Mi è tornato tra le mani per caso, l'altro giorno, improvvisamente. Uno squarcio nel passato, un ricordo quasi dimenticato che è tornato vivo fresco, liquido. Ha bussato, non ha neanche aspettato che aprissi, mi ha investito, come spesso fanno i ricordi improvvisi, in un vento che esplode di una moltitudine di foglie gialle e rosse, dai suoni secchi, carico dei profumi caldi di estati dimenticate. Si, Mi ha investito. Nostalgico? Anche, a volte.
Non so se ci avete mai giocato, con questo incredibile pezzo di carta, quando eravate ragazzi. Parlando da ingegnere, matematicamente si tratta di un esempio di superficie non orientabile, in cui esiste un solo lato e un solo bordo. Infatti, dopo aver percorso un giro, ci si trova dalla parte opposta; solo dopo averne percorsi due ci ritroviamo sul lato iniziale. Ma a me ricorda altro.
Erano tanti, mille anni fa. La scuola, la mia vita di ragazzino, così diversa da adesso..
E la prima incredibile cotta. Di quelle che hai il cuore a mille e che non ti riesci neanche a spiegarti perchè, tu che fino ad un secondo prima giocavi ancora con il Subbuteo e le automobiline. Non ricordo neanche che classe facevo. Non ricordo più il nome, forse Annalisa, ricordo vagamente il volto, che ritorna da una vecchia foto di classe, di quelli dove lei aveva i codini ed io il grembiule scuro.
Lei era una di quelle bravine e perfettine, quelle con la mano alzata, sempre. Sapeva l'Infinito a memoria, ma sospettavo che se lo fosse scritto nascosto da qualche parte. Brava in italiano, brava in inglese, con lei riuscivo a spuntarla solo in matematica. E nelle gare di corsa, quello per forza, che mi piaceva già allora. Per tutto il resto mi batteva regolarmente. E la cosa pungeva un pò il mio orgoglio, ma mi piaceva da matti.
Una di quelle cose che le dicevi solo agli amici, di nascosto, come quando ti dicevano, che so, lo sai che mi son fidanzato con Maria, e tu gli chiedevi se lei lo sapeva e l'altro rispondeva certo che no. E ci passavi le ore a scuola a guardarla, di nascosto che la prof di chissàccheccosa se ne accorgeva sempre e vai con gli urli. E forse sì avevi incominciato a scoprire che ti piaceva scrivere allora, perchè allora hai cominciato e poi non hai più smesso. E scrivevi il nome sul bordo del foglio del compito in classe, invece che farlo, il compito, lo scrivevi a ripetizione, uno, due diecivolte in riga uno dietro l'altro, che poi quando ti risvegliavi scoprivi che mancavano dieci minuti al termine, dovevi cancellare tutto con la gomma da stilo, quel disco azzurro di gomma dura, che se non fai attenzione attraversavi il foglio da parte a parte e finivi che il compito era un guazzabuglio di scritte, cancellature, conti fatti troppo in fretta e alla fine tua madre andava al colloquio parenti per sentirsi dire che sì, andavo benino, ma avrei potuto impegnarmi di più.
E ricordo che mi svegliavo presto la mattina per andare a scuola e vederla. lì nello stesso banco, che non sapeva neanche che esistevo. Che poi non ce l'avevo mica, il coraggio di parlarle, tranne qualche "ciao" di striscio, un poco come se fosse capitato per caso, quando invece avresti voluto dirle solo che ti piaceva, e da matti.
Poi, in giorno, giocando con la matematica, mi ero studiato da solo, per la prima volta il mio nastro di Moebius, personale. Mi aveva sorpreso, ma l'avevo analizzato e compreso. E in un attimo me l'ero studiata così bene, che il giorno dopo, avrebbe funzionato, la va o la spacca. E il giorno dopo mi ero presentato da lei, davanti a scuola, con il mio nastro per lei. "Scommetto che non sai cos'è", le avevo detto improvviso, senza neanche salutarla, porgendoglielo. Lei stava parlando con le amiche, ma mi aveva visto arrivare: sospetto che la mia cotta segreta non fosse poi così tanto. Mi aveva guardato, con gli occhi che ridevano e poi mi aveva risposto "E' un nastro tagliato male".
