e lì capisco se o quanto devo recuperare. Ieri sono letteralmente sparito con "Now we are free" di Enja, il brano cardine de il Gladiatore.
. . . . L'unico vero rischio nella vita è non correre nessun rischio" [by Slaymer]
giovedì 13 agosto 2009
Chiuso per ferie
e lì capisco se o quanto devo recuperare. Ieri sono letteralmente sparito con "Now we are free" di Enja, il brano cardine de il Gladiatore.
martedì 11 agosto 2009
Neve

dei forse e dei se
delle cose non fatte e delle troppe parole rimaste tra le labbra
dei momenti distanti e dell'esplosione del mondo in un solo sguardo
del battito d'ali del cuore in uno sfiorarsi le mani
nel lento e silente cadere delle nostre vite
non un cristallo uguale, non un sussurro, nella fredda complessità dei nostri cuori.
metterei tutto me stesso in quel gesto.
E se tu sapessi leggere la trasparenza nei complicati disegni di me
fatti di graffi e scarabocchi su fogli sempre bianchi
se riuscissi a decifrare questo mio linguaggio fatto di troppi silenzi
saresti sola e qui, a bussare alla mia porta
Appeso con due dita alla vita - Sveva
martedì 4 agosto 2009
Appeso con due dita alla vita - Incoming Sveva
La promessa di bere gratis immediatamente sortì un improvviso picco di simpatia nei loro confronti. Sentì partire l'appaluso, unito ad acuti urletti di incitamento. Vide la gente farsi avanti, con i volti abbronzati e sorridenti. Si trovò di colpo pieno di amici, lui che di amici ne aveva meno delle dita di una mano. Ricevette cordiali manate sulle spalle, complimenti, dammi il cinque. Si ritrovò ancora seduto sullo zaino ma con un bicchiere in mano senza sapere da chi lo aveva ricevuto. Guardò Renato con un mezzo sorriso stanco; lui di bicchieri in mano ne aveva due, uno di bianco ed uno di nero, e stava contrattando per il terzo. L'arancione e le striscie fluorescenti di una divisa gli occuparono lo spazio visivo: un medico, giovane con la barba e che portava occhiali dalla montatura strana, gli si era avvicinato, incurante del casino e gli stava esaminando un fianco con occhio critico. "L'altro lo portiamo giù con noi. A parte il polso non sembra ci sia niente di rotto. Invece bisognerebbe dargli un'occhiata a queste" Gli puntò un dito tra le costole, facendolo saltare dal male. Lui grugnì e gli lanciò un'occhiataccia. Il dottore aggiunse, con una voce cordiale e leggermente apprensiva. "E fossi in lei passerei giù da noi a farsi fare una lastra e per farsi medicare tutti questi tagli ed i graffi, prima che si prenda un'infezione. E si compri un paio di brache. Ah, e per l'onorario basta che mi leghi una volta alla sua corda. A me andrebbe bene" gli disse sorridendo, porgendogli la mano.
Paco lo guardò, sorrise a sua volta e gliela strinse. "Per l'infezione non si preoccupi dottore" li interruppe Renato. "Neanche le zanzare lo pungono a questo, perchè se no muoiono, mentre per arrampicare sah, le toccherà prenotare. E i tempi sono lunghi, a meno che..."
"Ho capito, ho capito", rispose il dottore; "Una o due bottiglie?" ed all'espressione uguale dei due che lo guardavano divertiti dopo aver esclamato insieme, come se l'avesserro studiata da tempo "e perchè solo due?" risero tutti insieme.
