Tanto lo so che piangerai come una fontana, ti conosco.
Ecco, adesso come adesso, la certezza di quelle lacrime un poco mi conforta, in questi giorni sospesi, in questo nulla colorato di incertezze che prosegue ancora e ancora, in queste ore di abitudini nuove, di gente che suona dai balconi vicini, di sguardi smarriti e code silenziose davanti ai supermercati, e poco nulla del resto che ti sei persa.
Di te ho già parlato qui e qui, e qui, con oggi fanno tre post, cominci ad essere un po' troppo ingombrante tra queste pagine virtuali. Si vede che forse, un pochino te lo meriti. Oggi, almeno oggi, te lo concedo.
Ci siamo incontrati l'ultima volta il 12 marzo, una scappata veloce in studio da te poco prima di cena, dovevo installarti un programma, che tu, come al solito, non eri capace. Quest'emergenza era già in atto, anche se la lontananza degli eventi non rendeva ancora così reale il pericolo, non sembrava così venefica come di lì a pochi giorni avremo sperimentato: tenevi l'Amuchina nell'ingresso, tuo marito mi ha aperto la porta, ho fatto finta di baciarlo, abbiamo scherzato, Wilson sempre al suo posto, ho letto distrattamente le dediche che allora ci avevamo scritto su.
Pochi minuti dopo avevo già fatto, "Grandeeee!!!" mi hai risposto quando ti ho detto che era tutto a posto. E sono uscito. Sorridevi.
Te lo saresti immaginato, il tuo futuro di lì a poco? Io certo che no.
Il 15, improvvisamente, mi hai scritto "ho la febbre da ieri", e per qualche giorno abbiamo tutti pensato che si trattasse di una banale influenza; i telegiornali passavano nel frattempo informazioni sulla diffusione del contagio via via più drammatiche e nei giorni seguenti la febbre non ti passava, mentre le tue preoccupazioni aumentavano, si percepivano attraverso le parole dei messaggi, e nonostante le reciproche stupide battute sdrammatizzanti "tua moglie non deve preoccuparsi del contagio, non ci siamo nemmeno baciati" le capivo, le sentivo, erano le stesse che avevo io. E sapevo che quel tuo preoccuparti non era per la tua salute, certo, ma per quella di tuo marito, per i tuoi cari.
Il 21 ti hanno ricoverata e non scherzavamo più. Il giorno dopo mi confermavi che l'esito del tampone era positivo, il 23 il tuo primo "quanta fatica a respirare", io ti rispondevo sempre per messaggio, ti mandavo ogni giorno giornali da leggere, cercavo in qualche modo di alleviarti la tensione.
Il 27 il tuo "mi intubano" mi ha raggelato il sangue.
Buio
Ci tenevo a farti sapere che non ti sei persa niente, di questi giorni che tu praticamente non hai vissuto, chiusa in isolamento in una città lontana, lontana dai tuoi affetti, con tante persone nelle stesse tue condizioni. Chissà come è stato.
Qui sono stati giorni grigi, fatti di niente scandito dal giorno e dalla notte e via ancora, con la paura delle cose che non si sanno che aleggiava sopra le nostre teste come un velo maligno, con il silenzio irreale delle strade, con il suono troppo frequente delle ambulanze, con la televisione quasi sempre accesa in attesa dei notiziari, con la mia Ciccia ed io agli estremi dello stesso tavolo, lei con il suo portatile intenta a seguire le lezioni ed io con il mio a lavorare. Hai un marito forte, gli abbiamo offerto in tanti una mano, ha ringraziato ma non ne ha avuto bisogno. Ha accudito la vostra famiglia come solo lui sa fare, magari la gara di rutti con il tuo bimbo grande non sarà stato un metodo educativo ortodosso, ma tranquilla, che li ha insegnati anche alla piccola.
Sono sopravvissuti alla tua mancanza, alla mancanza del tuo essere sempre presente, della tua forza e della tua determinazione. E sai, se la sono cavati alla grande, ma (e non farlo sapere a nessuno) solamente perché sapevano che sarebbe stato per poco.
Hai trascorso quasi dieci giorni in terapia intensiva, lontana dal conforto della tua vita di sempre, dalle tue sicurezze, catapultata in un mondo nuovo, asettico, con l'incessante rumore dei respiratori e gli occhi di medici e infermieri da dietro le visiere.
