E no che non passa. Cosa ti credevi, che fosse facile, immediato, come spegnere uno dei tuoi interruttori - clac - che alla successiva riaccensione fosse di nuovo tutto pulito e limpido, dentro ed intorno a te?
No, bello mio, non è così che funziona.
No, bello mio, non è così che funziona.
La fine di un lavoro, la fine in genere di quello che prima ti riempiva l'aria, le dita ed i pensieri e che ad un certo punto più niente ti lascia sempre un pò così, come svuotato, per dire. Come se tutta l'energia che ci hai buttato dentro, l'entusiasmo, la grinta, la voglia di farne qualcosa di tuo e tuo soltanto si siano trasferiti con il plotter sui fogli stampati e se ne siano andati via per sempre.
C'è che ti senti svogliato, ti andrebbe solo di parlare e parlare e parlare ma di niente però, così, tanto per dar fiato, da far passare nel nulla questo tempo storto e bastardo che va sempre all'opposto di come lo vorresti, che gira veloce quando lo vorresti lentissimo e quando invece vorresti che schizzasse via, come le immagini strappate dietro ai vetri di un treno in corsa, un frecciarossa tra i tuoi pensieri più fragili e foschi ecco che quello invece non si smuove, rimanendo inesorabilmente fermo alla stazione, senza darti tregua.
Poi, quando alla fine ti metti sul pc per lavorare, per fare, che comunque da fare ce ne hai di nuovo, per levarti quella patina umida e densa di apatia nel cervello, dài, sù, ecco che anche le mail ti infastidiscono e ti rimane solo la voglia di stare lì, stupidamente, ad aspettare che qualcosa cambi.
E non che non cambia.
Don't preoccup, mi dico. Saresti il capo, qui, no? E per una buona volta fregatene santiddio, se non hai voglia di niente anticipa il permesso che ti darà di sicuro il tuo luminare domani, che quando vedrà quell'ecografia e quelle scarpe scintillanti, no certo che non potrà far altro che dirti vai e corri e fermati solo quando non ce la farai più.
Tempo, ci vuole, mi dico, alla fine. Come al solito, come mai vorrei, ma soprattutto adesso, mi trovo ad aver bisogno di tempo. Tempo per ritrovare fiato e parole, tempo per cercarmi, sprofondato e perso laggiù in fondo, così in fondo che non riesco neanche più a vedermi.
Poi, quando alla fine ti metti sul pc per lavorare, per fare, che comunque da fare ce ne hai di nuovo, per levarti quella patina umida e densa di apatia nel cervello, dài, sù, ecco che anche le mail ti infastidiscono e ti rimane solo la voglia di stare lì, stupidamente, ad aspettare che qualcosa cambi.
E non che non cambia.
Don't preoccup, mi dico. Saresti il capo, qui, no? E per una buona volta fregatene santiddio, se non hai voglia di niente anticipa il permesso che ti darà di sicuro il tuo luminare domani, che quando vedrà quell'ecografia e quelle scarpe scintillanti, no certo che non potrà far altro che dirti vai e corri e fermati solo quando non ce la farai più.
Tempo, ci vuole, mi dico, alla fine. Come al solito, come mai vorrei, ma soprattutto adesso, mi trovo ad aver bisogno di tempo. Tempo per ritrovare fiato e parole, tempo per cercarmi, sprofondato e perso laggiù in fondo, così in fondo che non riesco neanche più a vedermi.
E le parole faticano, lo scarico è otturato e gorgoglia, e usi solo quelle che galleggiano, nei pensieri disordinati e stantii, altre non ne trovi, le hai dimenticate, sarà per quello che quelli dello studio che ti leggono ti dicono ma non è che copi, che sembra che non sei tu che scrivi, ma signora maestra giuro, no che non ho copiato, davvero , scrivo come sempre, come mi viene, come mi sento, come sanguino, e sì, signora maestra, in questo momento sanguino.
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