giovedì 23 dicembre 2010

Gli Invincibili

   "Rendo grazie a qualunque Dio ci sia
per la mia anima invincibile
Sferzata a sangue dalla sorte
non si è piegata la mia testa
 Non importa quanto angusta sia la porta
quanto impietosa la sentenza
 Sono il padrone del mio destino
 il capitano della mia anima"

Non so a quanti sia capitato di vederla, l'altro sera. Io son rincasato tardi, come ultimamente mi capita e, dopo i consueti baciotti alla mia piccola, ne ho vista una parte sola, quando la trasmissione era oramai verso la fine. La mattina dopo, presto, mentre abbandonavo la grigiosità spruzzata di neve e tristezza infinita di bucodiculoplace, alla radio ne parlavano ancora, con una commozione ed un'ammirazione sconfinata che mi ha fatto risalire il groppo in gola della sera precedente.
Gli invincibili ci sono. Quelli che non si arrendono, che non smettono quando questo sarebbe più facile. Che osano, che ci credono, che hanno in loro stessi il giudice più severo.
Quelli che ho conosciuto quella volta avevano l'aspetto sbiadito di una coppia quasi anonima. Si davano il cambio nel cubicolo di fianco al nostro, in quei dieci giorni spaventosi passati chiusi dentro l'Ospedale dei bambini della mia città, io e la mia bimba e le nostre mani che non si sono lasciate mai ed i mille fachestiabene fachestiabene recitati in silenzio. I cubicoli erano stanze strette e lunghe, quattro metri per due, con il lettino, uno spazio per un piccolo tavolino, un televisore fissato a parete e lo sdraio per star vicino alla mia piccola. Le pareti divisorie erano vetrate, e tiravamo le tende interne per poter riposare e gestirci un minimo di privacy. Su consiglio dei medici si usciva il meno possibile per evitare di portare potenziali pericoli all'interno. I comandi manuali delle televisioni erano guasti e c'era lo stesso telecomando per il nostro televisore e per quello delle due stanze vicine, di modo che, per cambiar canale dovevamo per forza passarcelo.
Io sono un orso, oramai un poco mi conoscerete, ed in quell'occasione ero ancor più chiuso con me stesso, parlavo il minimo indispensabile con le infermiere di turno e con i vicini un buongiorno frettoloso e nient'altro, il mio mondo era tutto concentrato lì, sotto le coperte scosse da una febbre che non voleva abbassarsi, e non c'era altro, non riuscivo a vedere ed a considerare null'altro. E non mi importava confrontarmi con il dolore degli altri, avevo già il mio da amministrare, non volevo sapere le malattie, mi facevano andare in bestia le occhiate un poco timorose ed un pò compassionevoli degli altri, quelli che i loro figli erano in tre per stanza e che potevano tenere la porta della stanza aperta. La consorte, che invece ha una tara nel proprio DNA che le impedisce di farsi esclusivamente i fatti propri, dopo mezza giornata conosceva anche il soprannome del cugino di secondo grado della caposala, oltre al quadro clinico della metà dei pazienti. Pertanto l'aveva saputo subito.
Aveva saputo che la loro bambina era stata colpita in fase neonatale da una grave forma di encefalite che l'aveva ridotta a poco più di un vegetale. Avevano parlato a lungo, delle difficoltà della malattia che li obbligava periodicamente a vivere lì, in quella stanza quattro per due, isolati. Aveva saputo degli altri figli, quelli normali, delle fatiche per arrivare a fine mese con uno stipendio da operaio e dei mille sacrifici che sostenevano con una serenità sorprendente. Aveva saputo della felicità data da movimenti impercettibili, del bene puro, dell'amore sconfinato che supera d'un balzo e va oltre la malattia più lacerante.
Ed aveva saputo che la bambina non era loro, gli era stata data in affidamento perchè i veri genitori non erano stati in grado di accudirla. E poteva pertanto essergli levata in qualsiasi momento, e questa era la loro paura maggiore. 
E aveva saputo che non era la prima disabile che avevano avuto in affido. Per loro scelta, "perchè qualcuno deve occuparsene ed è una gioia immensa poterlo fare"
Tutte queste cose la consorte me le ha raccontate incapace di trattenere le lacrime.
Mi sono vergognato, allora, osservando quell'amore che andava oltre, quel coraggio che andava dove io non sarei mai riuscito ad arrivare.
Dopo dieci giorni noi siamo usciti, loro sono rimasti. Non li ho più rivisti.
Ho comprato tre telecomandi nuovi, uno per televisore ed una scatola di cioccolatini per le infermiere, che anche loro, lì dentro, hanno il loro bel grado di invincibilità.
Per cui io lo so. Gli invincibili esistono.
E non erano magari quelli che circondavano Laura&;Lory quel giorno, o non erano neanche dalle parti di Sonia mentre cadeva dal motorino e nessuno le dava una mano ma ci sono, ve lo assicuro.
Gli invincibili partono alle sei del mattino e con ostinazione portano avanti i lavori più duri senza perdere il sorriso.
Gli invincibili rispettano gli altri, a volte più di loro stessi
Gli invincibili hanno occhi trasparenti e puri.