Dieci giorni in cui le notizie dal tuo mondo a qui arrivavano con il contagocce, e quelle di fuori facevano paura e male a sentirsi.
Dieci giorni in cui io ho continuato a mandarti ogni giorno messaggi su WhatsApp, cretinate perlopiù, video per farti sorridere. Non vedo l'ora di vedere finalmente quella doppia spunta blu.
E ieri, dopo il messaggio in cui tuo marito finalmente mi avvisava che eri stata estubata, ho avuto la certezza che li vedrai, i video divertenti e le battute cretine, so che riderai e un po' ti commuoverai, so che adesso non vedi l'ora di riabbracciare i tuoi, so che avrai forte in testa il verbo RICOMINCIARE.
Oggi è il tuo compleanno, hai addosso una mascherina. Quelle persone speciali che in questi giorni ti hanno avuta in cura ti hanno fatto fare una videochiamata, così li hai visti i tuoi tre, hai potuto rivederli, sentire le loro voci, le risate, hai potuto vedere che stanno tutti bene e loro hanno potuto farti gli auguri per oggi, il tuo compleanno. E penso proprio che sarà il regalo migliore che tu abbia mai ricevuto, addirittura meglio di Wilson, quando te ne sei andata via da noi.
Basta, mi sono dilungato fin troppo e son stato così tanto melenso da mettere a repentaglio la mia reputazione; adesso, come si dice da queste parti bogia, insomma sbrigati a tornare perchè:
- a casa ti aspetta un sacco di lavatrici da metter su
- devi darti una mossa ad usare il software che ti ho installato se no cosa ho rischiato a fare
- un po' ci sei mancata
- soprattutto, in ogni compleanno che si rispetti, devi offrire da bere, tu che, come ho già scritto, "basta anche solo un goccio d'alcool da inanellare tutta una serie di doppi sensi da far impallidire anche il più rude dei camionisti calabresi".
E buon compleanno, amica mia.
On Air Lenny Kravitz: Happy Birthday
Stavo per segnalarti che hai lasciato una parentesi aperta... non lo spirito della maestrina dalla penna rossa (ecco perché mi permetto di scriverlo qui) ma per dirti che hai fatto bene.
RispondiEliminaChe di cose chiuse (ho scritto cose) ce ne sono troppe in questi giorni. E allora lasciala aperta quella parentesi, che l'aria circoli libera, portando con se questo sole che scalda il cuore anche attraverso i vetri e le mascherine. Che porti alla tua amica calore e gioia, che tra non molto arriverà il mese delle rose, e ne merita tante, di tutti i colori, a renderle omaggio perché è stata una roccia e può raccontarlo.
Rose e alcool. Certo. Alla sua.
Buon compleanno.
La mia amica ringrazia, ancora qualche giorno e ritornerà a casa
RispondiEliminaNon ho mai avuto dubbi al riguardo, mio caro Ing. Totson : Tu sei un Ingegnere professionista che fai onore alla professione, ma scrivi divinamente bene .... e, con la tua prosa perfetta, fai Poesia ! Basta leggere quest' ultimo tuo post per capirlo, e, scrivendo, ci dai emozione ! ^_^
RispondiEliminaTu, Ser Cavaliere, sei sempre esageratamente gentile. E grazie
EliminaRieccomi qua, dopo la tua visita al mio blog ho immaginato ti fosse riaffacciato a scrivere qualcosa, ma non mi aspettavo questo. Purtroppo è una storia già letta altrove, ho molti amici al nord, ma anche qui conosco persone i cui parenti o amici sono stati colpiti dal virus. Un dramma che sembrava lontano, e poi numeri spaventosi, ma che sembravano solo numeri, fino a che ha incominciato a non esserci più quasi nessuno che non avesse avuto un parente o un amico colpito, spesso con esito infausto. Felice che la tua amica non rientri tra questi, e che forse a breve, o comunque prima o poi, tornerà a casa alle prese con le sue lavatrici. Però non sta bene farmi piangere alle sette del mattino!
RispondiEliminaLa mia amica si è pure meritata le prime righe di un articolo sull'Espresso di questa settimana.
