sabato 12 gennaio 2013

Ore 21, poesia


Da qualche mese la mia presenza in studio ha subito una drastica riduzione d'orario. Complice infatti l'austerity unita alla pesante sfiga di avere una collaboratrice che abiti proprio in quel di Bucodiculoplace, per tentar di risparmiar una manciata di euri e prolungar la vita delle rispettive quanto iperrodatissime vetture ci siamo accordati e prendiamo la macchina a turno, una settimana lei, una io.

E' stata una lunga e difficile trattativa all'inizio, per raggiungere un punto d'intesa: siamo partiti da posizioni molto distanti, anche se avevamo comunque ben presenti ognuno le esigenze dell'altro: io infatti so che lei ha due pargoli (ed un marito) i quali la sera son lì in attesa, con la bocca spalancata tali quali gli uccellini nei nidi e che pertanto dovrebbe godere di un orario lavorativo se non umano quantomeno standard, mentre lei sa che io abitualmente comincio presto, finisco tardi e di solito (mi ricordo la signora Luisa della pubblicità di un tempo) pulisco anche il water. Questo avendo, tra gli incarichi professionali aggiunti in calce nel contratto pure quello dell'office cleaning. 
E il fatto che la pago è un altro particolare che nella trattativa ha avuto comunque tutto il suo peso, non conta quanto la pago (cioè poco), ma la pago, cioè.

Ci siamo trovati a metà strada. Cioè partiamo presto (così da evitare il traffico dell'ingresso in città ed arrivare al lavoro già stressati) e per lo stesso motivo torniamo subito dopo la fiumana di vetture in uscita dalla città, giusto in tempo per far sì che lei riesca a trasformarsi, con abile guizzo, da affermato architetto in prestito a una torma di squallidi ingegneri ad efficiente massaia e madre premurosa, immediatamente dedita a: sfamare la famiglia, lavare, stirare, sparecchiare, mettere a letto i figli, "accudire" il marito e andare infine a dormire, svegliarsi, docciarsi e vestirsi, pronta a ripresentarsi per un'altra giornata di lavoro la mattina successiva, fresca come una rosa. Ed in qualche misura ci riesce davvero, giuro. Mi aspetto comunque, un giorno o l'altro, di vederla uscire da casa in accappatoio e computer a tracolla, con un figlio che guarda dall'oblò della lavatrice con il programma "capi delicati".
So che sta ridendo, in questo momento. Ed un po' mi odia comunque, ma non tantissimo.

In definitiva abbandoniamo le nebbie di Bucodiculoplace alle 7, luogo oscuro a cui vi si fa ritorno intorno alle 19.30 (ok, ok, ci aggiungo il "circa", ma quando devi finire una simulazione illuminotecnica che ti tiene incollato al pc da due giorni (o eventualmente pure un post) non è che puoi stare lì a spaccare il minuto in quattro, no?)
In un primo momento ha osservato che precedentemente all'accordo bipartisan godeva quantomeno di un'ora di sonno in più, ma alla fine ha concesso il suo assenso. Penso di averla presa per stanchezza.

Guido sempre io, sia la la mia sia la sua vettura.
E lei si spaventa sempre uguale, sia con la mia con la sua. 
Nella settimana "sua" però apprende cose diverse, ad esempio: che la sua macchina può raggiungere velocità inimmaginabili, che nel curvone dove una volta ha fatto testacoda conviene entrarci in traverso pieno per controllare meglio la derapata e che l'uscita dalla tangenziale con la frenata dell'ultimo istante è una vera figata, anche se poi i dischi si ovalizzano.
Nella settimana "mia" scopre invece altre chicche, ad esempio che una macchina che ha al suo attivo una caterva di km e qualche problemino agli iniettori può passare d'improvviso dai duecento all'ora al singhiozzare a tre cilindri ma che ciò non è così grave come sembra, e che per ovviare all'inconveniente si deve spegnere e riaccendere la vettura in corsa: quest'ultima faccenda, al momento la turba ancora un po'.
Quello che invece sconcerta me è che, nostante le levatacce, le grane, il lavoro, la spesa, i figli e la fatica, in ambedue i viaggi, con qualsiasi veicolo, tempo o musica a palla di sottofondo, non la smette mai, nemmeno per un microsecondo di parlare. E' capace addirittura di lasciare una frase interrotta a metà la sera e riprenderla esattamente dal punto in cui l'aveva lasciata la mattina successiva. 
Quindi, ragionandoci su, non so bene a chi sia convenuto. Il mio analista infatti mi sta costando più del gasolio che risparmio.

