sabato 10 maggio 2014

Clochard D&R-Style


Rassicuratevi. La situazione economica, in casa D&R, è assai critica, quasi disastrosa oserei dire, ma fortunatamente un tetto sopra la testa (per oltre metà di proprietà della banca - il tetto, non la testa), ancora per fortuna ce l'abbiamo.
E' che questa mi è venuta in mente l'altro ieri. Un ricordo mio e della mia Ciccia quando era ancora piccola e ogni sorpresa, ogni novità era un'esplosione di gioia in quegli occhi strizzati a semicerchio. Erano quei giorni che la sua mano era nella mia mano, che le prime passeggiate in montagna erano una sorpresa continua, un animale selvatico scorto tra le foglie tremolanti dei rami di betulla, i bucaneve sopra l'ultima neve granulosa, il profumo di muschio e funghi del bosco.
Aveva maturato un'insana passione per "i soldini" - come li chiamava lei, le monetine smarrite alla cassa del supermercato o dimenticate alla macchinetta del caffè  - ed una notevole capacità nello scovarli. Sembrava un cane da punta quando fiuta la preda. Sguardo fisso immobile, lento gioco di piedi per uno spostamento laterale tipo granchio sulla spiaggia, piegamento come casuale per allacciarsi una scarpa, recupero e rapido intascamento della monetina. Il più delle volte non me ne accorgevo neppure.
Poi fuori era raggiante. Recuperava rapidamente la mia mano, me la stringeva forte e con aria da cospiratrice, avvicinandosi mi bisbigliava "ho trovato un soldino!" tutta felice, allungando la manina chiusa a pugno e mostrando il suo piccolo tesoro. Inutile distoglierla spiegandole che non era igienico, tentare di distrarla dandogliene di tuoi (che intascava regolarmente comunque), non appena entrava in zona di caccia si concentrava e se c'era un centesimo, di fianco al bancone dei formaggi al mercato o pizzicata sotto la sedia di un bar, non c'era storia, era sua.
Me la ricordo in particolare una volta. Eravamo a passeggio per Bucodiculoplace e come sempre accade quando ci affianca la consorte, eravamo intenti a chiacchierare con qualcuno. Cioè lei chiacchiera ed io o faccio finta di sapere chi mi trovo davanti o, molto più semplicemente mi annoio. Fermi tra un bar e la farmacia, sentivo vagamente discorsi da cui riportavo alla mente parole a caso. "Poverino.... improvviso...non aveva nemmeno... anni.." 
Ok, ok. Questa la so. E' morto qualcuno (che se abiti a Bucodiculoplace è quasi una liberazione, in fondo). Avvio fase faccia contrita. 
E così mentre incrociavo le dita ed ogni tanto emettevo un sospiro che esprimesse profonda rassegnazione per la caducità umana, osservavo la Ciccia, bella concentrata che teneva d'occhio il distributore automatico dei preservativi, in attesa. L'ispezione delle sue ditine allo sportello del resto aveva dato esito negativo, ma non disperava. E come il coccodrillo sotto il pelo dell'acqua,  aspettava che il suo gnu arrivasse alla pozza per bere.
Il suo gnu era un ragazzotto di poco più di vent'anni, spavaldo per non far vedere di essere timido ed impacciato. Arriva fischiettando e con estrema nonchalance inserisce una banconota nella fessura. Poi, mentre sta per pigiare il pulsante, accade qualcosa che gli spegne rapidamente il fischio. Nota una bambina piccola di fianco a lui che lo guarda fisso, e lui... lui oddio, sta comprando dei preservativi!! E la sua spavalderia lo abbandona in un niente. Si gira imbarazzato, sorride alla bambina che non gli restituisce il sorriso. Si passa nervosamente una mano tra i capelli.  Si volta dall'altra parte, si sente osservato da chissà quanti occhi, quasi un ladro, un mezzo maniaco. Spera che i  genitori della piccola richiamino 'sta cacchio di nana, ma quelli niente, chiacchierano, loro. E la bambina non si schioda. E il pacchetto non scende, ah già non ha ancora premuto il pulsante, forse farebbe meglio a scegliere l'acqua ossigenata, anche se non sa cosa farsene. Alla fine si decide, preme convulsamente il pulsante per la confezione da 5  e, non appena quella cade, la agguanta e letteralmente scappa. 
La mia piccola, beatamente attende. Un paio di secondi dopo sente scendere il resto e, con tutta calma, si avvicina per recuperarlo. Mi torna vicina e mi stringe la mano, mostrandomi orgogliosa il bottino. "Che buffo quel signore - mi dice ridendo - ma perché è scappato?"

