Così, leggere e sbarazzine, giallo lime, che appena viste, pregustandomi i commenti scandalizzati della consorte (non penserai mica di andartene sempre in giro con... QUELLE??), con ho potuto non innamorarmene perdutamente.
Mi son fatto dare mezzo numero in meno perchè mi piacciono così, giustissssime, le ho calzate, provando il giusto feeling e immediatamente mi son sentito pronto.
Me le sono tenute subito, mettendo nella scatola le vecchie e malconce Saucony e le ho saggiate, provando qualche passo veloce che ho scoperto di avere in tasca.
Preso poi dalla mia solita mania ossessivocompulsiva da acquisto mi son anche regalato una bellissima Maglia smanicata bianca e nera GORE e un paio di calzette.
Certo la maglia è stato un acquisto scellerato, in effetti costa un patrimonio, quasi la metà delle scarpe, e quando qualcuno controllerà le spese della carta di credito allora sì che saran dolori ma, in fin dei conti, dopo quello che ho passato, fatto e disfatto, dopo le ore, le albe, la mia bimba che sento al telefono che mi dice dove sei e quando torni, che quando torno e quando vado via è solo una sagoma di bimba in penombra che dorme e mi sogna e che non posso stropicciare di baci e svegliare, secondo voi, mi meriterò qualcosa di più o no?
Alessandro e sua moglie, i gentilissimi titolari del negozio dove mi rifornisco (mi ci ha portato Renè ed da allora usufruisco del suo trattamento di favore) pensavano di sì, ed io pure, perciò...
Facendo attenzione a non sporcarmele di nero con la pedalina della moto son tornato in studio. Le mie Saucony non hanno protestato, stanche forse più di me, accettando di buon grado la pensione nella scatola, dopo otto lunghi mesi di attività forzata, di corse e cantieri, di scale e stampelle.
Perchè sia chiaro che non le butto. Non butto le scatole, figuriamoci le scarpe. Le userò ancora, forse le parcheggerò in montagna, passando impunemente dentro le pozzanghere, come sempre, per usarle negli allenamenti in salita, sorpassando lente comitive di escursionisti che ti guardano sempre stranito, con il loro carico da soma e passi pesanti ed io con berrettino e walkman.
Mi hanno accompagnato bene, in fondo. Non hanno protestato nè per il caldo o per la pioggia, per l'asfalto, la polvere o per il grasso della pedalina del cambio che frulla le stringhe. Prendendo in prestito la prima pubblicità nella storia dell'Adidas "una scarpa randagia, ma fedele", non potrebbe essere espressione più "calzante". E se devo fare una dedica, perchè con questo di oggi i miei post "pubblicati" assurgono a quota 100 (in realtà sarebbero 101, ma uno è stato ritirato e dunque non conta), non posso non pensare ad altri che a loro.
Semplicemente perchè, dei cento post che ho scritto fino ad oggi, questo, sicuramente, è il primo che scrivo senza queste due ai piedi.
Me le sono tenute subito, mettendo nella scatola le vecchie e malconce Saucony e le ho saggiate, provando qualche passo veloce che ho scoperto di avere in tasca.
Preso poi dalla mia solita mania ossessivocompulsiva da acquisto mi son anche regalato una bellissima Maglia smanicata bianca e nera GORE e un paio di calzette.
Certo la maglia è stato un acquisto scellerato, in effetti costa un patrimonio, quasi la metà delle scarpe, e quando qualcuno controllerà le spese della carta di credito allora sì che saran dolori ma, in fin dei conti, dopo quello che ho passato, fatto e disfatto, dopo le ore, le albe, la mia bimba che sento al telefono che mi dice dove sei e quando torni, che quando torno e quando vado via è solo una sagoma di bimba in penombra che dorme e mi sogna e che non posso stropicciare di baci e svegliare, secondo voi, mi meriterò qualcosa di più o no?