Ma questa mia sintetica premessa era per farvi sapere che è oramai diventata quasi abitudine la mia uscita dallo studio in quell'orario che io definisco "presto". E quel presto sta a significare che arrivo quasi sempre per cenare al desco familiare ed affrontare subito dopo l'immane disavventura che vede impegnata la mia Ciccia contro i compiti. Roba che, al confronto, le peripezie di Fantozzi al lavoro sono noiose come un documentario sulla vita sociale dei cianobatteri. Voi obietterete che i compiti a quell'ora non si fanno, che una Ciccia che si rispetti dovrebbe andare a dormire presto. Ma la piccola ha le lezioni di atletica tre giorni alla settimana e poi non sapete voi, voi che non avete la fortuna di dimorare a Bucodiculoplace, che il paese medesimo, insulso in quasi tutti i rari momenti in cui ci sto pure io, in mia assenza invece si risveglia, si desta dal torpore, esce dalle nebbie che lo rivestono anche a ferragosto e rifiorisce e - come nel film della bella e la bestia - riprende una vita sociale intensissima, ci sono supermercati luccicanti da frequentare, bar al profumo di caffè ove oziare, innumerevole ed in continuo aumento parentame della consorte a cui far visita obbligata. Ci sono file di genitrici di compagne di scuola con cui confrontarsi, e pertanto non passa ogni sacrosanto giorno in cui io possa arrivare a casa e, anziché meritarmi come ogni umano un po' di sacrosanto riposo ed una poltrona su cui stravaccarmi, mi tocca attivare il cervello in modalità insegnante di sostegno e via, con rinnovato entusiasmo verso le incognite delle radici quadrate, via, verso le traduzioni di inglese più complesse - I am= io amo - via, verso i compiti di italiano, dove mia figlia riesce gradatamente a smorzare ogni energia, con lo sguardo fisso e quell'espressione vagamente beota che ricorda un abitante dell'isola di Pasqua al cospetto di un marziano appena sceso da una navicella. 

La osservo spesso e quello che leggo nei suoi occhi è il vuoto cosmico più assoluto e perfetto, provo perfino le stesse emozioni della particella di sodio nell'acqua Lete.

Esasperato, qualche volta ma sempre malvolentieri mi incazzo pure, alzo il tono della voce e lì ho scoperto che allora, con tale montessoriano metodo, miracolosamente una scintilla di vitalità negli occhi riappare, va via il torpore, l'apatia, quel piccolo cervellino riprende lentamente a macinare. Come dire, la devo tenere sempre sul pezzo, altrimenti la perdo. 

L'altro ieri però una piccola tragedia, inaspettata, si è consumata in casa D&R. 

Poco prima delle vacanze di Natale la Ciccia si era influenzata ed in sua assenza la professoressa di francese aveva assegnato il compito di imparare a memoria per l'anno nuovo la Galette des Rois, una poesiola scema incentrata su un dolce tipico dell'Epifania d'Oltralpe. Si tratta dell'equivalente della nostra focaccia della Befana e rappresenta la felicità dei dentisti locali in quanto al suo interno si trova una piccola statuetta di ceramica. Chi la trova perde sì due o tre molari, ma per un giorno intero viene riconosciuto re da tutti i commensali e può comandare zie, l'odiatissima cugina con l'apparecchio e persino il cane. Ma dimmi tu 'sti francesi. Arridatece la Gioconda e la Bellucci.

Tale giocoso nonché incantevole componimento in rima, le era stato detto al suo ritorno sui banchi, non era sul libro, ma lo si poteva recuperare tranquillamente in Internet. Detto fatto. Cerchiamo, troviamo. La cosa anomala però è che questi mangialumache che non sono altro pare abbiano scritto una caterva di componimenti sulla galette des Rois, una sfilza di opere di alto ingegno, come se non stessero aspettando altro, come se l'abbondanza di zuccheri nel sangue abbia ispirato il fior fiore dell'intellighenzia in rima, come se smaniassero dalla voglia di finire una frase per poter usare parfois, pois o niçois. 

Come dire a noi ce ne fa un baffo del vostro ermo colle o dell'illumino d'immenso, noi ci abbiamo la galette des Rois, sacrebleu.

"Sì è questo", dice lei dopo un'iniziale esitazione. Stampiamo, ce lo leggiamo, e per tutte le vacanze ripetiamo meccanicamente, fino allo sfinimento "Si tu trouves la fève dans la galette/Tu mettras la couronne sur la tête/Si tu n'la croques pas/Si tu n'l'avales pas/Alors ce sera toi/Qui sera la reine ou le roi!" 

