Ne ho parlato già qui. Ogni tanto, un paio di volte all'anno, devo lavorare di dita, muscoli, gambe e scarpette su minuscoli appigli. Alle palestre di arrampicata corre l'obbligo della verifica annuale per poter essere utilizzate ed il sottoscritto ha l'onere, oltre che il privilegio, del collaudo di due di queste, collocate all'interno di altrettanti istituti scolastici torinesi.
All'inizio era facile, quando eri giovane di sguardo nascosto tra i capelli sempre troppo lunghi, quando i muscoli erano fasci guizzanti ed elastici inesauribili di energie, quando gli anni non gravavano sulle dita ammorsate sugli appigli, quando la spensieratezza unita a briciole di incoscienza tintinnavano pigre sui rinvii.
Poi, con il passar del tempo, è passata molta dell'incoscienza. Sono cominciati gli sbuffi, i denti serrati, la fatica dolorosa, tutto questo dovuto sì all'avanzare dell'età, ma principalmente alla mancanza di abitudine ad addormentarsi su una branda da rifugio il sabato sera, con una manciata di stelle luminosissime che scintillano nel buio gelido delle montagne e ti scrutano attraverso una qualche finestrella in legno.
E' comunque ancora dannatamente bello, a cinquanta e passa anni suonati, nonostante la fatica sia ogni anno crescente, ritrovarsi alla fine del lavoro, seduto per terra di fianco alla corda arrotolata, spossato e sporco di sudore e magnesite, a massaggiarsi le articolazioni doloranti nessuna esclusa.
L'anno scorso mi sono trovato senza compagno a farmi sicurezza. Solitamente mi faccio accompagnare da un ragazzo di studio a cui insegno le quattro manovre fondamentali per farmi sicurezza e calarmi e poi al resto ci penso da me. Arrampico, mi metto in sicurezza una volta in cima, verifico lo stato dei punti di ancoraggio, poi mi sposto di lato, di via in via fino a scendere dall'ultima di queste, appeso, con le braccia da cui hai spremuto ogni briciolo di forza possibile. Questa volta non ho un collaboratore disponibile, ne avrei sì uno, ma pesa la metà di me e per una mera questione di fisica, il mio farmi calare vedrebbe lui salire a razzo verso l'alto ed il sottoscritto filare giù a terra con effetti infausti.
Telefono a Renè, il quale, reduce da un ultimo intervento al tendine d'Achille non può assolutamente arrampicare, ma farmi sicurezza quello sì, senza problemi. Si regala un giorno di permesso, tanto lì dove lavora può far praticamente cosa vuole. Ed andiamo, felici e spensierati, un giorno lontano da tutti a fare un po' i matti, cosa che ci riesce ancora abbastanza benino.
Poi, con il passar del tempo, è passata molta dell'incoscienza. Sono cominciati gli sbuffi, i denti serrati, la fatica dolorosa, tutto questo dovuto sì all'avanzare dell'età, ma principalmente alla mancanza di abitudine ad addormentarsi su una branda da rifugio il sabato sera, con una manciata di stelle luminosissime che scintillano nel buio gelido delle montagne e ti scrutano attraverso una qualche finestrella in legno.
E' comunque ancora dannatamente bello, a cinquanta e passa anni suonati, nonostante la fatica sia ogni anno crescente, ritrovarsi alla fine del lavoro, seduto per terra di fianco alla corda arrotolata, spossato e sporco di sudore e magnesite, a massaggiarsi le articolazioni doloranti nessuna esclusa.
L'anno scorso mi sono trovato senza compagno a farmi sicurezza. Solitamente mi faccio accompagnare da un ragazzo di studio a cui insegno le quattro manovre fondamentali per farmi sicurezza e calarmi e poi al resto ci penso da me. Arrampico, mi metto in sicurezza una volta in cima, verifico lo stato dei punti di ancoraggio, poi mi sposto di lato, di via in via fino a scendere dall'ultima di queste, appeso, con le braccia da cui hai spremuto ogni briciolo di forza possibile. Questa volta non ho un collaboratore disponibile, ne avrei sì uno, ma pesa la metà di me e per una mera questione di fisica, il mio farmi calare vedrebbe lui salire a razzo verso l'alto ed il sottoscritto filare giù a terra con effetti infausti.
Telefono a Renè, il quale, reduce da un ultimo intervento al tendine d'Achille non può assolutamente arrampicare, ma farmi sicurezza quello sì, senza problemi. Si regala un giorno di permesso, tanto lì dove lavora può far praticamente cosa vuole. Ed andiamo, felici e spensierati, un giorno lontano da tutti a fare un po' i matti, cosa che ci riesce ancora abbastanza benino.