Tempo fa, durante un viaggio in autostrada, il fato ha deciso che era ora che cambiassi auto.
Avevo un appuntamento presso un cantiere nell'astigiano, viaggiando a velocità di crociera (quella mia solita, che nelle foto dell'Autovelox vengo mosso), quando autonomanente, di punto in bianco il motore ha deciso di accellerare progressivamente - stile Christine la macchina infernale - fino a terminare la sua gloriosa seppur breve vita in una coreografica quanto pirotecnica fumata bianca, tipo elezione del Papa del millenio.
Il viaggio di ritorno, con l'appuntamento saltato e gli amici che mi perculeggiavano, loro 4 belli contenti in camper in partenza per l'Oktoberfest ed io sul sedile passeggero del carro attrezzi, non è stato per nulla piacevole
La diagnosi infausta e definitiva del mio meccanico pure meno.
I mille euro in contanti del losco figuro che se la è presa "perché me la riparo con calma e poi la rivendo che sembra nuova" - peraltro immediatamente ghermiti dalla consorte - sono stati una ben misera consolazione, .
E così è iniziato un periodo alternativo, pendolare's mood, punteggiato da pullman rincorsi nelle albe nebbiose di Bucodiculoplace e stanchi ritorni serali osservando mestamente scorrere il nulla fuori dal finestrino. E' cominciato anche un periodo di Autoscout, Brumbrum.it, noicompriamo auto e così via, scartavetrando i sentimenti di chi aveva la sventura di incrociare qualche parola con il sottoscritto.
Perché c'è da dire che sono un pignolo, lo so. E che le auto mi piacciono, e che non mi accontento, perché "quello sotto il sedere sono quattro ruote un motore ed un sedile che mi portano da A a B" non appartiene al mio modo di vedermi al volante. Sarà che adoro guidare, che sono stato viziato da piccolo, la prima macchina veramente mia, discretamente cattiva, recava il logo "Martini" trapuntato sui neri sedili sportivi Recaro (gli appassionati avranno già un filo di bavetta alle labbra) ed il rifornimento di carburante mensile si portava via metà del mio stipendio di allora. Poi, vent'anni fa sono salito sulla mia prima auto della casa con i quattro anelli e lì sono rimasto, macinando chilometri su chilometri fino ad oggi, quasi tre volte la distanza tra la terra e la luna.
Nonostante quella che mi aveva testè lasciato inopportunamente a piedi fosse stata proprio di quel marchio lì, io, da buon masochista, sempre quella comunque volevo. E inutilmente mi si cercava di dissuadere: prendi un'italiana che fai bene all'economia locale, prendi una giapponese che sono le più innovative, prendi un Ape Car che è in linea con il tuo reddito, io nulla, non mi smuovevo di un centimetro.
E che poi io non cercavo una macchina qualunque, intendiamoci. Vade retro le station wagon che mi han sempre ricordato i carri funebri, lontano da me i Suv, troppo arroganti e le auto troppo piccole che poi quando si va in vacanza devo legare la consorte sul tetto (.....), non troppo nuova che costa troppo, non troppo vecchia che ha di sicuro una valanga di km... insomma la mia ricerca su uno dei motori di ricerca anzidetto iniziava con "trovati 312995 risultati" e dopo che avevo inserito tutti i miei filtri terminava con "2 vetture disponibili", una delle quali in provincia di Reggio Calabria e l'altra "peccato!!"appena venduta.
Un giorno però un risultato colpisce la mia attenzione. Una bella berlina, nera, cattiva il giusto, quattro ruote motrici e un'esagerazione di cavalli. Non troppi chilometri per un macchina di quel genere, a filo del mio budget e relativamente recente. Non è un Euro6, ma non si può pretendere tutto dalla vita, anzi influirà nella tenzone sul prezzo finale. In provincia di Crema, per i miei parametri non così distante da me. Immagino già la sensazione della mano sul cambio e delle curve prese a fil di rasoio in piena, rabbiosa accelerazione. Telefono e prendo appuntamento per il sabato mattina.
