lunedì 27 dicembre 2010

Trecentoventotto

I chilometri percorsi in questi ultimi tre mesi. Certo che ho corso, cosa credevate.
Trecentoventotto ad oggi, che c'erano -6°, di fuori, e il terreno era duro asfalto ed ogni respiro era un fiato ghiacciato che entrava tagliente, nonostante il mio neckwarmer fighissimo, ed usciva in volute che sembravano fumo denso. Trecentoventottomilapassi, passo più, passo meno, mediando tra gli allunghi, quelli che tiri i denti ed i muscoli per andare oltre ed quelli più corti, delle salite, per cercar di recuperare gambe e polmoni. Trecentoventottomilarespiri, tutti d'un fiato, venticinquemila battiti del cuore circa, più veloci ed affannati i primi, molto più ragionevoli e quasi normali gli ultimi.
Un allenamento ogni tre giorni circa, lavoro permettendo. Una trentina abbondante di allenamenti pertanto, e trenta modi diversi di iniziare la corsa, trenta emozioni, sogni e pensieri, trenta nuvole da guardare o trenta gocce di pioggia da prendere, trenta sogni in cui affogare, trenta speranze, trenta incazzature da far passare, trenta favole da inventare e da raccontare sottovoce alla mia bimba, e trenta e molte più volte che la vedo scivolare sorridendo nei sogni ed ogni volta mi ci perdo che fa quasi male.
In mezzo, la mia prima gara, tre settimane fa. Io, il mio amico Renè oltre ad altri cinquecento circa, chiassosi, festosi  e sorridenti, tutti in tinta con la stessa canotta blu e la scritta 10K. Tra tutti sono spuntati gli occhi azzurri e quasi increduli di Piero, il mio fisioterapista di allora, dei tempi dell'incidente in moto, di quando ero tutt'uno con le mie stampelle che credevo non avrei abbandonato mai. Lui che mi ha aiutato a dimenticarle invece, che si è sdraiato tante volte sulla mia schiena e da quella insolita posizione si è beccato i miei insulti peggiori, che mi ha massacrato in tutte le maniere possibili ed immaginabili e che alla fine mi ha visto andar via dal suo studio senza neanche più zoppicare, lui aveva le lacrime agli occhi, e mi ha stretto con un abbraccio che era condito di gioia pura.  
10K. Alla partenza Renè mi ha chiesto se volevo che corresse con me, ma lui aveva già gli occhi della tigre anche se era una non competitiva e gli ho detto vai e corri, poi torna indietro e vieni a prendermi, così facciamo gli ultimi passi insieme.
Il freddo, la mattina presto, poi lo sparo, la partenza, il fiato basso e la voglia subito di andare, di spingere e di seguire i primi. Ed invece no, tieni il passo morbido, oggi almeno non è il caso, oggi ricominci, oggi vada come vada ma arriverai, anche se sarai l'ultimo ma arriverai, questo è garantito. E corri e osservi gli altri runner, i più giovani, gli anziani e tenaci, c'è uno anche col passeggino e chi porta a spasso il cane. Guarda, il segnale del primo chilometro sbuca d'improvviso, 4'34" sembra un tempo incredibile, considerate le premesse. E vai e segui il cordone colorato, e se ti volti indietro ne vedi almeno  altrettanti, forse ancora di più. Ti sorpassano in tanti, con il passo agile e lesto, ma non te ne curi, le unghie lasciale dentro, vai e basta, sei solo, nonostante i cinquecento colorati, dosa energie e respiro, perditi nei tuoi sogni che quello sei bravo a farlo, ed oggi puoi. Sogna, ed osserva i ghirigori del gelo, guardalo inerpicarsi sui fili d'erba, segui le correnti di freddo maligno del fiume ed il lago ghiacciato e le papere desolate, scruta il volo dei gabbiani che come te han perduto la via e sono arrivati fin qua. E tu che la via l'hai persa mille volte, che dove sei arrivato forse non lo sai neanche più, e che ancora ti perdi, felice comunque di poterlo fare, tu intanto corri, che quello hai finalmente scoperto di aver nuovamente imparato a farlo.
E nell'ultima salita, puntuale eccolo lì, Renè, il solito Renè, un pò sornione, pronto ad accompagnarmi fin quasi al traguardo, prima del quale si è staccato perchè quello devi attraversarlo da solo tu. Ed eccolo, il traguardo, quell'enorme salsiccione blu che ci passi sotto fermi il cronometro ed è già finita, e di energia ce n'era ancora, se lo sapevo potevo dosare di meno e spingere di più.
Il risultato? 222° per me, in 52'28". 19° invece Renè, poco sopra i 39', sbagliando anche percorso, ma questa, per chi lo conosce, è una cosa che non sorprende più di tanto.
E Parigi è adesso trecentoventotto volte più vicina.

5 commenti:

  1. trecentoventotto volte BRAVO! Ottimo inizio, ti auguro un 2011 ricco di piacevoli momenti, podistici e non!
    Buone corse ;-)

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  2. Anche io vado a correre, ma non faccio tanti Km e non ho intenzione di fare gare o battere record. Quando corri puoi sentire la musica e alla fine ti senti più riposato di quando sei partito, mi piace molto.

    Simone

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  3. @mjavale: Grazie, ricambio di cuore, e per Roma... why not?
    @Simone: combinazione, io stavo leggendo il tuo blog! Nessun record, tranne quelli con me stesso. E la maratona è una sfida più di mente, prima ancora che di corpo. Ed hai ragione, piace molto anche a me.

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  4. Mi fai quasi un po' d'invidia... correre è una cosa che non so proprio fare (rimarrei subito a corto di respiro. oltre al resto naturalmente) ;)
    ma deve essere una bella sensazione.

    Ti auguro di arrivare dove vuoi; a Parigi e anche molto più un là. Buon 2011 di corsa :)

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  5. @morena: "rompere" il fiato è la prima cosa che si deve superare. Poi è fatica e sudore, ma anche grandi soddisfazioni, quando acquisisci la consapevolezza che puoi andare oltre quello che credi di essere. E poi mi dona sensazioni fantastiche, per cui io consiglio sempre di provare.
    Grazie di cuore e Buon 2011 anche a te, cosparso di nuovi scritti e di una buona vita.

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