"E allora scommettiamo che ti sorprenderà, questo nastro tagliato male?" Avevo ribattuto io, con la spavalderia che mi serviva a nascondere le mani che tremavano. "Scommettiamo un bacio. Un bacio perchè questo nastro tagliato male ti sorprenderà una volta ed un'altra subito dopo" le porsi le forbici ed il nastro di carta. Eravamo soli, in quella piazza, nel ricordo che ho di allora non c'era più nessuno, anche se, magari c'erano le sue amiche intorno che sghignazzavano, non me ne ricordo.
E lei cominciò a tagliare nel senso della lunghezza, mentre le spiegavo. Le spiegavo, sicuramente in maniera confusa che le avevo donato quel nastro perchè mi piaceva e tanto, che eravamo io e lei, quel nastro, e che ci provasse una, due volte a separarlo quel nastro, se ne era capace, a separare me da lei. E mentre parlavo e lei tagliava e vedevo lo stupore nei suoi occhi, mentre tagliava, una e due volte. Poi, per un attimo che mi è sembrato un secolo, il tempo si era fermato, allora.
Quel bacio, inaspettato ed improvviso, da ragazzino imbranato, imbambolato, incredibile, con i fischi di incitamento degli amici di allora, quel bacio me lo ricordo ancora adesso.
Chissà cosa fa, adesso, dove vive, se è sposata.
E chissà se mai le è più capitato, riprendendo per caso, che so, un nastro di stoffa cucito per sbaglio a formare un nastro di Moebius.
Secondo me ha sorriso anche lei.
Lei era una di quelle bravine e perfettine, quelle con la mano alzata, sempre. Sapeva l'Infinito a memoria, ma sospettavo che se lo fosse scritto nascosto da qualche parte. Brava in italiano, brava in inglese, con lei riuscivo a spuntarla solo in matematica. E nelle gare di corsa, quello per forza, che mi piaceva già allora. Per tutto il resto mi batteva regolarmente. E la cosa pungeva un pò il mio orgoglio, ma mi piaceva da matti.
Una di quelle cose che le dicevi solo agli amici, di nascosto, come quando ti dicevano, che so, lo sai che mi son fidanzato con Maria, e tu gli chiedevi se lei lo sapeva e l'altro rispondeva certo che no. E ci passavi le ore a scuola a guardarla, di nascosto che la prof di chissàccheccosa se ne accorgeva sempre e vai con gli urli. E forse sì avevi incominciato a scoprire che ti piaceva scrivere allora, perchè allora hai cominciato e poi non hai più smesso. E scrivevi il nome sul bordo del foglio del compito in classe, invece che farlo, il compito, lo scrivevi a ripetizione, uno, due diecivolte in riga uno dietro l'altro, che poi quando ti risvegliavi scoprivi che mancavano dieci minuti al termine, dovevi cancellare tutto con la gomma da stilo, quel disco azzurro di gomma dura, che se non fai attenzione attraversavi il foglio da parte a parte e finivi che il compito era un guazzabuglio di scritte, cancellature, conti fatti troppo in fretta e alla fine tua madre andava al colloquio parenti per sentirsi dire che sì, andavo benino, ma avrei potuto impegnarmi di più.
E ricordo che mi svegliavo presto la mattina per andare a scuola e vederla. lì nello stesso banco, che non sapeva neanche che esistevo. Che poi non ce l'avevo mica, il coraggio di parlarle, tranne qualche "ciao" di striscio, un poco come se fosse capitato per caso, quando invece avresti voluto dirle solo che ti piaceva, e da matti.
