venerdì 14 gennaio 2011

Parigi è lontana

Un viaggio avvolto, ovattato, coccolato dalla nebbia, quella spessa, quella che mangia i colori, come dice, giocando con le rime, qualcuno bravo. Un viaggio di mattina presto per il consueto appuntamento con il mio luminare. Un viaggetto solo, dove i fantasmi dei fari delle altre auto appaiono d'improvviso  sbucando dal bianco denso, ti accompagnano per qualche istante e poi altrettanto rapidamente svaniscono alle tue spalle.
Isolato nel nulla del grigio di latte e di ovatta che stinge e separa, allontana le case e le vite, rende lontani i rumori dei passi, le voci e le luci.
"Ormai dobbiamo inventare un'altra scusa per continuare a vederci", gli ho detto appena arrivato, posandogli sulla scrivania il referto della mia ultima ecografia. Ha sorriso, dietro i baffi e gli occhiali, prima di torturarmi ancora una volta il tendine, che forse proprio di acciaio tutto non è, ma di sicuro non è più di cristallo. "Così sei guarito, finalmente", mi ha detto.
Poi si è informato sui progressi, sui tempi, e sulla frequenza degli allenamenti. "Vedi di cercarti qualche gara da 10 km in zona, che hai bisogno di farne, di queste. Niente campestri, solo su strada. E non esagerare, che per quest'anno la tua distanza è quella, niente di più e niente di meno".
D'accordo sul niente di meno, ma come niente di più? Non avevamo un obbiettivo ben preciso, ad Aprile?
"No che non ce l'avevamo. Eri tu che ce l'avevi. Ma come tuo medico ti dico che, nonostante vada tutto più che bene, è meglio  che non ci pensiamo neanche. Questa volta passi".
Sapete, non era certo la notizia che mi aspettavo. Avevo già in programma di cambiare tipo di allenamento per poter allungare le distanze e questo niente, mi blocca le speranze sul nascere. E già mi immaginavo là, nella calca colorata, in quei giorni di inizio primavera dove l'aria intorno alla Senna profuma di fresco, dove Place Vendòme è un devastante incanto quieto, dove i Marais sono una soffitta dove vorresti vivere.
Ma non è ancora detto che gli dia ascolto. Parigi è lontana e gli Champs Elysées distano ancora ben 86 giorni.  E la mia prenotazione è lì bloccata, non so ancora per quanto, che non so proprio due euro, insomma. Vedremo.
Però una buona notizia c'è. Una splendida, bellissima, che scalda il cuore. Una che tutte le altre passano in secondo piano, ma che dico secondo, quarantatreesimo piano. E' che dopo anni, ma dico proprio anni, che l'ultima volta che han visto la mia piccola lei era un soldo di cacio, finalmente questa sera vedrò Loro.
E non vedo l'ora.
E - nota di servizio -  Ale, manchi tu. Ma in moto, se monti in sella adesso, ce la fai benissimo ad arrivare per cena.

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Devi avere pazienza, pazienza, pazienza.
    Pian pianino e con costanza arriverai dove vuoi tu, dove è meglio, ma non puoi deciderlo da solo, lo deciderai insieme alla tua preparazione atletica. Magari possono bastare sei mesi oppure un anno o un anno e mezzo, l'importante è:
    mentre attendi il momento giusto goditi tutto quello che hai già a disposizione.

    Buone corse

    RispondiElimina
  3. @Giuseppe: con la pazienza non ci vado proprio d'accordo, il mio epitaffio sarà "non è mai stato una persona paziente". Ma hai ragione: l'importante è godersi il momento, che già ce n'è. Grazie.
    D&R

    RispondiElimina