mercoledì 22 settembre 2010

Prove tecniche di trasloco

Prendi uno studio professionale atipico. Un centinaio di metri quadri circa. Un posto come non ce ne sono tanti, strano in realtà, speciale il giusto, un open space luminosissimo con vetrate ampie ed un fazzoletto di verde fuori, dove fioriscono rose e farfalle e la vite produce grappoli succosi di uva fragola che nessuno tranne i merli mangia mai, dove l'ibisco questa mattina è già un tripudio di fiori, dove il pino dispensa alle moto parcheggiate ombra e resina in ugual misura, dove ogni oggetto ha una sua stor\ia personalissima e speciale e dove tutto quello che c'è e che ha contribuito a trasformare una mesta fabbrica di biciclette abbandonata in una fabbrica di idee, noi qui ce lo siamo strasudato e strameritato.
Metti che una volta, tanto tempo fa, questo posto era completamente vuoto, e con i pochi soldi in tasca avevamo acquistato un piano con quattro cavalletti in falegnameria ed il primo computer da metterci sopra. Sembrava così grande, con quel misero tavolo sperduto nell'angolo, così difficile da riempire. L'abbiamo fatto.
Eravamo molto più giovani, sicuramente incoscienti ed eravamo in cinque.
Metti che pian piano nostro malgrado, siamo cresciuti. Ho imparato, a mie spese, tante cose, tra queste mura. C'è stato chi, a un certo punto non ci ha più creduto ed ha preferito nuove strade. Succede, non c'è niente da cercar di capire o da cercar di cambiare. Ho imparato  che non puoi fermare nessuno, quando ha deciso di andarsense. E' già andato, in fondo.
Ho imparato che non puoi obbligare gli altri a credere nella stessa misura in cui ci credi tu per quanto grande ed importante sia, quello non è il metro di misura che può esser preso come riferimento.
Poi altri sono arrivati, tanti son passati. Tanti, troppi, i nomi che non posso non ricordare con un sorriso.
Pian piano abbiamo acquistato nuovi mobili, ripiani e scrivanie, modificando le disposizioni in base alle necessità ed a quanti eravamo. La prima stampante, i computer che aumentavano e poi il primo plotter, perchè sì, magari subito così potente può sembrare una spesa folle magari, ma vedrete, cresceremo.  E l'abbiamo sostituito che son di già passati almeno cinque o sei anni.
Ed ogni tanto, normalmente di ritorno dalle ferie, ci prendeva il ghiribizzo di dare uno scossone un pò più deciso, come quando abbiamo cambiato il pavimento con noi dentro, lavorando in metà studio sovraffolato, mentre i palchettisti facevano la loro parte di parquet e segatura nell'altra metà, separati da un foglio di nylon.
E guarda adesso. Come se non bastasse il pasticcio del server, abbiamo pure avuto la balzana idea di buttare tutto all'aria per far posto ad una fila di armadi nella parete più lunga, sotituendo ripiani sbilenchi e vecchi mobili di colori, altezze e forme diverse.
E guardali adesso, 'sti ragazzi, perchè ragazzi ci sentiamo un pò tutti ancora, in fondo, noi e loro, ma in realtà un noi e loro qui non c'è mai stato, qui ingegnere buongiorno lo perdi dal secondo giorno, si va a prendere il gelato in gruppo come una scolaresca un pò indisciplinata, qui ci si aspetta per fare colazione, quando si deve lavorare il sabato mattina. C'è un'atmosfera che difficilmente si respira da altre parti, mi dicono.
E così ancora una volta ci siamo ricascati e l'abbiamo fatto. Un delirio, panico e paura direbbero qui, che così si capisce anche che stazione radio in genere, purtroppo, si ascolta. Abbiamo smontato, spostato e svuotato, svitato e avvitato, fatto cadere le viti da in cima la scala ed imprecato come è consuetudine quando accade. Abbiamo fatto i facchini, gli elettricisti ed i muratori, sporcandoci, per ogni categoria, come pochi. Abbiamo spinto e sbuffato, starnutito sotto la polvere che veniva fuori da ogni dove. A turno ci siamo fatti le foto nei momenti salienti ed in ognuna delle foto si può intravedere comunque qualcuno che sorride.
Abbiamo riso e discusso, inventato e risolto. Abbiamo fatto tanto di quel baccano da non sentire il telefono squillare e qualcuno, nel mentre, è addirittura riuscito a continuare a lavorare.