L'altra sera però, come un fulmine a ciel sereno la Ciccia scopre invece che la poesia che abbiamo imparato è sbagliata. Dopo quell'attimo di sbandamento che coinvolge pure la gatta, le mie esternazioni represse ma comunque sempre votate alla tranquilla e civile critica nei confronti della mia adorata pargola e della sua di lei altrettanto adorata genitrice   (macazzocazzocazzosietetuttoilsacrosantogiornoingiroinsiemeamammeecompagnieanessunoèvenutoinmentedipensarciprimadistaseraporc@!#+*!!!) mi do un contegno e studiamo insieme una strategia di guerra. Non c'è santi, la mattina dopo ci sarà l'interrogazione ed arrivare con una poesia diversa potrebbe dare un minimo fastidio la docente, ed influire conseguentemente sul voto.
Si deve imparare entro stasera. Indossiamo l'elmetto, ci passiamo due dita di nerofumo sotto gli occhi e pronti alla pugna.
Google traduttore è una meraviglia, ci copincolli la poesia e se pigi quel tastino con l'altoparlante, una signora, dall'altro capo degli altoparlanti recita la stessa, con l'erre moscia d'ordinanza e la pronuncia più consona. Devi metterci ad arte qualche puntino nel testo per costringerla a darci un attimo di respiro altrimenti lei la dice tutta d'un fiato e la piccola si smarrisce già alla seconda strofa.

La piccola, complice però la fase digestiva tipica del dopo spaghetti con le cozze, si smarrisce comunque. E allora si traduce in italiano per trovare un senso alla cosa, gli si dà un senso logico, si organizza un percorso mnemonico, si ascolta e si ripete, si ripete e si ripete. 

Questo è un piccolo cameo del dialogo realmente avvenuto:
Ciccia: "...Qui a.. la fève et.... la couronne?
             ..........................................
             .........................................."

Io: " e poi?"
Ciccia: "Zitto che poi mi distrai!. Ehmm..... Qui a la fève et.... la couronne?...... et la couronne?... scusa, cosa c'è dopo la couronne?"
Io: "La carta".
Ciccia: "Qui a la fève... et... la couronne? ...La carta..... La carta? Sicuro che c'è scritto davvero la carta??"
Io: "MA NON LA CARTA, LA CARTA COME SI DICE IN FRANCESE!!!"
La consorte, da sotto: "MA COSA GRIDI, CHE I VICINI SENTONO!!!!"
Io: "E COSI' ALMENO SI FANNO UNA CULTURA, BONSOIR LES VOISINS!!!!"
Ciccia: "ZITTI CHE MI CONFONDETE E CHE MI TOCCA RICOMINCIARE!! Qui a la fève... et... la couronne? ...Com'è già che si dice carta in francese?"
Io: "... papier.."
Ciccia: "Qui a la fève... et... la couronne? Papier d'argent o papier d'or?"
Io: "No, è il contrario..."
Ciccia: "Ma così non fa rima!"
Io: "Ma neanche al contrario, non è che "on" e "or" facciano proprio rima!"
Ciccia: "Ma non è mica giusto!"
Io: "Adesso affitto un caccia e vado a bombardargli il Palazzo dell'Eliseo per rappresaglia, d'accordo? Ma vogliamo andare avanti?"
La consorte, da sotto: "MA CICCIA, HAI STUDIATO RELIGIONE?"
Io: "RELIGIONE????? MA DA QUANDO IN QUA SI STUDIA RELIGIONE????"
Ciccia: "Si, l'ho studiata oggi."
Io: "MA DA QUANDO IN QUA PORC@!#+*!!! SI STUDIA PRIMA RELIGIONE E LA SERA FRANCESE???"
Ciccia: "Qui a la fève... et... la couronne........?