E ci sono giorni esaltanti in cui mi sento quasi invincibile anch'io, ed In altri invece penso tutto il contrario. Ma mi affido fortemente ai primi, anche perchè la mia vita si basa sul seguente pensiero: sapete come son salito in cima al Monte Bianco?
Semplicemente un passo dopo l'altro (ed un minimo di ostinazione, ça va sans dire).

E poi gli invincibili hanno una malattia contagiosissima.
Perchè stando accanto agli invincibili, un poco meno vinti ci sentiamo anche noi.

Per cui Buon Natale a tutti, e soprattutto agli Invincibili che leggono questo blog. Perchè, oltre ad essere Invincibili, diciamolo, hanno anche un ottimo gusto :-)

E in ultimo, un bacio a Laura, che proprio mentre scrivo, adesso adesso, sta venendo al mondo. E sua madre, (una rompiscatole di primo livello ^_^), in questo splendido momento, invincibile lo è per davvero.

8 commenti:

  1. mi sono sempre chiesta dove certe persone di fronte alle difficoltà riescono a tirar fuori una forza sovraumana! Credo sia un dono riservato davvero a pochi.
    Un caro saluto a te e ai tuoi amori

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  2. Che sensazione di contagio venire qui. Fa stare bene.

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  3. Ciao DR. Queste tue parole sono così profonde, così sentite, così sferzanti che non voglio aggiungere altro. Un'unica cosa: l'invincibilità inizia dove comincia l'accettazione. Sembra un paradosso ma credo sia così. Buone feste, a te e alla tua famiglia. A presto!!!!
    Bruno

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  4. ...contenta di rileggerti...un bel Regalo.:)
    BUONE FESTE .
    Vania

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  5. Ricominciare a leggerti è uno dei regali di Natale più apprezzati!!!
    Mi sei mancato!
    Buon Natale a te, ai tuoi cari e agli invincibili.

    un abbraccio

    folada

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  6. @mjavale: forse il segreto è non chiederselo mai. Grazie ed Auguri anche ai tuoi!
    @Sandra: strano sai? Da lo stesso effetto anche a me, ogni volta che torno qui :-)
    @Bruno: Sì, la penso anch'io così. Auguri anche a voi.
    @Vania: grazie, buone feste anche a te.
    @folada: mi siete mancati parecchio anche voi! Grazie, e Buon Natale anche a te.

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  7. Io ne ho conosciuti tanti di invincibili: forse sono stata fortunata, o forse semplicementi attenta alla loro vita, perché degli invincibili non hai sottolineato una cosa: generalmente, sono silenziosi, e fanno tutto quello che fanno senza clamore, a volte, anzi spesso, o addirittura sempre, senza neanche accorgersene. Sono quelli che io chiamo "gli eroi di ogni giorno".

    E meno male che sono contagiosi, anche se il contagio è spesso lieve, e di troppo breve durata.

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  8. @Ify: Hai ragine, sono silenziosi sempre. Ma spero però che il contagio non sia di breve durata e che qualcosa, in fondo, rimanga per sempre.

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