sabato 22 gennaio 2011

Ombre

Subdole, loro. Ossèrvale adesso, mentre fuggono leste, via dai riflessi gelidi delle vetrine sotto i portici di via Venti Settembre, i riflessi di quella cosa che eravavate voi, in quel tempo in cui nè domande nè dubbi potevano esistere. L'amore rende invisibili, ti diceva, mentre osservavate le vostre ombre sbiadite sotto un sole di ottobre e l'aria fredda del porto le faceva stringere le braccia. Beh, adesso infatti ti vedi. E non c'è niente da salvare, in ciò che vedi. Ed è inutile andarlo a scovare tra vecchi libri ammuffiti delle bancarelle del centro o giù dentro i carugi stretti e scuri che odorano di frittura e di altre vite.
Non posso più. Riprendo la mia vita, ti aveva detto quel giorno, in quella maniera definitiva ed agghiacciante, seduti sotto l'ombra degli alberi dei giardini dell'Acquasola. Senza preavviso? No, già lo sapevi, lo avevi respirato nella brezza che profumava di mare ancora prima di incontrarla, l'avevi visto nei suoi occhi che d'improvviso non eran più limpidi, non avresti avuto neanche bisogno delle parole - avresti sofferto di meno? - Prèndila la tua vita, le avevi risposto, e già che ci sei prendi anche la mia, che ormai è uno straccio buttato per terra, sono i gusci spezzati della noce, è un foglio strappato e sminuzzato in mille coriandoli disperati e buttato nell'acqua lurida della Foce, mille frammenti di te, di me e non più di noi, morsi di parole irriconoscibili ma sai che sono stati scritti.
Di lei ti aveva affascinato da subito la calma nei gesti ed i capelli impigliati nel vento, resi preziosi da tempo ben speso. Gambe veloci e un gran bel culo, questo va detto.
Ricorderai il primo incrocio dei vostri sguardi e il riconoscersi, subito. E la consapevolezza definitiva dell'appartenersi di un attimo dopo, ed il bacio seduti sui gradini della fontana di piazza De Ferrari, con il vento che vi portava gli schizzi dell'acqua addosso ed i gabbiani che dall'alto vi osservavano giocando con le correnti.
Nascondeva dentro gli occhi neri, tra le ciglia, un sorriso sereno. Un sorriso di chi ne ha viste e passate tante ma che sa che anche la tempesta  più terribile, comunque alla fine è destinata a lasciar posto ad onde calme che rispecchieranno ancora una volta il sole.  Qualche volta aveva addirittura sperato che quel sole fossi tu. Era in quei momenti che il suo sorriso ti ammaliava ed era ancora più bello.
Poi, improvvisa, saliva la paura ad impadronirsi di quegli occhi, rendendoli più neri ancora, seri e tormentati. La paura di trovarti completamente o di perderti completamente, era un guaio uguale, era la pazzia, era la strada senza ritorno, che la portava a guardarti fisso per leggerti dentro, improvvisamente seria, pronta a sfidare la tua sicurezza, le tue convinzioni, a cercare un tentennamento che non ha mai trovato, che non potrebbe trovare, che non troverà mai comunque. Come quella tua corsa pazza in macchina che ti aveva portato a lei in un niente, bruciando tutti i semafori, davanti a Porta Principe mentre lei voleva scappare e sparire una volta per tutte. Ti aveva detto adesso mi dai uno schiaffo ma tremava ancora ed aveva ancora paura di andare via e di perderti, di andare via e trovarsi, anche se sorrideva. Non potrei, le avevi risposto, non potrei mai, non voglio nient'altro di quello che ho e tenermelo, per quanto potrò e sarà sempre troppo breve. Non voglio nient'altro. Non esiste nient'altro.
Ma non potevi legarti, legarla. Non potevi inventare altro tempo oltre quello che c'è, che c'è stato. E non potevi non rimanere a fissare per l'ultima volta l'ombra della sua figura, mentre svoltava e spariva nella salita del Prione. L'ombra non si era voltata. 
E dimmi a cosa serve, adesso, rimanere lì, su quella spiaggia, ricoperta di alghe infradiciate, di rami levigati e bianchissimi e di latte di vernice arrugginite. Dimmi cosa serve guardare anche stavolta quella luna che lentamente affoga nel mare.
E sì che ne gliene hai tirati tanti di sassi, a quella stronza di luna perchè la smettesse di proiettare altre ombre e di sfotterti, con quello sguardo malinconico e canzonatorio insieme.

[P.S. Secondo me, correre non è che mi faccia proprio benebenebene....]

2 commenti:

  1. ...allora non verrò MAI e POI MAI a correre con TE!!!!;)
    ciaooo Vania

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  2. @Vania: non è che tutte le volte mi fa quest'effetto: a volte è addirittura peggio! Ciao!

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