La vita, nei momenti migliori, corre così in fretta che non ha senso cercare di stargli a pari.
E così tu, che mi sei stata in braccio fino ad un attimo fa, la mia Ciccia, l'altro ieri mostravi con un pizzico di orgoglio composto la patente appena ottenuta. Poi ti sei impossessata della seconda chiave dell'auto di tua mamma e quella sera stessa sei uscita da sola per la prima volta.
Ad aspettarti in garage (anche per evitare che per qualche manovra ancora impacciata la mia auto a fianco avesse la peggio) c'ero io che "venga Dottò!, a piano Dottò, e non dimentichi la mancia Dottò!" ti facevo da parcheggiatore abusivo. Eri raggiante.
Sei stata la mia piccola fino a due battiti di ciglia fa, lo sei ancora, alle volte, sempre un po' meno marcata, ma lo sei.
Hai fretta di crescere, di andare, di esplorare da sola, di scoprire il tuo mondo.
Io no.
Io voglio ancora essere il tuo Totson, come usavi chiamarmi, adesso scopro di aver un bisogno straziante degli abbracci che dispensavi senza fine, ho voglia della conta dei peluche, delle fiabe - ricordi quelle che ti inventavo? - sussurrate piano fino a sentire il tuo respiro morbido a farmi compagnia. Sarà stupido, sarà sbagliato, ma non riesco a pensarla in modo diverso.
Sei diventata grande così improvvisamente che ancora non me ne capacito.
Ricordati - mi dicevano - i momenti di lei appena nata passano così velocemente che non ne conserverai memoria, sembrerà strano ma sarà così, guarderai le vecchie foto e non ti sembrerà vero tutto quanto, dimenticherai le nottate sveglio a sentirne i respiri, i biberon, le gattonate.
Non è così, è peggio. Non mi sembrano veri questi quasi diciannove anni, questi seimilasettecento e passa giorni trascorsi con te da quel due di marzo di quell'anno là. Ti ho appena messo i braccioli e comprato una maschera, la prima volta che hai visto il mondo sott'acqua il tuo sorriso estatico non riusciva a farti tenere stretto il boccaglio, ti ho portato in seggiovia, insegnato lo spazzaneve e ti ho fatto assaggiare la cioccolata calda al rifugio, non mi sembra accettabile, la quantità dei ricordi non ci rende giustizia, voglio il rewind ed un play molto lento, voglio assaporare quell'amore incondizionato ed unico, ne voglio ancora, voglio non averne sete, mancanza. Voglio le camminate mano nella mano tra i nostri boschi, voglio levare le rotelle dalla bicicletta nuova ed accompagnarti levando pian piano la mano senza fartene accorgere nella tua prima ed incredibile pedalata tutta da sola.
Forse è proprio così che stiamo facendo. Hai levato le rotelle e ti stai avventurando nella vita. Forse un po' esitante, porse ancora incerta ma tranquilla che sono qui dietro, non ho ancora staccato completamente la mano.
Oggi sei addirittura apparsa in tv, un primo piano al servizio del TG regionale. "Sono famosa porco schifo" mi hai scritto, scherzando. Nello spezzone del video ho visto solo una liceale incredibilmente bella, altera, dai capelli lunghi e lo sguardo un po' selvatico, attenta a seguire una conferenza.
Poi sei passata in studio. Hai preso un pullman, hai attraversato la città con una sicurezza che non ti apparteneva e sei scesa qui vicino. Sei venuta a studiare. Ti ho comprato un panino per pranzo, uno di quelli che so che ti piacciono tanto. Poi, poco dopo le 17, insieme a quello che ti guarda come la Madonna del Carmelo vi ho visti andar via mano nella mano, a prendere la metro, a specchiarvi abbracciati nelle vetrine dei negozi, prima di tornare, voi due insieme, a BucodiculoPlace.
Non mi è riuscito avvicinarmi per un bacio. Mi hai guardato un po' con quegli occhi da zingara, hai indovinato il mio malessere, quel sentirmi vagamente, timidamente fuori posto. Qualcosa di me hai capito. Ma hai sorriso.
"Ci vediamo questa sera, Totson", hai sussurrato sottovoce, sorridendomi con quegli occhi profondi come solo tu sai.
"E mi sentii quasi male guardandoli andare
ed invidiai il loro incontro, quel tutto da fare
tutto quel tempo davanti, quel loro sperare
e l’incoscienza orgogliosa della loro età"
[On air: Stadio: Swatch]
I figli crescono, e sono passati i tempi in cui quel vuoto che lasciavano veniva prontamente riempito dai nipoti. Ora crescono, e crescono, e studiano, e viaggiano, e lavorano, e la nostalgia di loro bambini è sempre più struggente. Ogni tanto ci graziano di un raro e prezioso bacio o di un abbraccio, e noi rimaniamo così, estasiati, un po' con l'espressione da pesce lesso a cercare di trattenere questo bacio e questo abbraccio il più possibile, mentre loro si dileguano verso il mondo rigorosamente senza di noi: c'est la vie!
RispondiEliminaE' verissimo, è più che giusto, è successo a noi che non vedevamo l'ora di prendere il volo.
EliminaNon c'era scritto da nessuna parte, che facesse un po' male
Eh gia
RispondiEliminaEh, sì ;)
EliminaI figli crescono, mio caro Ing. Totson ... e, avendo acquisito ali possenti, spiccano il volo e se ne vanno lontani, moooolto lontani, da noi ! 😢
RispondiEliminaC'est la vie ... nè possiamo mutare il corso naturale delle cose !
Un abbraccio, Totson, da amico ... riconsolandoti/riconsolandomi che l' amicizia, almeno quella, NON muore mai ! 😊
Ing. Cavaliereerrante ... nostalgicamente gucciniano
°°°
https://youtu.be/ZmQUbKNzbTQ
Guccini l'ha dipinta benissimo, grazie.
EliminaSigh ... sob ... 😪 ... 😢
RispondiEliminaMa no, fa nen parei..... ^_^
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