Bruno venne infine caricato sull'ambulanza e con lui salì sua sorella, che gli lanciò un'ultima, lunghissima occhiata, dopo aver lasciato a Tony le chiavi del SUV, che stava ordinatamente cominciando a recuperare materiale. Di lei rimase gli impresso il viso, mentre gli parlava. Lui la guardava come ipnotizzato. Lei parlava e Paco non la sentiva. La fissava dritta negli occhi incapace di staccarsene, quegli occhi color nocciola che gli facevano venir voglia di prenderle una mano, baciarne l'incavo del polso e sentirne i battiti con la pressione delle labbra
"Pronto", disse. Dall'altro capo un leggero silenzio imbarazzato, come di chi non riconosce la voce della persona che stava chiamando. Poi un "chi sei?" di una voce di donna uscì, leggermente indecisa. Paco la riconobbe subito. Era lei. Se la immaginò, mentre era al telefono. Aveva voglia di averla ancora davanti. Le avrebbe preso una mano, incurante del mondo e l'avrebbe attirata a sé, deciso, per baciarla senza darle un'alternativa, perché sapeva che lo voleva anche lei. Sorrise: no, non l'avrebbe mai fatto, ma sarebbe stato bello comunque. "Ciao sono Paco. Tony in questo momento non può rispondere. Gli devo dire qualcosa o ti faccio richiamare?" Immaginò nuovamente il suo sorriso, lo sentiva nel cambiamento del tono di voce. "Ciao. No, in realtà stavo proprio cercando te. Volevo dirti che hanno fatto uscire mio fratello quasi subito. In realtà volevano trattenerlo, ma quello già in ambulanza si è ripreso ed era incazzatissimo per essersi rotto il polso. Ha cominciato a rompere i coglioni a tutti fino a che non ci hanno praticamente cacciati fuori. Ora siamo in albergo. Ho pensato che non avevo un tuo numero di telefono per ringraziarti ed ho cercato Tony per sapere se ti poteva rintracciare. Tu come stai?"
"Mai stato meglio, soprattutto in questo momento" disse, leggermente ammicante. "Sono seduto sulla tua sdraio e mi godo il sole". In realtà voleva anche dire che era seduto sulla sdraio e per i primi cinque minuti non aveva fatto altro che respirare il profumo di lei, che aveva impregnato il legno chiaro, ma la sua scorza di riccio si richiuse rapidamente prima che potesse aggiungere altro. Poi calò un silenzio leggermente imbarazzato. Il non vederla, non avvertirne la presenza, forte quanto la promessa di un contatto, non gli bastava e lo bloccava. "Senti", aggiunse lei, liberando tutti e due da quell'impasse "stavo pensando di organizzare una piccola festicciola qui all'albergo del ristorante, per ringraziarti. Una cosa semplice, qui tra noi con quattro amici. Tu e il tuo amico potete portare chi vuoi, le vostre ragazze ad esempio." Aggiunse interrogativa. "Se dai della 'ragazza' alla moglie di Renato quella ti morde" rise Paco "ma loro non sono di qui. Grazie. Verremo volentieri solo noi due. Quando?" - "Vi va bene domani sera? Per domani penso che Bruno avrà smesso di mangiarsi il fegato e sarà in grado di assaggiare anche qualcos'altro" - "Ottimo, allora a domani sera. In quale albergo siete?" - "Al Des Geneys", rispose lei. Paco ci avrebbe scommesso, uno tra i più belli della cittadina. "Se ci sono dei problemi chiamami, il numero lo leggi sul telefono di Tony. A domani"- "Non vedo l'ora" aggiuse Paco, e mise giù.
"Chi era?" gli urlò Tony, dall'alto. "Niente, niente" rispose sornione Paco, segnandosi il numero sul suo cellulare e risistemandosi allungato, comodo comodo sulla sdraio, con il berrettino calato sugli occhi a nascondere un sorriso che proprio non riusciva a trattenere "Era per me."
"Il solito fanfarone", commentò placidamente Renato, mentre cercava di sciogliere un nodo che si era formato sulla sua corda.
lunedì 3 agosto 2009
Renè. Sul serio
Dicevo che venerdì pomeriggio sono andato con lui. Una leggera sgambata tra i boschi e i campi alti di granturco, con il fiume che pigramente ci vedeva correre nei suoi riflessi. Da quando lo conosco è la prima volta che non mi strapazza e che mi chiede di andare piano (Dio esiste!!!), ma solo perchè ha male e parecchio. Siamo stati via mezz'ora, ed abbiamo chiacchierato correndo. Gli ho detto delle cose che scrivo e che l'ho buttato dentro alle storie di Paco, nella speranza che gli faccia piacere leggerle.
Renato è un amico portato. Portato nel senso che mi è stato presentato da un altro mio amico. Potrei dire, senza nulla togliere all'altra amicizia, con la quale ho condiviso gli anni dello studio all'università, che con lui ho fatto quasi tutto il resto. A casa sua l'ultimo bicchiere da scapolo: con lui sono stato in cima al Bianco con trenta gradi sotto zero e con lui ho visto la oscura parede Nord dell'Eiger. Insieme a lui abbiamo fatto lo Spigolo Fornelli, quella volta che mia madre l'ha cacciato di casa ed insieme abbiamo deciso di tornare indietro dalla normale al Cervino, senza neanche mettere un piede sulla via, blandamente consigliati da tutte quelle lapidi, che ci hanno fatto capire che non allora eravamo pronti. Tanto le montagne aspettano, e un giorno chissà.