Siamo andati avanti così fino all'esaurimento. 
Ad ora tarda, alla quarantesima volta che nonostante la correggessi mi pronunciava "souvent" proprio "souvent", esatto così come vien scritto, mi sono leggermente alterato. Ho provato a telefonare ad Hollande per far cambiare la pronuncia dalla lingua ufficiale francese ma non me l'anno voluto passare, ho preso tra le mani il volto della mia ciccia e guardandola fissa negli occhi le ho detto "suvon, suvon suvon!" per circa quindici volte di seguito.
Le si sono riempiti gli occhi di lacrime e mi ha detto: "Cosa ci posso fare se non sono brava come te?"
Sapete, io sono un orso, ma di quelli di pezza che si vincono al tiroassegno. Che basta centrare un barattolo e te lo porti a casa. Mi sono vergognato e la sono abbracciata a lungo, l'ho confortata, le ho asciugato le lacrime, le ho fatto il solletico facendola ridere e le ho spiegato che non riusciva ad impararla solo perché era tardi ed era eccessivamente stanca. Poi l'ho accompagnata a letto, mi ci sono sdraiato vicino, e sussurrandola come una ninna nanna, le ho recitato la poesia, un'altra volta, e un'altra volta ancora, così tante volte che non so, sempre tenendola abbracciata, fino a sentire il suo respiro abbandonarsi al sonno. 

Il giorno dopo, verso l'ora di pranzo mi arriva questo messaggino:
"Ho preso 9 della poesia, grazie Totsonino mio".

E adesso lo so che siete curiosi come delle scimmie, eccola in tutto il suo splendore, la nostra fatica di ieri:

Galette des Rois 

Qui a la fève et la couronne? 
Papier d'or ou papier d'argent? 
La galette était bonne 
Et la fève dedans. 

Petit roi d'amour aux yeux de velours 
Choisis la reine de ta cour! 

Gentil Roi, bois! Mais n'oublie pas 
Que le bonheur même des Rois 
Ne dure souvent qu'un seul jour..
E ditemi voi se è o non è una poesia di merda.

22 commenti:

  1. Bellissimo questo post! Ci hai messo dentro tante di quelle cose che ci si potrebbe scrivere un romanzo, e anche più di uno. e... come ci accadeva leggendo Brunella Gasperini, si ride e un poco, ci si commuove (il rapporto con tua figlia mi ha intenerito).
    Sono felice di averti ritrovato, era da tanto che non venivo a leggerti. Ma ora lo farò più spesso.
    Ciao!

    Milvia

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    1. Il paragone con la Gasperini non me lo merito, ma grazie, grazie davvero. E grazie per la tua visita e di tutte quelle che verranno. Ti aspetto.

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  2. a suo tempo mi facero impazzire con
    Dans la jungle, terrible jungle 
    Le lion est mort ce soir 
    Et les hommes tranquille s'endorment 
    Le lion est mort ce soir 

    Tout est sage dans le village 
    Le lion est mort ce soir 
    Plus de rage, plus de carnage 
    Le lion est mort ce soir 

    Ovviamente nella versione cantata... Quindi tutta la mia più profonda solidarietà alla Piccola (che sì ad una certa ora dovrebbe fare la nanna non studiare povera anima).
    Ad ogni modo si tenessero pure la Bellucca e ci dessero Amore e Psiche del Canova.

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    1. Ma senza la musica di sottofondo praticamente non ha senso impararla!!!
      (Auimboee auimboee, auimboee auimboee...)

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    2. infatti ci stava pure quella ci stava... :( che amarezza...
      (e comunque ho sempre fatto il tifo per il leone, amante come sono delle cause perse! :D )

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  3. Mi sto sbellicando dalle risate...cavolo, ma potevi fare lo scrittore invece dell'ingegnere!! A proposito, tutta la mia solidarietà alla collega architetto, professione che mi sarebbe piaciuto fare!
    Sullo spaccato scolastico, mi è sembrato di riconoscere lo sguardo dei miei alunni e, sinceramente, condivido in pieno i tuoi metodi "montessoriani", che, confesso, sono anche i miei...e svegliamoli un po' 'sti ragazzi!
    Infine, sto quasi invidiando i vicini di casa...
    PS. Da biologa, però, difendo la vita sociale dei cianobatteri ;-)

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    1. una risata ci disseppellirà, mi viene in mente, citando un blogger che fa "ridere sul serio".
      Grazie delle tue risate.
      E la vita sociale dei cianobatteri è niente, se confrontata con le serate latinoamericane che si inventano i bifidobatteri nell'intestino crasso di Alessia Marcuzzi.

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  4. .... mai letta una poesia così brutta!!! bellissimo post comunque, è molto dolce!!!

    un abbraccio
    sabina Folada

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    1. La poesia effettivamente era proprio bruttina. Solo quando gliela recitavo sottovoce, l'ho trovata musicale.
      Grazie dell'abbraccio, che ricambio.

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  5. da prof, ti autorizzo a mandarmi tua moglie per una cazziata totale globale sull'impiego dei pomeriggi della Ciccia.
    PRIMA i compiti, poi il resto. e se non finisce i compiti, il resto salta (atletica inclusa).

