martedì 21 agosto 2012

Scrivere

La voglia di scrivere è una faccenda strana, che non sai né come né perché ti prenda.
Ci sono momenti in cui è esigenza che ti morde piano, sotto la pelle, intima e pressante, altre volte è un solletico alle dita, è la voglia di scherzare, di giocare con le parole, gli accenti e la punteggiatura. 
Un po' come correre. A volte è la periodicità e la costanza dell'allenamento, ma è quando ne senti il bisogno dal di dentro, che ne vien fuori qualcosa di diverso.
Ho scoperto che scrivere ha sempre uno scopo, una finalità, anche quando scrivi di niente: prendi questi minuti, per esempio. Per me, in questi spazi ed in questa maniera, è un gioco relativamente nuovo rispetto a tutto quanto abbia mai fatto fin'ora e che mi abbia regalato emozioni. Non ho graduatorie, non potrei dire cosa preferisca, tra arrampicare, scrivere, disegnare, correre o perdermi nelle vie di quelle città che amo.  So che c'è un momento diverso per ogni cosa, basta rendersene conto in tempo. 
Ed il momento di adesso è qui. A battere sui tasti senza grossi pensieri, senza troppi sassi pesanti, o forse con gli stessi sassi di sempre che hai imparato ad averli addosso e ti pesano meno, è lo stesso; ad ascoltarmi dentro, a leggermi poi alla fine, per capire cosa volevo farmi sapere.
Accade che le parole che escono siano fatte per altri, il più delle volte per me. Che poi ci sia davvero qualcuno dall'altra parte di queste righe poco importa, anche se questo non è poi completamente vero, certo che importa (un po' di ragione devo dartela, Bruno). Certo che conforta, condividere fosse anche solo un sorriso, distante chissà quanti chilometri. Certo che sorprende, trovarsi inaspettatamente equilibristi sulla stessa fune. In effetti mi sorprende ancora che ci siano persone che capitano in queste pagine da posti lontani. Non tante in realtà, non è mai stata né un'esigenza né una priorità ampliarne il numero, curare followers o cose del genere. Non conosco nessuno o quasi, di chi legge di me, qui, ma non è che sia poi così importante. Può nascere, ovvia, la curiosità qualche volta, quando succede che pensieri affini si incrocino così imprevisti, quando le parole rimbalzano sullo specchio d'acqua delle sensazioni di chi legge, creando piccoli centri concentrici che si propagano piano, ma è giusto che le cose rimangano così, per evitare che si incrini quella meraviglia semplice ed incredibile, una sottile eco di note lontane, le cose che sai, le cose che so, le parole che leggi sono il rumore delle fronde della betulla che muove il vento, perché a questo sto pensando in quest'istante e questo mi va di scrivere, sono le mie rose di qui, stanche ed accaldate, che puoi immaginare, oltre le vetrate del mio studio, il muro sbrecciato di fuori, la moto a riposarsi all'ombra del pino maestoso e dentro Il tavolo riunioni sgombro, le scrivanie vuote e ordinate come non mai, il calendario con evidenziate le città dove ci sono i nostri lavori, la veneziana a mezz'altezza ed i mille riflessi di quel pendente appeso, legato stretto da quel giorno là, che a volte potrebbe non essere mai esistito ma che invece c'è. 
Ed il più delle volte non c'è motivo, che ci sia qualcuno che legga. Basta averlo scritto, per me, unguento se qualcosa sotto ancora brucia. Poi è come se non appartenesse più a nessuno, se non servisse più. Chiuso nella scatola, appeso con le mollette al solito filo, a sventolare pigro.
Perché alla fine non c'è proprio niente di che, in quello che la mia tastiera raccoglie, oggi o ogni altra volta che capita. Forse perché non penso io stesso di essere niente di che. Ma di sicuro so cosa non c'è.  Non c'è in quello scrivo che ciò che non sento e che non sono, quello che non provo, e tutto quello che potrei falsificare, stravolgere, gonfiare. Non c'è perché molto probabilmente, non ne sono capace, ecco tutto. 
Quindi niente di fondamentale, in tutto questo né in me, assolutamente. 
Nemmeno per sogno. 
Beh, forse per sognare sì. E per correre. Altrimenti dovrei cambiare il nome di questo posto qui, che non è un blog, è solo un foglio atipico e strano, dove lascio che le mie parole scorrano libere come vogliono, vere e mie dalla prima all'ultima, dove le mie rose crescono, dove le fronde delle betulle ondeggiano piano, laggiù in fondo al mio prato dove ancora una volta mi piace abbandonarmi, un filo d'erba tra i denti, a guardare in su, le nuvole passare, e quel pendente che no, non smette di brillare.

12 commenti:

  1. il mio sorriso dista 457 Km ... ( prendendo l' autostrada ) :))
    Ciao!

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  2. "leggermi poi alla fine, per capire cosa volevo farmi sapere.": fantastico, mi lasci sempre senza parole. ;)

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  3. @giacy.nta: considerati gli ultimi tuoi spostamenti, sei vicinissima :-)
    @sys: punto, punto e virgola..punto e punto e virgola, direbbe Totò :D
    @Diemme: per così poco? Troppo buona.

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  4. eh ... sapessi... se non lo sapessi ma lo so... ma il problema è che lo seppi e pure se feci finta di nulla sapere, tutto venni a conoscenza, e di fatto potrei dirti che...
    ma per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?

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  5. quando sento la voglia di scrivere che mi sobbolle dentro ma le mie mani e il mio cervello sono incapaci di trasformare le sensazioni in frasi, prendo la bisaccia del viaggiatore virtuale e provo a perdermi nei byte che gli altri riescono a scrivere...e oggi sono approdata qui, tra le frasi tornite e alcuni pensieri che per certi versi assomigliano ai miei.
    mi piace il tuo blog, mi piacciono molto anche le immagini (quella del penultimo post, particolarmente)...sono foto tue? si possono riutilizzare (linkando l'autore, naturalmente!)?
    fammi sapere...e continua!

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    1. Bene, sono contento che la tua ultima passeggiata ti abbia condotta fin qui. Benvenuta e grazie.
      Secondo me il tuo cervello insieme alle tue mani ne è invece più che capace.
      No, la foto del penultimo post non è mia, quando me lo ricordo (ma ho controllato, non accade quasi mai) se ne inserisco di mie lo indico con l'apposita etichetta. Tutte le altre le ho raccolte in giro, in rete, con passi simili ai tuoi (preferibilmente in paesi distanti da qui). Tutte quante comunque, come erano a disposizione prima lo sono ovviamente anche adesso.

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  6. ma buongiorno!!!
    dico... così... giusto per partecipare...

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    1. Ma non ti friccicano già più i diti?

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    2. Sì. E tanto anche. Ma sono attualmente dirottati (i diti) in duemila mail di lavoro, mondoproduttivo.

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