Il tempo trascorso insieme è stato tanto, positivo sempre, senza eccezioni. Abbiamo avuto molti momenti sereni, alcuni momenti seri e qualche percorso di dolore. E tanti momenti ancora ci aspettano, nell'incognita delle cose che faremo. Ricordo ancora la prima volta che ci siamo incontrati. Eravamo in montagna e loro, un gruppo di matti senza pari, erano venuti su per far teatro. Recitavano e recitano ancora adesso, soprattutto fuori dal teatro. Lui è il classico elemento che esce in scena e scatta automatico l'applauso. Guidava una Fiat UNO (bianca se non ricordo male) e ci aveva chiesto se volevamo un poco di musica. E appena gli abbiamo detto sì si è messo a cantare, perchè non aveva l'autoradio.
Lui è uno che corre e che corre sul serio, alto magro, segaligno e con la smorfia di un sorriso sempre pronta ad uscire contagiandoti. Corre anche adesso che è vecchio (vero che stai leggendo?), mentre io sono rimasto un ragazzino... più o meno, forse solo affetto dalla Sindrome di Peter Pan. Pensiamo sempre che quando saremo vecchi sul serio faremo le gare in carrozzella, su e giù per i lunghi corridoi dell'Ospizio dove lavora. Che lavoro faccia è un mistero: lui dice sempre che per avanzare di carriera dovrebbe fare solo più la Madre Superiora, ma pare che il Papa non sia poi tanto d'accordo.
Grazie a lui ho cominciato a correre, mi ha aperto un mondo che non conoscevo e pertanto gli devo parecchio.
Ed il perchè ho ripreso a correre adesso lo so.
A me piace sentirmi in corsa, in tutti i sensi. Ancora a sentirmi stringere i denti. Ancora ad ascoltarmi, ad affrontarmi e a liberarmi. Ho voglia di sfinirmi, anche se ogni volta non so se ho la stessa forza di un tempo. E’ inutile che mi prenda in giro, allora correvo, correvo magari anche discretamente, ma è più giusto dire che scappavo, più o meno come adesso. L’incapacità di affrontare le cose di petto mi ha sempre contraddistinto. Corri, musica a palla nelle orecchie e continua a riperterti le stesse cose che vuoi sentirti dire, visto che non te le dice nessun altro. E poi sei così stanco che a un certo punto anche il tuo io vero, quello con le palle, quello che vorresti essere sul serio e che non hai mai avuto la forza di farlo venire a galla, si rompe i coglioni e lascia spazio a quell’altro, quello che ti dice che hai ragione, che sei bravo e anche bello e sicuramente tutto quanto ti circonda è stato fatto per te. Un poco alla volta tutte le cose storte si raddrizzano e non la vedi più così nera. In pratica un' anestesia quasi totale, escluse le gambe.
Oggi sono rimasto solo uno che corre, spesso aggrappato dentro alla sua maglietta della maratona di Abidjan, che mi spinge ancora ad ogni falcata. Sempre e comunque soprattutto uno che scappa e poi magari rincorre, quando è troppo tardi, forse.
Non gli ho mai chiesto perchè invece corre lui. Forse perchè è una cosa che sa fare davvero bene, forse perchè è così, e basta. Forse perchè prova emozioni ancora diverse dalle mie o forse le stesse. Non gliel'ho mai chiesto e forse non serve neanche saperlo.
Grazie per tutte le corse Renè. Per quelle che ho fatto insieme, per quelle che ho fatto da solo e per quelle che, sono sicuro, faremo ancora insieme.
sabato 1 agosto 2009
Ancora qui

Ad ogni chiusi io riconoscerei la mia prima volta. Tra quei sorrisi e quella sincerità il mondo era mio.
Quella minestra calda quanto mi manca; essere il primo a tutti i costi davero stanca:
Ancora qui, per dire di si, ai miei sentimenti, con l'onestà di chi non ha mai barato con te.
Abbracciami adesso, perché è tempo di noi
Io non ti ho scordato, non l'ho fatto mai.
Una domenica diversa da qui, talmente lontana, era un appello che forse, per noi, non tornerà più.
Ecco il mio indirizzo: torna quando vuoi
Lascia la porta spalancata alla vita, anche se l'hanno umiliata, brutalizzata;