Mi accompagna la Ciccia, ansiosa di vedere la prossima macchina quasi nuova di papà e di sostenerlo nella scelta. Partiamo con la macchina della consorte, una piccola utilitaria già disastrata di suo e che, da quando anche la Ciccia neo patentemunita ci fa pratica su, è ridotta pure peggio. Ma siamo io e lei, cosa che accade sempre più di rado ultimamente e siamo felici di questa nostra piccola vacanza insieme.
Arriviamo, nel parcheggio defilato del concessionario lasciamo l'auto per evitare che, vendendola, non ci facciano nemmeno entrare.
La persona con cui ho appuntamento è il tipico venditore di auto, sorridente, sicuro di sè, di quelli da pacca sulle spalle, che passano subito a darti del tu e che ti trattano come se fossi il loro migliore amico, a cui mai e poi mai, intendiamoci, penserebbero a rifilarti una sola.
Inizia parlandomi dei prodigi di un'auto a suo dire guidata da una vecchina non fumatrice che a malapena usciva di casa solo per andare a messa e rigorosamente sempre sotto i limiti di legge, ma lo fermo subito, ho esaminato le foto dell'annuncio ad una ad una con una scrupolosità che nemmeno i Ris di Parma, sono andato a verificare i km, ho scaricato scheda tecnica dal sito del produttore, sono anche andato a curiosare sui vari forum per capirne pregi e difetti. Ora voglio vederla.
E lei è lì. Nera lucida, bellissima, il muso aggressivo. Tipica auto da vecchina, mi vien da pensare. Apro la portiera, mi siedo, assaporo il profumo del cuoio, stringo il volante tra le mani. E' lei.
Mi sono dimenticato di mia figlia, voglio condividere con lei le mie emozioni, anche a lei piace guidare, voglio che si sieda al posto di guida e mi dia suo parere, possibilmente entusiasta quanto il mio.
Ma Ciccia non c'è.
Dopo un attimo di smarrimento la trovo con il naso piantato sul finestrino appannato di un'auto vicina. Mi ricorda i cani da caccia quando si bloccano puntando la sfortunata quaglia. E la quaglia in questione è imponente, bianca abbagliante, di un'altra categoria. Sorrido.
"Vieni via da lì", le dico con una punta di rammarico "che quelle lì non ce le possiamo permettere"
"Veramente non c'è tutta questa differenza" si intromette il venditore, in silenzio fino a quel momento, "costa poco di più".
Mia figlia si illumina. "Questa però è proprio tanto più bella" osserva guardandola fissa.
Ed è proprio in quel momento, quando non hai le tue certezze a sostenerti, quando presti il fianco ai dubbi che il venditore, rapido come un serpente a sonagli (ma molto più sorridente) attacca e colpisce.
"Mi perdoni ma sua figlia ha ragione, questa sì è veramente un altro pianeta. Oltretutto è Euro 6, più recente, e guardi che interni, e guardi che esterni, e guardi il display, e guardi le ruote e guardi su e guardi giù e dai un bacio a chi vuoi tu.
La Ciccia mi osserva, poi ammicca verso l'auto e sorride. Fosse per lei avrebbe già deciso.
Io no, non me lo aspettavo, avevo le idee chiare, e adesso sono in un'empasse. C'è da dire che i parametri di quel "poco di più" del venditore corrispondono al mio "molto di più". Poi bianca fa tanto spacciatore a Miami, non sono convinto.
"Lei ci pensi", molla leggermente la presa il venditore "due o tre giorni, non di più, queste auto vanno via in fretta".
Odio chi mi mette fretta, odio chi mi scompagina i piani, esco di lì senza nulla di fatto, un po' immusonito. Per fortuna un giro gastroturistico a Cremona in compagnia della Ciccia mi rimette in pace con il mondo.
Torno a casa, ci penso su, ci ragiono, cerco di far quadrare conti che non quadrano mai, mi interrogo sull'affidabilità di un marchio che, seppur blasonato, non conosco, rompo le balle al prossimo fino allo sfinimento.