L'estate successiva eravamo in montagna, a bearci di lunghe passeggiate nei boschi, a sfinirci di giochi nel giardino ed a riposarci poi sul lento dondolarsi dell'amaca grande, guardando le nuvole trasformarsi pigre, tentando di riconoscere le forme nascoste dei più strampalati animali. 
In piena armonia disintossicante con la natura, si viveva parecchio allo stato brado, incuranti dello struscio elegante sulla  via principale, con gran disappunto della consorte (sudici, è il termine che usava), quest'ultima tendente inutilmente a mantenere uno status sociale da "moglie di un ingegnere". Sì, tutte le volte che abbiamo affrontato la pubblica via, quel mondo scintillante di Hogan e Moncler all'ultimo grido e noi con i jeans strappati e tutti strusciati di erba  non le abbiamo certo reso la vita facile.

Un giorno accettiamo di accompagnare la consorte per un prelievo al bancomat. Il suo "cambiatevi che fate schifo" non sortisce l'effetto voluto, se ci vuole siamo bellissimi così. Nel tragitto, comunque, lei si tiene leggermente in disparte. Mentre preleva, mia figlia mi prende per il braccio e mi strattona "Guarda papino, quanti soldiiini!!!", esclama tutta agitata. Davanti al bancomat c'è una grata bloccata nell'asfalto, e sotto, in effetti, si nota una discreta quantità di monetine, seminascoste tra foglie sbriciolate, mozziconi di sigarette e scontrini appallottolati. Mi chino, saggio la grata, non si riesce a spostarla. Lei mi guarda con i suoi occhioni imploranti. "Ma sono tantissimi!, come facciamo?" 
Mia moglie ci guarda minacciosa, anzi mi guarda minacciosa. "Non provateci nemmeno", dice a denti stretti "che ci conoscono". 

Guardo la piccola e la consorte, ma ho già deciso, e lo sanno tutte e due, lo vedo dal sorriso estatico della mia piccola, mentre mia moglie sospira un "fate come volete, io me ne vado".

Ci serve del materiale, dei bastoncini, un cordino, un cacciavite calamitato, cose così. Torniamo in fretta a casa e recuperiamo il necessario, pressati dalla piccola, che teme che qualcuno possa arrivare prima di noi. 
Meno di dieci minuti e siamo nuovamente lì, davanti al Bancomat. Per fortuna sono vestito "da giardino", con i pantaloni con cui ho appena tagliato l'erba del prato, e possiamo sederci per terra senza problemi. Come due barboni iniziamo il recupero, faticosamente, passandoci i bastoncini ed accompagnandoli tremolanti verso l'alto. Siamo accucciati uno di fronte al'altro per la strada e la cosa ci sembra perfettamente normale ed ad ogni moneta che spunta faticosamente fuori la piccola batte festosamente le mani. "un altro papà, quaaanti!!" esclama, continuando a scrutare per essere sicura di non dimenticarne nemmeno uno. 
Ogni tanto ci dobbiamo fare da parte ed attendere rispettosamente per permettere a chi ne ha bisogno di prelevare; un paio di ragazzi ci guardano divertiti, alcuni curiosi, un paio schifati. Me ne frego. Una signora anziana dai capelli bianchi mi chiede educatamente se lo facciamo per bisogno, osservando i nostri indumenti sporchi e le nostre condizioni. "No signora - le rispondo con un sorriso - lo sto solo facendo per far felice mia figlia". Stava per farmi l'elemosina. 
Alla fine, dopo aver frugato nello sporco più remoto che una grata possa contenere, sappiamo di aver recuperato tutto. Me li fa contare due o tre volte. Meno di cinque Euro, ma lei ne ha le mani piene, ed è raggiante. E per la strada di ritorno (in discesa), non facciamo che cantare e ridere, e lei ha tutte e due le mani a pugno e le braccia distese, e salta, ed è felice, e, ironia della sorte, inciampa in una grata. Non ci pensa nemmeno, per proteggersi, ad abbandonare le monete così duramente conquistate e cade in avanti senza poter metter giù le mani e senza che io riesca a far nulla per impedirlo.
Quando riesco a tirarla su piange disperata, ha un ginocchio sanguinante e già gonfio, ed ha graffi ovunque, sugli avambracci, sui polsi. "Ho perso tutti i soldini", mi dice tra i singhiozzi. 
Recuperiamo tutte le monete sparse per terra, la tranquillizzo, le riconto, non ne abbiamo persa nemmeno una. Poi, zoppicante, me la riporto a casa, dove la disinfetto, restituendole il suo tesoro, anch'esso disinfettato a dovere. Ha un bel taglio all'altezza del ginocchio destro, ma resiste in silenzio, mentre lo pulisco con attenzione e le parlo di quanto è brava e coraggiosa, medico tutte le ferite minori ed infine le metto una fasciatura al ginocchio. Rimarrà il segno.