Poi, in giorno, giocando con la matematica, mi ero studiato da solo, per la prima volta il mio nastro di Moebius, personale. Mi aveva sorpreso, ma l'avevo analizzato e compreso. E in un attimo me l'ero studiata così bene, che il giorno dopo, avrebbe funzionato, la va o la spacca. E il giorno dopo mi ero presentato da lei, davanti a scuola, con il mio nastro per lei. "Scommetto che non sai cos'è", le avevo detto improvviso, senza neanche salutarla, porgendoglielo. Lei stava parlando con le amiche, ma mi aveva visto arrivare: sospetto che la mia cotta segreta non fosse poi così tanto. Mi aveva guardato, con gli occhi che ridevano e poi mi aveva risposto "E' un nastro tagliato male".
"E allora scommettiamo che ti sorprenderà, questo nastro tagliato male?" Avevo ribattuto io, con la spavalderia che mi serviva a nascondere le mani che tremavano. "Scommettiamo un bacio. Un bacio perchè questo nastro tagliato male ti sorprenderà una volta ed un'altra subito dopo" le porsi le forbici ed il nastro di carta. Eravamo soli, in quella piazza, nel ricordo che ho di allora non c'era più nessuno, anche se, magari c'erano le sue amiche intorno che sghignazzavano, non me ne ricordo.
E lei cominciò a tagliare nel senso della lunghezza, mentre le spiegavo. Le spiegavo, sicuramente in maniera confusa che le avevo donato quel nastro perchè mi piaceva e tanto, che eravamo io e lei, quel nastro, e che ci provasse una, due volte a separarlo quel nastro, se ne era capace, a separare me da lei. E mentre parlavo e lei tagliava e vedevo lo stupore nei suoi occhi, mentre tagliava, una e due volte. Poi, per un attimo che mi è sembrato un secolo, il tempo si era fermato, allora.
Quel bacio, inaspettato ed improvviso, da ragazzino imbranato, imbambolato, incredibile, con i fischi di incitamento degli amici di allora, quel bacio me lo ricordo ancora adesso.
Chissà cosa fa, adesso, dove vive, se è sposata.
E chissà se mai le è più capitato, riprendendo per caso, che so, un nastro di stoffa cucito per sbaglio a formare un nastro di Moebius.
Secondo me ha sorriso anche lei.
Geniale.
RispondiElimina..in questa giornata ke sembra quasi di primavera, invece di nevicare, fare freddo e soffiare un vento gelido dal Nord, eccomi quà a camminare sotto questa calotta azzurra, ma oggi sono piu le preoccupazioni ke il piacere di alzare gli okki. Quante ne ha viste questa calotta azzurra sopra le nostre teste... sicuramente anke la storiella appena letta. Storie di semplicità e di originalità dei ragazzini di un tempo ...
RispondiElimina...sicuramente la calotta azzurra ha assistito a questo!!! Io in questa "pessima" giornata, ke sarà il preludio di decisioni DOVUTE .. quasi quasi è meglio ke lascio stare un attimo il lavoro, e alzo gli okki al Cielo e me lo gusto un pò ... un pò come mi sono gustato questa bella storiella!
.....................non bisognerebbe mai smettere di sognare ... mai smettere di guardare al Cielo con Amore ... e mai dimenticare quello ke siamo stati!
esco.
Ben tornato ....! Bello questo racconto che fa ricordare le prime cotte e quanto era bello sentire quel non so' che allo stomaco (e non era ernia iatale!!!) ma una sensazione che racchiudeva emozioni forti....... ma si provano sempre quando si scopre qualcosa di nuovo, quindi come dice slaymer73 mai smettere di sognare ....
RispondiElimina@Anonimo, @slaymer, @mati: Grazie.
RispondiEliminaAvete ragione: mai smettere di sognare. Mi sa che non avete mai smesso neanche voi. Continuiamo così.
D&R
Che dolcezza quelle prime cotte innocenti, e che bel ricordo hai voluto condividere con noi (anche se, diciamocelo, magari tua madre andava a parlare con gli insegnanti, non coi parenti! :P )
RispondiEliminaAbbraccione.
@Diemme: Così vive comunque che sembra ieri. E comunque ho corretto, signora professoressssa
RispondiElimina:-) Grazie.