eri bambino?
    Credo, poi, che tu sia fortunato ad avere un Bracco come socio...dicono sia luna razza fedele, affettuosa e che non s'arrabbia. Buona giornata capo. ;)

    RispondiElimina
  2. @Bruno: che dirti? Che hai ragione? Sicuramente per le vacanze all inclusive.
    E per il socio sì, anche qui hai ragione, assolutamente. Però forse non è un bracco di razza, perché ogni tanto si arrabbia pure lui...
    Ciao!

    RispondiElimina
  3. Quando in un post che ho letto poco fa hai scritto che non te la cavi con le lettere e che sei più forte coi numeri sono rimasta di stucco: e se queste sono le tue lettere coi numeri che sei, il guru di Einstein?

    Beh, quando uno uno mette il cuore in quello che scrive (oltre che le indubbie abilità), chi sta dall'altra parte lo percepisce eccome!

    RispondiElimina
  4. @Ify: Cosa dire, oltre a troppobbuona, mastaiparlandopropriodime ed esaggerata?

    Può solo dire che lo percepisce chi, dall'altra parte, ha un cuore che sa ascoltare. Grazie

    RispondiElimina