Beh, la cicatrice al ginocchio è visibile ancora adesso. Non la nasconde anzi ne è parecchio orgogliosa, anche se le gambe sono diventate pericolosamente troppo lunghe e, con i suoi orecchini, gli occhi che non si strizzano più a semicerchio ma hanno un filo sottile di eyeliner, non so mica se si siederebbe ancora con me davanti ad una grata a recuperare monete. 

Io sì, sicuro. 
Ma pensandoci bene, anche lei, mi sa.

E se le chiederete il motivo di quella cicatrice "è quella volta che io ed il mio papà abbiamo fatto i barboni", vi racconterà sorridendo.

12 commenti:

  1. eyeliner?????????????? alla sua etàààààààààà????

    RispondiElimina
  2. ah ecco... no allora va bene...

    RispondiElimina
  3. Beh il web mi ha "perso" un commento che ti avevo scritto qualche giorno fa... meglio così ne scrivo uno più bello ;)
    Penso da tempo che quando i nostri figli crescono e (grazie al cielo) allungano le gambe e ti rubano il mascara (questo solo nel caso di madre-figli, in genere :D ) ecc. ecc., ti perdonano l'inimmaginabile. Tutti gli errori della tua vita, per cui ti sei fustigata a sangue per anni. Te li perdonano. E sai perché? Perché in passato ti sei inginocchiato con loro di fronte ad una grata a raccogliere monetine.
    Il bello è che poi sono disposti a rifarlo con te, e certo che lo rifarebbe, scommettici. Anche coi tacchi. Perché quando crescono e diventano adulti capiscono, se glielo hai insegnato, che la vita è questa in realtà, gli intermezzi di follia tra un "dovere e l'altro", quando ci si lascia andare, E si diventa finalmente se stessi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so come fosse l'altro commento, ma hai ragione, questo è proprio bello.

      Elimina
  4. Sei un gran papà! E so che la tua Ciccia e davvero fortunata... Grazie per aver condiviso e per avermi fatto sorridere ☺️

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Troppo buona. La mia Ciccia l'ho vista da lontano ieri sera nella piazza di Bucodiculoplace al ritorno alla cena di fine scuola e subito non l'ho riconosciuta, per quanto era improvvisamente grande e bellissima.
      Grazie a te per i tuoi sorrisi.

      Elimina
  5. Non oso immaginarvi davanti alla Fontana di Trevi... :shock:

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Probabilmente mi avrebbe convinto ad un raid notturno... ^_^

      Elimina
    2. Ti saresti trovato in buona compagnia...

      Elimina
    3. Dai, vieni anche tu?
      Io distraggo i vigili!!!!

      Elimina