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    1. Le cazziate totali mia moglie le merita a prescindere, così, solo per il fatto di essere la Consorte.
      Ed io la Consorte te la manderei volentieri, ma sono arcisicuro che poi me la rispediresti indietro, e allora così non vale.
      Perché sai, uno si illude e poi ci rimane male.

      Scherzi a parte, cerco faticosamente di spingere la Ciccia verso un regime di autoresponsabilizzazione. E non ci sono giorni in cui non ribadisca che è lei che deve capire quando studiare, è lei che deve arrivare a imporsi orari e regole, è lei che deve capire perché debba studiare.
      Sostengo sempre che se non vuole studiare non deve farlo, perché ogni suo singolo minuto è prezioso ed è da stupidi sprecarlo. Ma che, parimenti, quando ci si mette, deve farlo al meglio e con la massima concentrazione. Ma è un pensiero solo mio, non condiviso in casa, anzi ampiamente contrastato.

      Benvenuta dalle mie parti, ed ancora Augurix2

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    2. non sono d'accordo. e lo dico per esperienza, non per principio.
      mi pare di capire che la Ciccia sia in I o II media: ebbene, a 11/12 anni ci sono alcuni, ma solo alcuni, ragazzini che sono in grado di gestirsi modi e tempi di studio; al contrario, la maggior parte dei dodicenni (anche quelli bravi e svegli) NON è in grado di farlo, e mi pare che tua figlia faccia parte di questa maggior parte, appunto.
      a questo punto, non è utile, bensì NECESSARIO che intervengano i genitori a ricordare ai fanciulli che studiare è un loro dovere, il loro "lavoro". anche quando non piace. e piuttosto, statele addosso, alla scrivania.
      perché, scusa se te lo dico molto francamente, permettere ad un ragazzino di decidere da solo se vale la pena di studiare, è una grandissima cazzata: significa rinunciare al dovere genitoriale di fare il bene dei propri figli per gettare sulle spalle, ancora troppo fragili, di un dodicenne, una responsabilità troppo grande, che deciderà del loro futuro - perché la Ciccia sarà anche piccina, ma la scelta della scuola superiore non è così lontana e ti assicuro che per quella, e per i primi risultati nel biennio, il bagaglio delle medie è fondamentale, ed è fondamentale anche aver appreso quell'habitus, indispensabile nella vita, che quando ci sono delle cose da fare vanno fatte e stop, anche se sono faticose, anche se non ci va. e se non lo impara adesso, con uno sforzo minimo (perché alle medie, davvero, un ragazzino sveglio se la cava egregiamente con un paio d'ore giornaliere fatte bene), ti assicuro che dopo sarà molto peggio, perché le possibilità di recupero saranno molte di meno e soprattutto i tempi di svolgimento dei contenuti sarann incredibilmente più rapidi (vedasi la mia lunga ed inutile lista di piangenti ex alunni: prof, aveva ragione lei...).

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    3. ah, e niente "deve capire lei quando studiare". si fa una bella tabella oraria pomeridiana, come quella che ha sul diario per le ore di scuola, in cui inserire gli impegni fissi e da cui partire per stabilire gli orari dello studio. a parte casi eccezionali, dopo cena non dovrebbe MAi studiare/fare i compiti.

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    4. Forse non mi sono spiegato bene, e lungi da me l'idea o anche solo la voglia di non cercare il bene per mia figlia. Ma ritengo, e ne sono profondamente convinto, che qualsiasi nostro minuto sia estremamente prezioso. E che sprecarlo - fosse anche sui libri - quando l'unico scopo è quello di far passare il tempo, senza il necessario impegno, sia un insulto. E quando mi sono accorto che questo è capitato alla Ciccia l'ho portata fuori. Io e lei, lontani dalle cose da imparare senza voglia, a giocare quasi per forza, a pulirsi il cervello dall'apatia e dal torpore. E siamo tornati a studiare solo quando ha compreso che doveva - e che voleva - farlo. E guarda caso le cose ostiche che non trovavano strada nei vicoli tortuosi del suo cervellino, hanno trovato un'autostrada veloce e sono stati assimilati in meno di dieci minuti.
      Lei sa che quello è il suo dovere, il suo lavoro, e non mi stanco mai di ripeterglielo. E sa che deve farlo, o meglio che quando deve farlo deve impegnarsi con tutta l'onestà possibile soprattutto verso se stessa.