Alessandro e sua moglie, i gentilissimi titolari del negozio dove mi rifornisco (mi ci ha portato Renè ed da allora usufruisco del suo trattamento di favore) pensavano di sì, ed io pure, perciò...
Facendo attenzione a non sporcarmele di nero con la pedalina della moto son tornato in studio. Le mie Saucony non hanno protestato, stanche forse più di me, accettando di buon grado la pensione nella scatola, dopo otto lunghi mesi di attività forzata, di corse e cantieri, di scale e stampelle.
Perchè sia chiaro che non le butto. Non butto le scatole, figuriamoci le scarpe. Le userò ancora, forse le parcheggerò in montagna, passando impunemente dentro le pozzanghere, come sempre, per usarle negli allenamenti in salita, sorpassando lente comitive di escursionisti che ti guardano sempre stranito, con il loro carico da soma e passi pesanti ed io con berrettino e walkman.
Mi hanno accompagnato bene, in fondo. Non hanno protestato nè per il caldo o per la pioggia, per l'asfalto, la polvere o per il grasso della pedalina del cambio che frulla le stringhe. Prendendo in prestito la prima pubblicità nella storia dell'Adidas "una scarpa randagia, ma fedele", non potrebbe essere espressione più "calzante". E se devo fare una dedica, perchè con questo di oggi i miei post "pubblicati" assurgono a quota 100 (in realtà sarebbero 101, ma uno è stato ritirato e dunque non conta), non posso non pensare ad altri che a loro.
Semplicemente perchè, dei cento post che ho scritto fino ad oggi, questo, sicuramente, è il primo che scrivo senza queste due ai piedi.
...mi hai fatto morire :)))
RispondiElimina...allora...e dicono delle Donne...qui....ma dai che scherzo...hai fatto Strabene....:)))
...allora...molto più running...anzi stramolto più running....in questo post...si respira serenità...e profumo di agrumi ;)
...quando ho letto che tieni anche le scatole...mi è venuto da sorridere...il mio consorte dice che casa nostra alle volte è una discarica!!!!:))
...buona...buonissima...nuova vita.:)
ciaoooo e a presto. Vania
...mi piacciono veramente con quel colorino !!!
@Vania: già, belle, vero?
RispondiEliminaE sì, tengo le scatole, conservo il primo biglietto aereo di mia figlia, lo scontrino della "Tramway du MontBlanc" che ho usato quando sono salito sul Bianco nel 92 è sempre nel mio portafogli, oltre a tante altre varie ed eventuali. Un caso clinico? forse, ma non mi dispiaccio, in fondo.
Grazie, come sempre, e a presto, ciao!
Però le scarpe vissute hanno un altro fascino (ma oramai saranno "vissute" anche le altre!).
RispondiEliminaA volte mi chiedo i nostri oggetti quante storie potrebbero raccontare! Anzi guarda, ti faccio una proposta: ti va di partecipare a questo gioco, http://ilmondodifigenia.wordpress.com/2010/11/20/diamo-voce-a-un-oggetto/ ?
Quando puoi ovviamente, so bene che ora sei strangolato dal tempo :D
@IfY: le altre han retto meglio, ma mi sa che anche con queste siamo prossimi al prepensionamento. Il gioco? Venduto! (Dammi solo il tempo di uscire dal girone dantesco degli ineggenri dannati!
RispondiEliminaAspetto con ansia ;)
RispondiEliminaIngegneri dannati? Tu almeno sai di essere ingegnere, io ancora non l'ho mica capito che mestiere faccio (credo però sia un lavoro onesto, ;) )
Leggilo sulla targhetta fuori dalla porta, sul badge, sulla busta paga, in fondo alle mail che mandi, da qualche parte ci sarà qualcuno che te lo sa spiegare. Comunque, a parte il fatto che ogni tanto mi chiamano "ingegnere" o in alternativa "quello delle luci", neanch'io ho ben capito che lavoro faccio.
RispondiEliminaOnesto? Allora guadagni poco.
Guadagni tanto? Allora non è onesto ^_^