venerdì 4 dicembre 2009

Non avessi fatto l'ingegnere


Chissà cosa avrei fatto.
Mi dicono spesso che avrei dovuto fare l'avvocato, che con la lingua che mi ritrovo e la determinazione che metto in quello che dico quando penso di aver ragione - anche perchè, intendiamoci, se non penso di aver ragione sto zitto - è difficile confutare. Me l'hanno già detto, me l'hanno ripetuto anche stamattina, e ogni tanto ci penso, come sarebbe cambiata la mia vita, avessi fatto altro, come sarebbe andato tutto quanto. Mi immagino, in uno di quei prestigiosi studi legali, quelli con i mobili high tech, dove tutti girano elegantissimi, tiratissimi, con la macchina strafiga vecchia di non più di sei mesi, con l'assistente personale dalle gambe lunghisssime e piuccheperfette. Anche perchè se si deve immaginare qualcosa tanto vale scegliere bene, no?
Già ma cosa avrei voluto fare? Quali erano i sogni, quelli degli occhi meravigliati di un bambino, l'astronauta, il calciatore, cosa?
Io avrei fatto il madonnaro.
A onor del vero, ancor prima, complici i libri di Herriot, di Klein e di Durrel che so praticamente a memoria, avevo pensato di fare il veterinario, ma, primo, a Torino non è che si abbondi poi così tanto di animali da fattoria e, secondo, i cani, anche quelli impagliati, tendono tutti e sempre, inspiegabilmente, a mordermi.
Scartata pertanto l'idea originale, avevo coltivato a lungo di fare dell'arte di strada la mia vita. Uscire, vivere di niente, del soffio del vento e del calore del sole riflesso sulla pietra e sulle mie mani. Delle emozioni che suscitavo nella gente, che ricambiavano con qualche moneta gettata dentro un berretto di panno nero. E respirare momenti fatti di me, del posto dove sto in quel momento e del profumo del gesso, delle dita che schizzano velocemente sui marciapiedi, delle ginocchia sporche della polvere colorata. Nelle piazze d'Europa, senza un programma, un ordine, una cronologia delle cose da fare. Mi allenavo, mi confrontavo con i classici; ricordo che la Vergine delle rocce di Leonardo e il suo sguardo dolce e lontano, con quel sorriso soltanto immaginato mi avevano portato via più di un mese di fatiche, e a me veniva con quell'aria stupida da oca che non so quanti fogli ho stracciato con rabbia. Alla fine avevo deciso che bastava, che non ne potevo più e mai avrei saputo fare di meglio.
L'avevo regalato, via, non volevo più rivederlo.
L'ho rivisto due anni dopo, quando ormai l'avevo dimenticato, quando quell'enorme foglio grigio disegnato a carboncino e gesso bianco non era più mio. L'avevo trovato bello da levare il fiato, con quello stesso sorriso, forse leggermente più assente dell'originale, ma bellissimo.
Erano i tempi in cui disegnavo sempre, su tutto, compresi tovaglioli ai ristoranti. Soprattutto sulla mia scrivania a casa, dove le mie opere d'arte si perdevano immancabilmente sotto lo straccio delle pulizie una volta alla settimana. Erano stati salvati solo un Herbert von Karajan con lo sguardo austero e la bacchetta in punta di dita e un lucio Dalla dal basco floscio e la barba ispida, intorno ai quali lo straccio materno non aveva cuore di proseguire l'opera distruttrice. Disegnavo esclusivamente monocolore, in biancoenero, con le matite Derwent dalla 6H (un chiodo) alla 9B (burro di grafite), accompagnando il tutto con carboncino nero e bianco per i riflessi. A volte usavo la sanguigna, altre ancora matite leggere e biro da stenografia, dal tratto sottilissimo e scuro. Già, perchè sono daltonico - il termine corretto è discromatopsia - e con i colori combino normalmente pasticci. Ma i madonnari del bianco e nero sono dei virtuosi senza senso, che sussurrano le emozioni in lievi sfumature di grigio.
La carriera di madonnaro si infranse un giorno nella cruda concretezza della scelta della facoltà, finito il liceo. Ricordo ancor oggi l'espressione severa di mio padre e le parole "tu sei scemo" mentre peroravo la mia possibile e alternativa carriera artistica.
E così, l'incrizione ad ingegneria, pardon probabilmente volevo iscrivermi ad architettura ma da daltonico quale sono penso di aver sbagliato il colore del modulo. Ma tant'è, andando avanti ho poi scoperto che la faccenda non mi dispiaceva, che tutti questi corsi, questi numeri, nascondevano un mondo segreto, affascinante, per alcuni versi meraviglioso, di più, anche se non si dice più meraviglioso, signora maestra. Ma io lo dico lo stesso. Perchè più meraviglioso è come pensare al logaritmo in base 10, che il dieci lo tocca all'infinito e forse mai. E quindi mi ci sono appassionato. E oggi che è il mio mestiere da quasi... (quanti??? no, non è possibile, mi devo esser sbagliato a contare) mi piace, mi completa, come poche altre cose al mondo, che, per fortuna esistono anch'esse.
E finito ingegneria avevo pensato di rimediare all'errore commesso inizialmente, e, con un paio di occhiali correttivi colorati ho scelto il modulo giusto. Architettura, promosso direttamente al terzo anno.
Non sono mai riuscito a finirla. Non avevo più la testa, e men che meno il tempo. L'ho lasciata lì, e quando passo davanti alla Facoltà, in moto, ogni tanto ci penso ancora.

