venerdì 7 settembre 2012

Quello che non c''è

Non c'è un senso, il più delle volte, In queste parole (e questo è da mò che l'abbiamo capito, penserete voi).
Non c'è un'idea, un percorso, una scelta ordinata - nome predicato verbale complemento oggetto. Mi programmo raramente. Può anche succedere però - Ho vissuto da poco momenti che mi han lasciato segni nel sangue e nelle braccia e di cui vorrò scrivere, ma l'acqua è ancora troppo torbida, han bisogno di sedimentare e depositarsi sul fondo - dicevo, può anche succedere qualche volta, che ci sia un qualcosa di preciso, una frase, sospiro, un accadimento che mi porti qui, nel rifugio di questa finta lavagna che piano piano si allunga e si colora di lettere. Ma quando questo manca, quando senti solo quella voglia, che è un brivido piccolo di piacere, quel sottile pizzico nelle pieghe tra le dita che riconosci e che ti fa comparire  quell'inizio di sorriso che riconosci, quando ti basta una piccola spinta per andare, via, la bici in discesa a vedere dove andrai a finire e quanto tempo rimarrai così, in equilibrio, senza pedalare né frenare, a staccar le mani dal manubrio con l'aria sulla faccia e i capelli che si ribellano al vento, beh, allora incominci e scrivi. 
E scrivi non c'è. E poi ci metti quello che raccogli man mano, che vedi o immagini o senti, quello che magari ancora non sai, ma che sai che arriverà, basta non  chiedersi cosa. Basta non aver pretese. Attendere. Questo lo so fare.
Non c'è particolare tristezza, né particolare allegria. Non c'è un modo di stare, di sentirsi, di essere. 
C'è invece un profumo di erba bagnata, che entra morbido e dolce da fuori. C'è una luce del giorno che pian piano sfiorisce, si attenua e sfuma i colori attraverso le tante finestre di qui, e lo studio che gradatamente perde di forma e diventa ombre e contorni, ed il cono di luce della lampadina che invece aumenta di forza ad rischiarare questa scrivania, con su i fogli malamente impilati e le matite e il disordine mischiato alle cose a cui tengo che sono mie e di nessun altro, un diamante al sicuro nel tappo di una bottiglia, una pietra blu dalle mille sfumature ed un post-it con su disegnato un cuore con i punti esclamativi. Un pupazzo con un tappo di sughero, gli stecchini e la carta da cucina sorride e racconta solo di quanto amore. 
Le foglie della vite invadente che spiano attraverso la porta, i rami del pino spioventi che dondolano, l'aria che entra fresca,i rumori del traffico sulla strada, la moto sbilenca che attende che andiamo insieme a prenderci un po' in giro.
Esci fuori. Stampata nel cielo, mezza luna di fuori, grande e gialla, osserva sporchi colombi riposare a piccoli gruppi sulle grondaie di queste file di tetti rossi; curiosa, sbilenca e discreta nelle vite degli altri dalle finestre socchiuse, dietro tende gialline a fiori. 
Accarezzi le piccole spighe nate dall'erba, te ne rimane il profumo tra le palme e la manciata di minuscoli semi che raccogli nel pugno, le rose riposano, le ortensie seccate attendono invano di essere raccolte. C'è una strana pace, come di quieta attesa, o rassegnazione, non so. 
E senti folate improvvise di cosa invece non c'è. Silenzio di graffi, non ci sono stelle, le stelle son lontane, distanti anni luce da qua che non basta una vita a raggiungerle, i sogni stessi son lontani, indistinti, il mondo potrebbe essere una proiezione su uno schermo rattoppato che tiri via e dietro ti appare la vita cruda com'è che ti dice svegliati ed arrenditi una buona volta, il mondo altro non sono che poche parole che raccogli come ciliegie mature e metti qua, le parole sono la bocca e fiato e labbra che si aprono, e gli occhi e i capelli e le mani che si muovono  a raccogliere una ciocca impertinente, i gesti che fai che riconosco, il suono della voce e il mondo, che quando senti il suono della voce il mondo cambia ancora e che adesso non c'è, magari il mondo, ti rimane come ultimo pensiero prima di chiudere la porta e lasciare fuori la luna guardare i colombi, che dormono, la testa nascosta di dentro e ci sono volte che a nascondere la testa di dentro sarebbe tutto così comodo.

E ieri osservavo di me, nuove, le pieghe lunghe e scavate ai lati della bocca. Mi han sorpreso. Parlano di me più di quanto mi aspettassi, della mia ostinazione, delle mie battaglie e delle mie troppe sconfitte. Ho l'aria stanca. 
Ho anche incominciato a stufarmi di tutti questi capelli lunghi.

E ci sono tutte queste cose che trovi e raccogli, quando senti, forte, più forte del solito, quello che non c'è.

6 commenti:

  1. scusa DR, se spoetizzo. Prima che i colombi dormano tra i tuoi capelli, tagliali!
    Un abbraccio

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  2. ecco perché io non uso più blogger... mi è scomparso il commento che avevo scritto mentre stavo per premere "pubblica" :)
    Ci riprovo.

    Ti dicevo che è troppo tempo che manco da qui dentro. Ci sono tornata e trovo un post che mi assomiglia troppo, trovo le mie parole scritte come tu sai fare.
    Io di pieghe nuove sul mio viso ne trovo quotidianamente. Comincio a trovarmi anche capelli bianchi. Io i miei capelli non li taglio tra parentesi, li sto facendo crescere lunghissimi. Ma tu che balsamo usi? ;) E la lezione della vita io l'ho imparata. Mi sono svegliata e mi sono arresa.
    E molta stanchezza, troppa. Ora di preparare una nuova maratona, vero? Visto che l'estate se n'è andata e con essa il mare.
    Visto che...
    Prometto di passare più spesso.
    Prometto. Ma questa parola non la dovrei usare.
    Una piccola spinta è quella che serve, a volte, hai ragione. Eppure...
    Un abbraccio.

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    1. Non so se sia stanchezza, secondo me sono il peso delle cose, che in certi giorni sono così opprimenti da schiacciarci e farci arrendere, quando poi basta un niente e non ce ne accorgiamo nemmeno.
      La lezione uno può impararla solo a lezione finita. Sei solo all'intervallo dopo la prima ora.

      I capelli bianchi li lascio lì, a crescere come gli altri.
      E il balsamo è un segreto. Potrei dirtelo, ma poi mi toccherebbe ucciderti :-)
      Tranquilla. Passa quando vuoi, quando ti va.

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  3. Titolo parzialmente in contrapposizione con il contenuto.
    perché parti con un "non c è" eppure gli spazi e le righe si riempiono.
    delle tue parole, dei tuoi pensieri. di cose che ci sono perché le noti anche nel loro non esserci. non ridere, è parte di un ragionamento filosofico mica da scherzarci su! :)
    poi ci sono le cose che ci sono e apparentemente non ci sono. forse perché si nascondono o perché siamo noi a volerle chiudere in cassetti e tenerle un po' lontane...
    insomma...
    è un post in cui le cose sembra non ci siano eppure, ce ne sono di più di ciò che si pensa.
    o no?

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    1. Direi che hai letto giusto.
      Perché ci sono anche le cose che non ci sono.
      O soprattutto.

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