Dopo tutta una serie di "la prendo, non la prendo" tipo i "m'ama non m'ama" sfogliando le margherite, con la Ciccia che attenta alla mia già precaria sanità mentale con sottili trucchi psicologici per convincermi, mercoledì capitolo e telefono. "Ma ci hai messo troppo", mi risponde il venditore, con un filo di sadismo "è andata via ieri. L'altra è ancora disponibile, però".
Questa proprio non me l'aspettavo, mi rimane un po' di amaro in bocca, ma si vede che non era destino. nella settimana successiva tutta una serie di urgenze lavorative mi portano la mente altrove, non ho più tempo di pensarci.
Una decina di giorni dopo, inaspettatamente mi richiama il venditore. "Ne sta arrivando una, molto bella, ancora con meno chilometri dell'altra, e nera", il prezzo cambia poco. Ti mando le foto".
Apro la posta, le scarico, la osservo attentamente qualche minuto. Lo richiamo. "La prendo, ti ho appena fatto un bonifico per confermarla". Lui è un po' stupito "Così, senza nemmeno venire a vederla?"
"No", rispondo io, "quando verrò giù sarà per ritirarla"
Un paio di settimane più tardi un papà e la sua Ciccia partono direzione Crema. In treno fino a Milano e poi la parte rimanente in corriera. Arrivati alla fermata più vicina verranno poi a prenderci.
Ed io e la Ciccia siamo di nuovo insieme, quasi in gita scolastica. Parliamo, scherziamo, facciamo colazione in bar sperduti, ci perdiamo con lo sguardo lungo lo scorrere di panorami sconosciuti, a momenti ci perdiamo davvero alla caotica stazione dei pullman che da Milano sembrano partire per ogni dove, insomma ce la godiamo e ci divertiamo un sacco.
Arrivati alla Concessionaria i dubbi di aver scriteriatamente acquistato un'auto senza nemmeno vedere se va in moto mi tormentano fino allo scenografico momento della consegna della vettura, lucida, abbagliante.
Mi ricordo che il mio primo pensiero in quel momento è stato se fossi all'altezza di un'auto del genere. Bellissima, lussuosa, elegante. Ero io, quello inadeguato. E quando se ne fossero finalmente accorti mi avrebbero allontanato da lì, ghignando di scherno, assegnandomi una Ritmo del 92 verde bottiglia. A gas.
Il sorriso della Ciccia mi riporta rapidamente alla realtà "E' proprio tanto bella" sussurra sottovoce, sedendosi al suo interno. La guardo, sorrido:"Che dici, ce la meritiamo?" le chiedo: "certo che sì, boja fauss!" mi risponde ridendo, di rimando.
Usciamo ricomposti, recuperando un atteggiamento un pò blasè di chi è avvezzo ad acquistare auto e yacht a giorni alterni. Firmiamo quello che dobbiamo firmare, recuperiamo chiavi e documenti, salutiamo il venditore ed il suo sorriso a sessantaquattro denti e finalmente partiamo insieme, per il viaggio di ritorno. Una volta insieme, da soli, ridiamo di contentezza. Rideremo felici, insieme, quasi tutto il tempo.
Da quel giorno sono passati anni e tanti chilometri, ambedue trascorsi sempre troppo velocemente. La Ciccia si è conquistata il diritto di "guidare la macchina di papà" nei nostri viaggi verso la casa in montagna ed un paio di volte ha avuto il permesso di andare a prendere gli amici per un'uscita la sera, tirandosela moltissimo. Ho viaggiato sotto le stelle nei miei rientri più tardi, ho attraversato diluvi, ho guidato veloce pennellando le curve o leggero e dosando attento il gas sulla neve, ho affrontato nebbie lattigginose che mi isolavano dal mondo, albe di soli accecanti e tramonti ad incendiare di rosso le mie montagne. Ho perso qualche punto sulla patente, ed un paio di volte ho assaporato nuovamente la rigidità del sedile passeggero del carro attrezzi, ci sta.
Ma nessuno dei mille e mille viaggi batte la sorpresa da prima volta di quel viaggio di ritorno, io e la Ciccia, felici, leggeri, a cantare e ridere, ancora una volta insieme.
On air: Bruce Springsteen - Thunder road