sabato 18 settembre 2010

Di rose e farfalle

Sono tornate. Puntualmente lo fanno ogni anno, ed ogni anno mi fanno imbestialire prima e mi deliziano poi.
Inizia tutto con un pugno di foglie delle mie rose di cui una mattina all'improvviso rimangono solo tristi nervature stecchite, ed eccoli lì che compaiono quei maledetti piccoli bruchi con una fame bestia che, con metodica ostinazione, divorano senza sosta ogni gustosissimo lembo verde.
Mi è sempre piaciuto pronunciarne il nome in francese - papillon - non può non richiamare alla mente il romanzo di Charrière che da ragazzo avevo adorato, in cui si raccontavano le avventure di un un uomo il quale non poteva concepire di rimaner confinato entro una prigione, anche se senza sbarre visibili.
Altrettanto musicale alla voce ma più curioso il nome inglese - butterfly - da piccolo mi faceva sempre ridere, ma come fanno questi inglesi strani a chiamare una farfalla burro che vola? E mi spiegavano ogni volta con pazienza che il nome derivava probabilmente dalla consistenza e fragilità delle ali, morbide come il burro che si squaglia appena lo tocchi. Io però preferivo l'altra storia, quella che raccontava di un tempo antico in cui streghe e fate rubavano nella notte il burro nelle case, che usciva svolazzando dalle finestre trasformato appunto in farfalle. 
Prima sono solo strani esserini, lenti e goffi nel loro ondulato incedere  e impressionanti nella loro spaventosa voracità. Ogni volta conduco nei loro confronti una lotta spietata qui, nel giardino delle rose e del pino maestoso, fatta di controlli, di insetticidi e di potature selvagge. Ma niente, riescono nascondersi, mimetizzarsi furbescamente ed a spostarsi con fulminea rapidità, nonostante l'apparente lentezza, nella pianta più vicina e rigogliosa di cui il giorno dopo hanno già fatto scempio, trasformandola in un malinconico intreccio di stecchi, in un stilizzato schizzo di una rosa.
Poi, di colpo si fermano, immobili, muoiono, spariscono.
Tutte insieme, come se il tuo affannarsi e lottare avesse finalmente ottenuto il risultato sperato. Ed un pò quasi ti dispiace, ma se guardi lo strazio delle rose senza foglie il pò si riduce ulteriormente.
Poi, la sorpresa.
Perchè un paio di giorni dopo inizi a notare timidi ed incerti svolazzamenti ed in men che non si dica eccole tornare trasformate e libere con le loro ali sgargianti dai riflessi metallici, a gruppetti, timide ad annusare rose, a posarsi per un attimo sulle ortensie ingrigite, a stordirsi del profumo della verbena, della menta, a farsi un goccetto nei fiori del limone.
Diafane e leggerissime, incredibili nella loro trasformazione, dalla fine all'inizio.
Ed in un niente eccole lì, leggiadre ballerine dell'aria, diafane e delicate note musicali sul pentagramma di un soffio di vento, così aggrazziate nel dispiegare pigramente le ali al sole, quasi a farsi ammirare, a far notare il gusto nell'accostamento dei colori e nella scelta dei disegni.
Stamattina potavo di malavoglia le poche rose sfiorite quando una, bianca con leggere striature, scure mi si è posata sul braccio. Ha camminato incerta, solleticandomi con le zampette leggerissime sul polso, facendo un giro eplorativo sulle dita, allargando e poi socchiudendo le ali con brevi scatti, costringendomi quasi a fermarmi, per osservarla attentamente.
Perchè ho letto un consiglio, nei suoi movimenti, nei colori inventati, nella forma e nella sericità di quelle ali che sembrava volesse pavoneggiarsi quasi, farmi vedere quanto era stata brava ad eludere i miei assalti a base di spray. Perchè io magari non lo sapevo ma lei sì. Sapeva bene quanto di nuovo ci si possa inventare e quanto incredibile possa diventare, quello che a prima vista sembrava semplicemente la fine.

6 commenti:

  1. E tanta tenacia, tanta bellezza, tanta ostinazione nel voler compiere tutto il complesso "viaggio" di trasformazione...porta ad una vita breve. Quasi un soffio!

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  2. Quello che il bruco chiama La Fine del Mondo, il resto del mondo lo chiama Farfalla.

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  3. ..allora...ma sai che non ci avevo mai pensato in inglese la traduzione...grandioso:)...anch'io preferisco la seconda storia.:)

    ...credo che essere farfalla sia molto bello....e come in tutte le cose...guardare sempre il bicchiere mezzo pieno :)
    ciaooo Vania

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  4. @Sandra: Ma un soffio di vita, di battiti d'ali e di bellezza assoluta. Ne vale sempre la pena, secondo me.

    @Anonimo: proprio quella, la frase. Ci ho girato intorno senza scriverla. Sapevo.

    @Vania: Sì, piace ancora anche a me. E a mia figlia, ovviamente. Ciao!

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  5. E anch'io dopo aver letto il post ero venuta a scrivere quella bella frase di Lao Tse, che tra l'altro è riportata sul mio blog fin dalla sua nascita.

    Dovremmo ricordarcene sempre: la fine di qualsiasi cosa è molto spesso semplicemente l'inizio di un'altra, a volte anche migliore.

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  6. @Ify: la frase sul tuo blog è la prima cosa che ho notato. Basta non aver mai paura di voltare le pagine.

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