Ed adesso, in questa mattina silenziosa, con questa insolente luna ancora affacciata là fuori, che son venuto presto prestissimo apposta per guardarmi tutto in pace, per respirare l'odore dello stucco, qui è così come potete vedere anche voi. Con metà studio smontata e l'altra metà accatastata, in uno stato di confusione tale che non so nemmeno se riuscirò a trovare le chiavi della moto.
Così bello, nonostante la polvere, il disordine e le cose. Così mio.
Questo posto mi conosce e mi frequenta da quasi vent'anni ed un poco mi assomiglia, disordinato e sulle nuvole, come me. Quando sono sovrappensiero lo chiamo casa, facendo conseguentemente infuriare la consorte. Ci sto bene, anche adesso, che potrei essere da qualsiasi altra parte, che è un delirio di ripiani accatastati, di scrivanie sottosopra e di faldoni, cataloghi e libri impilati in precario equilibrio.
Ma sto bene, qui.  E' il mio studio.
Mi ci rifugio spesso, nei cassetti, nascosti, trovo tranquillità e tempo sereno anche per i miei momenti peggiori, e sì che proprio tante ne ho passate, negli ultimi tempi. Ed ho solo bei ricordi (quasi) a farmi compagnia, perchè tutto, anche le litigate più furibonde, dopo un pò, perdono consistenza e cattiveria, prendono un sapore diverso, un gusto meno amaro, forse. Tutto serve, alla fine.
In qualche maniera mi ha assorbito perchè nonostante qualche fosco pensiero ogni tanto, i soldi che non arrivano mai, le grane, le responsabilità a tratti opprimenti ed i mille ostacoli che ti fan desiderare di essere altrove, tranquilli, qui rimango.
Perchè, in fondo, io sono il mio studio.

9 commenti:

  1. ..........................non mi parlare di trasloki in questo periodo che mi sento male .............................................................
    ma quello che non ammazza indurisce (così dicono!)

    :(

    p.s.: domani 37 ..niente male eh?!

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  2. Mi son bevuta ogni parola!
    LA PASSIONE E' IL MOTORE DEL MONDO.

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  3. Anch'io, come Sandra! Chi ama "i luoghi" non può non apprezzare, assaporare e riconoscersi in quello che hai scritto. Ciao, Giacinta

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  4. ....perchè infondo sei anche un po' una fabbrica di piacevoli parole....e non traslocare da qui:)

    ...sei riuscito "grandemente"...nel tuo intento...e ogni esperienza è un essere consapevoli delle proprie capacità.

    ...buon lavoro !!!:)
    ciaoo Vania

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  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  6. mati ha detto....
    ciao D&R,

    state rifacendo tutto? Mi toccherà venire a vedere.
    Io che in quello studio ho passato 4 anni penso di potere dire con tutto il cuore che sono stata benissimo anzi benissimissimo ..... Grazie per i bei momenti passati.

    Un abbraccio a tutti

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  7. @Slaymer: domani (l'altro ieri) 37? E cosa aspetti ad offrire da bere???

    @Sandra: Sì, hai ragione, indubbiamente. Grazie.

    @giacynta: Benvenuta e grazie delle belle parole, davvero.

    @Vania: tranquilla, non mi muovo. Ogni esperienza nuova fa esperienza. E ne vale sempre la pena.

    @Mati: scusa se l'ho cancellato. L'ho rimesso, cambiando solo il nome. Vieni quando vuoi, sei la benvenuta, sempre. I bei momenti li abbiamo trascorsi insieme. Grazie a te, pertanto.

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  8. Quando hai descritto i momenti iniziali mi sono ricordata di una mia amica che, all'inizio della sua attività, non avendo uno studio aveva attrezzato a tale scopo un angolo della sua camera da letto.

    Una volta le capitò di dover fare un colloquio, e allora si inventò con la persona da intervistare che il suo studio era in ristrutturazione e s'incontrarono in automobile.

    Oggi sono socie e amiche per la pelle, e ogni tanto l'altra dice, pensando alla strada percorsa e sorridendo con tenerezza e nostalgia: "Tutto cominciò con un'intervista in una piccola utilitaria": l'entusiasmo, che gran cosa! ;)

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