Ma non ho mai definitivamente abbandonato l'idea di quel mestiere di strada che, mentre ne scrivo in questo momento, alla mia scrivania e tutti i miei programmi ed i codici lavori e le consegne e le urgenze, lampadine e contatori, come dice qualcuno, mi fa venire una voglia di prendere ancora le mie quattro matite, il gesso bianco ed il cappello di panno nero. E Parigi è qua a due passi.
Quindi se un giorno, curiosando su questo blog scoprirete che l'ultimo post è vecchio di almeno sei mesi, andate a Montmartre, a vedere se c'è qualche disegno per strada, leggermente ammorbidito dalla rugiada del mattino, fatto solo in bianco e nero.
Sotto il disegno di un cappello ci leggerete soltanto
"Merci. D&R"

11 commenti:

  1. ...beh! guarda il lato positivo, i sogni se si vuole si possono sempre avverare (..e se ci credi magari accadono anche!) ma bisogna essere audaci.

    ...io ke non sono così audace ;P ...e il grigio di Babylonya mi si stà attakkando addosso, domani all'alba mi lustrero le mie ciaspole, mi cariko sulle spalle la mia tavola, e mi salirò in solitaria il Jafferau o qualke altra punta ancora kiusa agli impianti...
    ... devo perdermi, allontanarmi da tutto questo ... un pò come D&R quando si vede kino sulle ginokkiere a disegnare Madonne e ad osservare in lontananza una sbrilluccikante Tour Eiffel ....Vive La France!!!!

    PURA VIDA SIEMPRE

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  2. Perdersi è bellissimo. Inseguire i sogni lo è di più. Sui marciapiedi a disegnare, o sotto il livello stradale, ha poca importanza. I sogni si fanno trovare, se vogliono.

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  3. Bello. Corto, finalmente. :-) Punteggiatura ok.
    Vot: 7. Coi numeri non ci azzecco, ma con Parigi sì.

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  4. @Slaymer: dimmi su quale cima ti trovo, che ti raggiungo!!
    @Anonimo: Vero, proprio vero. E inseguendoli si fanno trovare, te lo assicuro.
    @Diamanterosa: che sorpresa, grazie, del commento e del giudizio; in effetti ogni tanto penso, di aver bisogno di un correttore di bozze :-)

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  5. che ti piace disegnare lo so bene e so anche che lo fai benissimo, così come fai benissimo l'ingegnere, l'insegnante (per me) quando ne avevo bisogno e non lo dimenticherò, il papà ti riesce splendidamente quale eterno bambino, insomma un po' di complimenti ...... non guastano mai e ti fanno star bene.

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  6. beh...se non facessi quello che sto facendo che non è quello per cui ho studiato 10 noiosissimi e cerebralissimi anni, non farei quello per cui ho studiato, evvero, nè ciò che occupa le mie giornate attualmente, ma il cantante di swing nei club, preferibilmente negli States. Affascinante il lavoro del madonnaro, peccato che è arte evanescente...una notte...una pioggerellina e via... A presto! Bruno

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  7. @Mati: Grazie, per i complimenti, forse troppi, ma...hai ragione, non guastano mai!
    @Bruno: pensa che c'è chi ha cominciato come cantante nelle navi da crociera e guarda dove è arrivato :-))
    Il bello dell'evanescenza sta proprio in quello
    A presto
    D&R

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  8. Non aggiorni da un paio di settimane... allora sei partito? ^^

    Architettura sinceramente mi prende poco, ma se ti piace non è che devi dare 6 esami l'anno per forza. Comunque molto più bello davvero fare il madonnaro, o - al limite - rimediarti un piccolo studio e fare il pittore o quello che è. Che poi l'artista daltonico sono sicuro che piacerebbe pure, basta che t'inventi qualche cazzata tipo che dipingi i colori dell'anima o robe del genere.

    Ciao!

    Simone

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  9. @Simone: è vero, non scrivo da un pò, ma solo perchè la quantità di lavoro da fare ultimamente supera di gran lunga quanto riesca a produrre quotidianamente.
    E la piazza dietro Montmarte, anche solo su Google Streetview, a volte è così invitante e vicina... non mi ci fare pensare, và.
    Comunque recupero, tranquillo! Ho un paio di post già scritti in mente, che aspettano solo di uscire. Ciao e Grazie!
    D&R

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  10. Oops, ora so finalmente dove potrei venirti a cercare!

    @Simone: "basta che t'inventi qualche cazzata tipo che dipingi i colori dell'anima o robe del genere". Su confessa, sei un esperto di marketing, nevvero? ;)

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  11. @Ify: Da Montmartre si vedono i tetti di Parigi, lo sai?

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