      Sai, il mio lavoro ed una trentina di km di distanza non mi consentono di solito un rientro a casa in orari decenti. Ma per fortuna quando è necessario mi posso permettere di mandare al diavolo il lavoro per dedicarmi a lei se ne ha bisogno semplicemente perché è giusto che sia così. E mi capita mio malgrado di alzare la voce quando mi accorgo che lei abusa di questo nostro tempo insieme senza la giusta concentrazione, perché non mi stancherò mai di tentare di spiegarle le cose anche mille volte di fila, ma mi accendo come un fiammifero se mi accorgo che mentre le parlo non mi ascolta con la necessaria attenzione.

      Perché quando si appassiona a fare le gare di matematica con suo papà scopre che è divertente.
      Perché quello che trovi sui libri è la linfa per crescere e la scuola può essere uno strumento a sua disposizione.
      Ed io voglio insegnarle solo la passione e la fame dell'apprendere e del crescere e voglio farle capire che ha un obbligo morale verso se stessa a non porsi limiti, e che studiare non ha come unico fine quello di prendere la sufficienza.
      E non so se sia giusto o meno, ma a me hanno insegnato così.

      (E poi è chiaro che se mentre il sottoscritto durante il giorno si spacca la schiena stile mulo da soma la piccina accompagna la genitrice nel consueto e quotidiano tour turistico di tre ore sulle bellezze ed il parendame vario di Bucodiculoplace, questo bel discorso va tutto a puttane..)

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    5. tu hai sacrosanta ragione ad insegnarle la passione e la fame di apprendere, ma sai bene - come lo so io - che purtroppo nella vita c'è anche quello che si deve fare per forza. e io credo che sia indispensabile che i ragazzini imparino anche questo, e prima lo fanno meglio è. quante volte li ho visti segarsi le gambe con le proprie mani proprio perché erano bravissimi e si impegnavano solo dove/come/quando volevano loro e non sul resto, ma la scuola dell'obbligo non è l'università, dove scegli di fare solo quello che ti piace - e anche lì, fra 20 o più esami, uno o due che ti stanno sullo stomaco ci sono comunque.

      e poi ripeto: mandami tua moglie, gliene dico quattro io.

      P.S.: una domanda: proprio perché abitate a Bucodiculoplace e non a Londra, non è pensabile che la Ciccia, fornita di mazzo di chiavi di casa, torni a casa da scuola da sola e si metta a fare i compiti ad un'ora decente lasciando alla mamma il giro dei supermercati e dei parenti? te lo dico perché tantissimi ragazzini, in I media, lo fanno, anche spostandosi con i mezzi (visto a Torino) e all'età della Ciccia lo facevo anch'io, in una città di più di centomila abitanti.

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    6. Già, lo facevo anche io. La Ciccia (forse perché è la MIA Ciccia) mi sembra molto più piccola di me alla sua età, anche se ha già superato in altezza (e di gran lunga) tutta la progenie di nani della Consorte's family, compresa quest'ultima.

      Ma poi allora la Consorte che scuse trova per starsene in giro tutto il giorno, scusa?

      Comunque mi hai convinto. Ti mando mia moglie.
      E proprio per non dimenticarmene, questa sera, per prima cosa la immobilizzo con lo scotch da pacchi e la chiudo in una busta pluriball gigante.

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  6. sì ok... va bene che non sei uno che scrive a comando.
    ma si passa per salutarti, e sono pienamente d accordo che la poesia faccia schifetto, ma a me quella foto fa venire una fame...

    Ciò, ma... mi chiedevo... a Sassuolo c hai mica un fans club?

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    1. Non solo lì ovviamente. ^_^
      Lì hanno addirittura i miei poster.
      Fissati su picche e forconi, ma questi sono solo dettagli..

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  7. Troppo simpatico, è una cosa incredibile la tua vena umoristica anche nelle situazioni più tragiche.

    Comunque l'architetta è una santa.

    La poesia orribile.

    La Ciccia, tenera.

    Tu, straordinario.

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    1. Cosa sia l'architetto è meglio che non te lo scriva

      La poesia, concordo

      La Ciccia è uno spettacolo

      Io, niente di che

      E Diemme, esagerata :-)

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  8. ...uh!
    che ganzo tussei...
    e qui mi fermo...garantisce SyS per me :-)

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    1. Se garantisce Sys stai messa proprio bene! ^_^

      Benvenuta. Ganzo (almeno tra queste righe) non me l'aveva ancor detto nessuno...

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