EliminaI suoi figli, mentre lei stava riprendendo il contatto con la realtà, le hanno mandato un video in cui le dedicavano insieme "Ciao, Semplicemente ciao" dei Modà. "Ho allagato mezzo ospedale", mi ha scritto, con gli occhi ancora lucidi.
In questi lunghi giorni ha lottato come una tigre, si è incazzata con le sue gambe incapaci di sostenerla dopo un mese di inazione, ha messo in campo una grinta ed una determinazione assolute, le ho fatto da coach per le vasche in corridoio, ha pregato per l'esito del secondo tampone, quello che le avrebbe permettesso di lasciare l'ospedale.
E' tornata a casa da qualche giorno, ha finalmente potuto riabbracciare i suoi ragazzi e quel grand'uomo che ha retto le fila della sua famiglia per tutto il tempo, senza un tentennamento, con il suo solito sorriso che rende le cose facili.
Mi ha mandato una foto di loro quattro abbracciati insieme sul divano, finalmente uniti e felici, lei ancora con la mascherina e gli occhi affaticati.
"Non mi viene in mente nessuna battuta, mi sto rammollendo...", le ho scritto.
"Pappamolla", mi ha risposto.
Posso dirti che i lacrimoni sono scesi pure a me. Non hai scritto in modo melenso, tutt'altro. Partecipe, carezzevole, pulito, netto.
RispondiEliminaBruno grazie, tengo sempre in considerazione i giudizi di chi mi legge, il tuo in particolare. E non è assolutamente per piageria, non ho ancora avuto il tempo di commentare i tuoi ultimi scritti, ma mi piace proprio parecchio lo stile.
EliminaMi basta che Tu ci sia, mio caro Ing.Totson .... e che, ascoltando questa tenerissima canzone del ( tanto grande quanto misconosciuto ai più ) cantautore romano RENZO ZENOBI, Tu ti commuova ancora !
RispondiEliminaA bentoit .... magari dall' intrepida, nonchè romana, Diemme !
Ehm .... m' era sfuggito il link zenobiano, che è questo !
RispondiElimina°°°
https://youtu.be/uOK8Zu5nw0Q
La cosa che più mi spiace non è rispondere in ritardo ad un tuo commento, carissimo Bruno. E' che tu mi hai scritto "Mi basta che Tu ci sia". E dopo aver scoperto ieri che tu non ci sei più, fa un po' più male.
RispondiEliminaMa tanto lo so che ci sei, Ser Cavaliere. Da qualche parte, con i tuoi complimenti esagerati alle mie parole disordinate ma ci sei, ne sono sicuro.
L'ultimo tuo post, coi commenti del cavaliereerrante... e ho detto tutto :'(
RispondiEliminaMi sono imbattuta nel suo blog e sono rimasta affascinata dalle sue parole. Perché non ha continuato a scrivere? Cosa gli è accaduto?
EliminaCiao! Grazie di essere passata di qui e delle tue belle parole. Il motivo del mio forzato allontanamento dal blog è esclusivamente dovuto al lavoro ed al poco tempo per me stesso. E' un grande rimpianto ma posso anticiparti che, complici un paio di cantieri che è più comodo raggiungere in treno anziché in auto, ho impiegato il tempo del viaggio per riaffacciarmi qui.
EliminaUno dei post si intitolerà "L'Oki".
A presto! (spero)
D&R
Ciao D&R, ho letto il tuo blog dall'inizio alla fine senza sosta, divorandolo come si può fare solo con un grande capolavoro letterario. Ho pianto e ho riso con te e mi sembra di conoscerti da una vita...Questo è merito del grande potere della scrittura! E' da tanto che non scrivi più nulla e ti auguro che sia semplicemente perché sei troppo impegnato a rincorrere e ad esaudire i tuoi sogni. Con immenso affetto, Antonella.
RispondiEliminaGiuro che scalda il cuore, ritornare su queste pagine e trovare messaggi di questo tenore. Non posso far altro che dire grazie, grazie per avere avuto il tempo e la voglia di leggere questi sprazzi di quella che è la mia vita, senza fronzoli o filtri. Grazie di aver apprezzato, di esserti emozionata, di aver condiviso. Non scrivo più non per inseguire i miei sogni, ma banalmente per i troppi impegni lavorativi. Ma qualcosa in serbo lo sto mettendo giù, ho più di un post su cui sto lavorando!
RispondiEliminaA presto
D&R